MESSINA – Il sindaco Cateno De Luca andrà avanti con il suo “Cambio di passo”. Dopo i colloqui con i singoli consiglieri comunali sul suo progetto di rilancio amministrativo, ha deciso di non dare seguito all’ennesima minaccia di dimissioni e portare avanti la propria linea, integrando il documento con i suggerimenti che saranno eventualmente ricevuti. Stando a quanto scritto sui propri canali social, De Luca avrebbe 16 voti favorevoli e dieci contrari, ma se ne saprà di più in Aula la settimana prossima. Intanto, l’Esecutivo che si è arricchito di un nuovo assessore, Francesco Caminiti e sono stati fatti degli aggiustamenti nell’assegnazione delle deleghe (vedi articolo in basso).
Come detto, ci sono dei “Sì” alla collaborazione tra Giunta e Civico consesso per il “bene della città” ma un “No” deciso di quasi tutti all’intergruppo, per alcuni inutile perché in questi mesi De Luca ha avuto già un sostegno trasversale in Aula, per altri proposta “irricevibile” e lesiva del ruolo del Consiglio.
Le reazioni – dalla Lega a Fi, da OraMessina a LiberaMe e Sicilia futura, ma anche da parte di alcuni componenti di Pd e M5s – sono di chi non vuole tornare al voto ma che in un certo senso vuole alzare la posta per non essere relegato al ruolo, nelle attività d’Aula, di avamposto della Giunta.
Nel suo documento, un Salva-Messina atto secondo, De Luca ha spiegato l’esigenza di un cambiamento nei rapporti con il Consiglio, dove non ha un suo gruppo, facendo la cronistoria di quanto successo in 18 mesi di attività: dall’approvazione del Salva-Messina alla bocciatura e agli “affossamenti” di delibere di un certo peso politico, come quelle riguardanti la vecchia e la nuova Atm o il regolamento sugli ispettori ambientali. Il sindaco ha sottolineato un comportamento confuso e schizofrenico del Consiglio, che nelle votazioni sembra seguire più che una linea precisa, l’umore del momento, per inesperienza, poca preparazione, sollecitazioni esterne, insicurezza.
Nel “Cambio di passo”, testo che De Luca è pronto a integrare con i suggerimenti dei consiglieri, il sindaco ha sottolineato la volontà di “blindare” il percorso che porterebbe alla realizzazione del suo programma, senza deviazioni. Per questo ha proposto l’intergruppo, insieme ad alcune modifiche e integrazioni al regolamento tendenti per esempio a evitare defezioni durante il voto, a dare diverso peso al voto d’astensione, a garantire tempi certi per la trattazione delle delibere presentate a “non avallare comportamenti artificiosi per la riscossione delle indennità di presenza o per i rimborsi degli oneri ai datori di lavoro”.
Nel “Cambio di passo” De Luca ha parlato anche dei risultati raggiunti con il Salva-Messina e di come la sua Amministrazione abbia scongiurato il dissesto finanziario del Comune, con una massa debitoria passata da 552.209.432 euro a 365.440.900 attraverso azioni “che hanno consentito di diminuire e rateizzare oltre 196 milioni di euro”.
Nel documento vengono poi elencate le delibere, con relativo cronoprogramma, che l’Amministrazione intende sottoporre al Consiglio nel 2020. Per ogni mese c’è la trattazione, insieme ai debiti fuori bilancio, di temi cruciali che hanno infuocato il dibattito nei mesi scorsi, tra tutti la sorte dell’Atm, su cui pendono le denunce di Filt Cgil e Uil trasporti, e l’avvio della nuova Spa.
Altro tema caldo in sospeso che De Luca intende affrontare subito è quello dell’istituzione dell’albo degli ispettori ambientali. La proposta del primo cittadino ha evidenziato fratture e vulnerabilità dei gruppi consiliari. Lo scossone più forte lo ha ricevuto il M5s dove su sette consiglieri solo quattro hanno risposto un deciso e compatto “No” a De Luca: Argento, Cannistrà, Mangano e Fusco. Gli altri tre, Cipolla, Giannetto e Schepis, ognuno con un proprio documento e con sfumature diverse, si sono detti disponibili a un’apertura nei confronti dell’Esecutivo, “per il bene della città”. La scissione sembra ormai nei fatti, ma nessuno dei tre ha dichiarato di volere passare al gruppo misto.
Nel Pd, infine, c’è il distinguo di Libero Gioveni che comunque ha respinto la proposta di un intergruppo, rispetto a Russo, Calabrò e Gennaro che hanno detto di volere restare all’opposizione.