MESSINA – Senso di vuoto che rimane, di sconfitta per il messaggio che arriva. È quello che lascia la brusca interruzione del percorso che la Comunità di Sant’Egidio ha intrapreso nel popoloso quartiere di Camaro, aprendo il Centro polifunzionale Floribert Bwana Chui, da dove distribuire generi di prima necessità alle famiglie in difficoltà e offrire servizi ad anziani e bambini in una zona della città con un alto disagio sociale e carente di punti di aggregazione.
Sede del centro è un’immobile di circa 500 mq, confiscato alla mafia e assegnato all’associazione dal Tribunale di Messina nel 2017, ma che dovrà adesso essere restituito. La decisione è arrivata con una sentenza della Cassazione che non ha confermato la confisca decretata nei primi due gradi di giudizio del ricorso. Il passaggio formale è già avvenuto.
“Quando a fine gennaio è arrivata la sentenza definitiva – spiega al QdS Pietro Giglio, uno dei rappresentanti di Sant’Egidio a Messina – abbiamo chiesto un incontro al prefetto, che ha convocato Comune, Curia e Agenzia per i Beni confiscati, chiedendo a tutti di attivarsi per trovare delle alternative. L’interlocuzione è andata avanti, ma richiede tempo. Abbiamo visto degli immobili del Comune tra cui la sede in disuso dell’Amam a Gravitelli. Due settimane fa abbiamo dovuto riconsegnare il bene ai proprietari e il loro legale ci ha chiesto di liberarlo entro il 31 maggio. Un fatto, questo, che rende quanto mai necessario trovare al più presto dei locali, anche provvisori, in cui poter sistemare mobili e attrezzature”.
L’appello di aiuto, logistico ed economico, è stato lanciato in questi giorni non soltanto alle istituzioni ma anche alla cittadinanza, che in più occasioni ha risposto positivamente. La speranza è di avere stavolta un immobile in cui poter garantire la permanenza per più anni, specie se si devono fare nuovi investimenti per sistemarlo.
“Tutti quelli con cui avevamo interloquito – ci spiega Andrea Nucita, responsabile di Sant’Egidio a Messina – ci avevano detto che questo immobile era di proprietà personale e non era coinvolto dal ricorso. L’unico rischio che si sarebbe dovuto correre è che una volta passato nella disponibilità dell’Agenzia nazionale si sarebbe dovuto seguire l’iter dei bandi. Così abbiamo investito anche in questa prospettiva, poiché se non a noi comunque sarebbe stato assegnato a un’associazione impegnata nel sociale”.
A Camaro San Paolo verrà a mancare un riferimento importante, un osservatorio da cui sono partite tante segnalazioni ai servizi sociali, nato dentro un plesso su tre piani in stato di abbandono a cui è stata data una nuova vita dopo un investimento di circa 30/40 mila euro; uno spazio aperto in cui distribuire pacchi alimentare e prodotti per l’infanzia, ma anche dedicato a doposcuola per bambini e laboratori per anziani, con un grande salone per incontri ed eventi culturali e un Hub vaccinale nel periodo Covid.
“Abbiamo una sede in via 24 Maggio – riprende Giglio – ed era lì che insieme ad altre attività facevamo la distribuzione alimentare quando seguivamo circa cinquecento famiglie (adesso sono 1.300 con oltre 4.000 persone, nda), ma gli spazi erano insufficienti quindi cercavamo un luogo magari della periferia dove potere seguire da vicino i bisogni delle persone, non soltanto quelli alimentari. Ci sembrò il posto giusto malgrado fosse devastato e così lo abbiamo trasformato”.
Una trasformazione che ha investito l’ambiente circostante, la vita di molte persone, specialmente anziani soli che hanno trovato in Sant’Egidio una nuova famiglia in cui potersi sentire ancora utili. “Significativo – ricordano ancora dall’associazione – è stato il ruolo del Centro quando a Messina la vaccinazione anti Covid incontrava resistenze. In centinaia hanno ricevuto il vaccino, soprattutto anziani, che hanno superato il timore grazie al rapporto di fiducia instaurato”.
Andrea Nucita evidenzia la gravità dell’esito della vicenda, al di là del disagio vissuto dai componenti della Comunità di Sant’Egidio: “Un immobile che era stato confiscato è stato restituito a un proprietario in carcere condannato per reati gravissimi. Il messaggio che arriva è di sconfitta dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Aiutiamo tutti, anche quelli che hanno avuto problemi con la giustizia, e ‘vincono sempre loro’ è il commento che sentiamo più spesso”.
“Il danno economico – conclude – per noi è quello minore, perché è recuperabile. La nostra presenza è che i servizi ai bambini e agli anziani continueranno nei locali della parrocchia, ma l’immagine di questa sconfitta non si potrà più recuperare”.