Messina

Messina, chiesto un confronto sulle residenze universitarie

MESSINA – “Esistiamo e lavoriamo perché ci sono gli studenti. Lotterò per garantire loro un’Università sempre più moderna e al passo coi tempi, affinché non debbano più prendere treni o aerei per studiare in altre sedi”. Un pezzo del manifesto programmatico della rettrice Giovanna Spatari, che i rappresentanti dell’Udu hanno recentemente ricordato, evidenziando le tante questioni che nei prossimi sei anni il governo dell’Ateneo dovrà affrontare.

Centrale resta il diritto allo studio, spesso negato

“L’Università – hanno scritto i rappresentanti degli studenti in un documento rivolto alla rettrice – ancora oggi non è accessibile a tutti. Lo dimostrano i circa tremila giovani che abbandonano gli studi nel nostro Ateneo. La situazione delle residenze universitarie pubbliche è inaccettabile. Abbiamo già espresso pubblicamente le criticità che riguardano la gestione del nuovo Hotel Liberty, con tariffe non degne di un sistema pubblico di Diritto allo studio”.

Gli studenti chiedono un tavolo di confronto permanente

Gli studenti chiedono un tavolo di confronto permanente con i sindacati e le associazioni per chiarire i dubbi che riguardano tutti i nuovi posti letto in arrivo, finanziati prevalentemente con fondi Pnrr. Sono quasi quattromila le domande di alloggio arrivate all’Ersu, l’Ente regionale per il diritto allo studio, per l’anno accademico 2023/2024, gli idonei sono circa 1.600 ma i richiedenti assegnatari solo intorno a 275, tanti quanti sono i posti disponibili, con il paradosso del non utilizzo della Casa dello studente di via Cesare Battisti, intitolata al professore Matteo Bottari, docente universitario ucciso nel 1998 e senza che sul caso, tra l’altro, si sia fatto mai chiarezza. La residenza, chiusa dal 2010, da due anni aspetta i fondi di coesione perché siano effettuati i lavori necessari alla riapertura.

Come sono divisi i posti disponibili

I posti disponibili sono quindi divisi tra le case dello studente dell’Annunziata (85), quella di Papardo (62) e la residenza di Gravitelli, recentemente ristrutturata con una spesa di oltre un milione di euro, con 130 poti letto disponibili. Per la Casa dello studente di via Cesare Battisti ci sono i fondi che dovrebbero sbloccare una situazione che si trascina da quasi 15 anni. C’è il progetto esecutivo immediatamente cantierabile di oltre 8 milioni di euro, c’è la deliberazione della Giunta regionale del 4 agosto 2022 ma si continua con un rimpallo burocratico inspiegabile con scambio di comunicazioni tra Regione ed Ersu.

L’ultima lettera è di qualche mese fa, indirizzata dall’assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò alla presidente dell’Ersu Giovanna Cuttitta, in cui si rende noto che si sta valutando l’inserimento dell’opera tra gli interventi da finanziare non appena il programma di spesa Fsc 2021/2027 della Regione Siciliana sarà oggetto di finanziamento da parte del Cipe. La struttura, a due passi dal Tribunale e dal plesso centrale dell’Università, ha a disposizione 220 posti letto. La ristrutturazione con la messa in sicurezza riguarda le camere, la zona ristoro e una terrazza attrezzata. Non è stato dato seguito, invece, a un accordo tra Ersu e Rfi sulla cessione in affitto dell’edificio che ospita gli uffici di Rete ferroviaria.

In tema di posti letto c’è la questione dell’Hotel Liberty

In tema di posti letto c’è la questione dell’Hotel Liberty, trasformato in residence universitario dall’Ateneo con i fondi del Pnrr con una parziale copertura del costo dell’affitto che resta comunque alto e proibitivo per molti studenti e su cui già a novembre sono intervenute le associazioni studentesche. Un letto in camera doppia costa 325 euro, mediamente il triplo di un alloggio gestito dall’Ersu tanto che dei 102 posti disponibili ne sono stati affittati una cinquantina.

Sono previste agevolazioni – hanno affermato dall’Udu – assolutamente insufficienti per chi è idoneo non assegnatario nella graduatoria per il servizio abitativo Ersu (cioè chi non può permettersi di pagare un affitto), che prevedono una tariffa di 230 euro mensili per i primi dodici posti assegnati e di 275 euro per i successivi quaranta posti. Cifre assolutamente inaccettabili, paragonabili al settore privato, che non tutelano il diritto allo studio. Abbiamo manifestato il nostro dissenso più volte ma non siamo stati ascoltati. Lo ribadiamo: i fondi della missione 4 del Pnrr dovevano essere investiti sull’istruzione pubblica e su residenze realmente pubbliche”.