Messina

Nino Bartolotta e il futuro del Pd a Messina

MESSINA – Il Pd locale vuole ripartire dalla base: meno verticismo e più partecipazione per dare contenuti alla struttura organizzativa, rimessa in piedi dalla segreteria provinciale. La crisi del “dopo Genovese”, con la guerra tra correnti e le frammentazioni fino ai commissariamenti e alle defezioni verso Italia Viva, hanno portato al tracollo del partito con la perdita di consensi e credibilità.

Per il segretario provinciale Nino Bartolotta, in questa nuova fase il Pd deve lavorare nei territori, ascoltare le varie istanze e costruire insieme ad altre forze e movimenti una proposta politica alternativa. “Completata entro fine maggio la parte organizzativa con l’elezione della segreteria cittadina di Messina – dice – il Pd non ha più alibi e deve passare alla fase operativa. Tutti gli organismi sono stati ricostruiti, Assemblea, Direzione, Esecutivo, Comitati di garanzia e Circoli. Abbiamo i Dipartimenti, istituiti per settori tematici, con persone che oltre a essere iscritte al partito possiedono professionalità tali da potere contribuire ad approfondire temi e formulare proposte operative importanti. Il Pd non deve dire soltanto quello che non va ma essere propositivo e avere una sua visione di città e area metropolitana”.

A Messina il Partito democratico ha il compito di costruire un’alternativa di governo. Non è soddisfacente, per l’attuale segretario provinciale del Pd, l’operato dell’Amministrazione guidata dal sindaco Cateno De Luca, anche se non sempre i consiglieri comunali dem hanno mostrato compattezza nell’essere opposizione, tanto che Bartolotta è dovuto in alcuni casi intervenire per rimarcare la linea deliberata nel Congresso di luglio. “Il nostro – sottolinea – è un modello di governo della città alternativo all’attuale. Ovvio che se c’è una proposta importante per Messina non siamo contrari a priori, ma non dobbiamo spostarci dal nostro ruolo. Giustifico i consiglieri: sono stati lasciati soli, non c’era un partito con cui confrontarsi, con un soggetto che potesse fare da mediatore tra i due gruppi (LiberaMe e Pd), ma dopo è stata definita la linea e i percorsi si sono allineati, anche se abbiamo perso Nello Pergolizzi. Non ci potevano essere ambiguità”.

Il Pd fa parte della rete di movimenti e gruppi politici “Alternativa” insieme a Leu e M5s, che sta lavorando per un progetto unitario. “Ci confrontiamo periodicamente- ha confermato Bartolotta – per costruire scenari futuri con un centrosinistra allargato”.

Il segretario parla intanto dell’intesa con il deputato regionale Antonio De Luca (M5s) e con Domenico Siracusano (Leu-Art1) con i quali sta ragionando per un’alleanza alle prossime Amministrative di autunno: una ricerca di condivisioni dettata anche dal sistema elettorale.

Il maggior limite dell’Amministrazione De Luca, secondo Bartolotta, è la chiusura del sindaco verso proposte alternative alle sue, “il non aprire a una partecipazione vera. Nonostante i tanti proclami non ho ancora capito che cosa De Luca immagini per Messina. Fino a oggi ha soltanto affrontato una serie di emergenze, ma stento a vedere una visione di futuro per la città. Credo che Messina debba essere l’hub naturale dell’Area metropolitana, però non vedo un raccordo tra il capoluogo e gli altri comuni. C’è un territorio che ha potenzialità importanti però non coordinate. Non c’è una visione strategica”.

“Ci sono importanti finanziamenti infrastrutturali – aggiunge – che non si sa come gestire, i Comuni non conoscono la fase attuativa del Recovery, non sanno se ci saranno avvisi successivi per presentare i progetti, eppure la scadenza della rendicontazione è dietro l’angolo. Il Pd sta lavorando con i Dipartimenti e le nostre interlocuzioni romane ed europee per dare un input su questo fronte. A fine mese vogliamo mettere in piedi un’iniziativa per denunziare queste lacune, ma anche per dare le giuste informazioni e chiedere le soluzioni alla Regione e al Governo nazionale. Abbiamo un piano presentato, ma cosa finanzierà sul territorio provinciale e come non è chiaro. Anche il Masterplan ha subito un arresto. Tante risorse vengono perse perché i territori e la politica sono impreparati a gestirli”.