Messina

Il Risanamento è anche sociale, bando per lavoro e formazione

MESSINA – Adesso c’è il bando, arrivato in pubblicazione con qualche ritardo rispetto ai tempi prospettati nella conferenza stampa di alcune settimane fa. L’obiettivo è ambizioso: cercare aziende che possano aiutare, attraverso il lavoro e la formazione, chi vive nelle baraccopoli a uscire dalla precarietà socioeconomica e dall’emarginazione.

Non basta infatti assegnare alle oltre duemila famiglie alloggi dignitosi. Per un reale risanamento dal degrado, si è ribadito durante gli incontri tra il prefetto Cosima Di Stani, commissario per il Risanamento, e l’Amministrazione comunale, è necessario fare cambiare l’ottica “dell’abitare” che per molti significa non pagare affitto, quote condominiali, Tari e in alcuni casi neppure bollette di luce e acqua perché magari sono utilizzati impianti di fortuna. Queste famiglie per lo più hanno entrate precarie, vivono di pensione o di Reddito di cittadinanza e forse un lavoro non lo cercano neppure. Il bando dà così il via al progetto pilota “Percorsi nuovi di accompagnamento all’abitare e risanamento urbano” di oltre 16 milioni di euro, costruito in sinergia con l’Agenzia di Coesione e finanziato su tre programmi, Pon Metro, Poc metro e ReactEu, coinvolgendo oltre 2.200 soggetti.

L’avviso pubblicato mette a disposizione quattro milioni ottantamila euro del Pon Metro e riguarderà solo quattrocento beneficiari “ampliabili fino a 1.100 in caso di ulteriori disponibilità di fondi”, si legge nel bando. “Sarà startup – ha commentato il vice sindaco Carlotta Previti – di un percorso avviato con la presa in carico dei nuclei familiari ricadenti nelle zone di risanamento, con modalità aperta, che consente oggi di poter pensare a un nuovo inizio per quattrocento famiglie. A gennaio si passerà al secondo step. Il tirocinio di inclusione avrà durata di un anno con corresponsione di seicento euro mensili ai partecipanti e mira a far apprendere quelle essenziali competenze che, attraverso un accompagnamento mirato, li porterà alla fuoruscita dal disagio socio-lavorativo”.

Le aziende ospitanti avranno un contributo una tantum di 1.200 euro per ogni tirocinante. Il Comune e l’Azienda speciale Messina Social City, dovranno dunque costruire una long list di soggetti, pubblici e private, disponibili a ospitare beneficiari di tirocini di inclusione ma si sa già che sarà la MessinaServizi Bene Comune a inserire da gennaio i quattrocento soggetti per destinarli in buona parte allo spazzamento con un contratto di 25 ore settimanali. L’annuncio, qualche giorno, fa è stato fatto dallo stesso sindaco Cateno De Luca: “Non abbiamo potuto fare le assunzioni di 180 operatori perché il Consiglio comunale non ha approvato il nuovo Piano Tari, quindi siamo sostanzialmente senza netturbini. Ne abbiamo alcuni che spostiamo da una parte all’altra. Ovviamente abbiamo trovato la soluzione: da gennaio avremo una squadra di operatori che finalmente comincerà a sopperire, saranno quattrocento. Una soluzione per dribblare lo sgambetto del Consiglio che voleva mettere in difficoltà l’Amministrazione e continuare a fare danno alla città”.

Obiettivo del bando è fare iniziare, a chi vive in baracca, un percorso verso il reinserimento con il supporto dei Servizi sociali del Comune, che in questo momento però sono al centro di dure critiche: pochi assistenti sociali, monitoraggi e report incompleti per assenza di supporti informatici adeguati. Per le quattrocento persone Messina Servizi sarà una tappa in cui faranno esperienza per un anno.

“È un’azienda pubblica – ha commentato Michele Barresi, segretario di Uiltrasporti – che sta lavorando in una situazione di assoluta precarietà complessiva. Un’azienda che ha 140 operatori che si occupano del porta a porta con contratti in scadenza il 31 dicembre, che esternalizza tanti servizi anche fondamentali, che ha tutto il parco mezzi a noleggio. Si continua a investire in azioni spot, fermo restando ovviamente lo scopo nobile del progetto, ma ai fini pratici di un’azienda che deve programmare un servizio, abbiamo 140 precari a cui aggiungiamo altri quattrocento a tempo determinato. Una boccata di ossigeno per alcune attività ma è precariato su precariato. Un’azienda che si prefigge obiettivi importanti, che ha bisogno di un piano industriale per progettare, deve cominciare a programmare un piano di assunzioni stabile”.