Messina

Messina, Cimitero inglesi, l’incuria sta distruggendo secoli di storia

MESSINA – Prima disorientamento, poi incredulità. Questo quello che si avverte varcando il cancello del Cimitero degli inglesi, collocato nel 1942 all’interno del Cimitero Monumentale. Una distesa di erba alta copre ogni cosa e sembra impossibile che lì in mezzo, nascosti, ci siano monumenti funerari di rilievo storico culturale, o meglio quello che ormai ne resta.

All’epoca furono trasferite qui circa 280 tombe ma ne restano adesso non più di centinaio. In parte sono risalenti al XVIII secolo, testimonianza di un passato importante per Messina, quando la città, per le sue fiorenti attività commerciali, era il luogo preferito di molti cittadini stranieri che la sceglievano per vivere e lavorare. Tra questi i banchieri Federico Grill e Giovanni Walser, James Thomas Eaton, proprietario delle filande di Gazzi e la famiglia Sanderson, che gestiva un’impresa di rilevanza internazionale per la lavorazione dei derivati agrumari.

Desolante vedere tanta incuria, assistere ai visitatori che si affacciano dal cancello e, dopo un rapido sguardo, vanno via o sentire i commenti di chi, più curioso entra, avverte che quelle tombe rappresentano qualcosa di importante ma, non essendoci nessuna indicazione che aiuti a capire e non riuscendo neppure a decifrare le scritte sulle lapidi perché ormai rovinate, va via sconcertato. C’è anche chi entra qui, attratto dall’ombra degli alberi e siede su qualche scalino a godersi il fresco, mentre evidenzia l’incapacità, lunga decenni, delle istituzioni pubbliche, di garantire la cura e la tutela dei luoghi di valore storico culturale, patrimonio della collettività.

Della scerbatura si occupa MessinaServizi – dice Massimiliano Minutoli, assessore ai Cimiteri – c’è stato qualche ritardo nel passaggio del servizio affidato alcuni mesi fa alla partecipata, che però sta riprendendo tutte le attività ed entro questa settimana dovrebbe completare gli interventi lasciati in arretrato”.

Ma il problema va oltre la scerbatura che, come ci dice Pippo Lombardo, presidente della MessinaServizi, è prevista ogni due mesi. “Abbiamo fatto l’ultima il 18 marzo – conferma – e rientra nel complesso degli interventi di cura del verde dell’area di 276 mila mq del Gran Camposanto. Dopo la pulitura straordinaria, che non si faceva da lungo tempo, è emerso uno scempio dal punto di vista monumentale: tolta l’erba si vedono le rovine. Le radici degli alberi di Eucalipto stanno distruggendo alcuni monumenti funebri, in passato poi alcune tombe sono state demolite per fare spazio a quelle nuove e ci sono parti divelte su cui non possiamo intervenire”.

Lombardo assicura che domani gli operatori di MessinaServizi interverranno nel Cimitero degli inglesi come era da cronoprogramma e continueranno periodicamente a ripulire, ma resta il desolante degrado dei monumenti funerari. “Mi confronterò – dice Minutoli – con il Rup dei lavori di manutenzione delle tombe monumentali del Gran Camposanto per vedere cosa hanno previsto per quel sito in collaborazione con la Soprintendenza, che vigila sui vincoli storico artistici posti. Ci sono dei progetti che man mano stanno trovando copertura finanziaria, dal Cenobio al Conventino, c’è un piano complessivo e non trascuriamo nulla”.

Lombardo mostra al QdS le foto del Cimitero degli inglesi dopo la pulitura di marzo, evidenziando la desolazione di quei cumuli tombali emersi e che in origine dovevano ospitare complessi marmorei di pregio poi vandalizzati o trafugati. Il cimitero degli inglesi sorgeva inizialmente nell’area di San Raineri nella zona Falcata e fu concesso da re Ferdinando IV ai marinai inglesi, giunti in Sicilia in aiuto dei Borboni. Dopo le guerre napoleoniche, il camposanto cominciò a ospitare civili inglesi con le loro famiglie stabilitesi a partire dal 1815. A essi si aggiunsero famiglie di mercanti tedeschi, svizzeri, danesi, greci e russi, che furono a Messina almeno fino al terremoto del 1908. Il 5 aprile 1925, il cimitero fu visitato dal re Giorgio V e dalla regina Mary e in quell’occasione fu fatta una targa commemorativa che si trova adesso accanto al cancello d’entrata.