MESSINA – Di dispersione scolastica si parla spesso, ci sono gruppi e associazioni che evidenziano periodicamente il fenomeno, dando delle percentuali che mettono Messina tra le città siciliane dove il tasso di abbandono raggiunge punte critiche, specialmente nelle zone più emarginate e a rischio criminalità.
Un fenomeno preoccupante che coinvolge soprattutto le scuole della periferia ma nessun dato ufficiale viene reso pubblico da oltre due anni. L’ultimo report che si trova sul sito dell’Osservatorio di Area di rete di Ambito 13 che ha sede all’Istituto Comprensivo Albino Luciani di Messina riguarda l’anno scolastico 2017/2018.
Secondo il recente rapporto di Save the Children in Sicilia, poi, l’aumento della povertà tra i minori mette a rischio i percorsi educativi, con una dispersione scolastica al 21,2% a fronte di una media nazionale del 12,7 per cento. Dall’analisi contenuta nel rapporto “La scuola in Sicilia 2018/2019”, elaborato dall’ufficio scolastico regionale (Usr) Messina risultava la città con più bassa dispersione scolastica in Sicilia. Per la scuola primaria, l’indice rilevato era dello 0,45%, con la media regionale che si attesta allo 0,57.
Nella scuola secondaria di primo grado, la percentuale registrata era del 2,30%. A dicembre Claudio Fava presidente della commissione Antimafia all’Ars ha rilevato altro dopo le audizioni all’Istituto comprensivo Catalfamo, dei dirigenti scolastici e responsabili di associazioni, e cioè che in alcuni quartieri messinesi l’abbandono degli studi in età giovanissima raggiunge anche il 17-18%.
Analisi ripresa a giugno da Costantino ex Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune. “La pandemia e il caos che ha travolto gli istituti scolastici cittadini hanno dato un’impennata al fenomeno della dispersione scolastica, che in alcune fasce ha raggiunto numeri fin troppo elevati rispetto alla media siciliana” ha detto fornendo un altro dato: “negli ultimi 10 anni i procedimenti giudiziari che coinvolgono i minori a Messina e provincia sono passati dai 300 del 2011 ai 1400 del 2021”.
La commissione scuola della III circoscrizione ha realizzato una sua analisi utilizzando anche i dati del rapporto Caritas del 2020 e ha rilevato che sono proprio nel territorio della terza municipalità le zone dove si registra la più alta percentuale di dispersione scolastica con in testa il rione Gazzi. Ma il report cita anche Camaro e Giostra.
Nel mese di giugno, poi, sono stati stanziati i fondi del Pnrr proprio per combattere la dispersione scolastica: per Messina e provincia sono stati messi a disposizione 7.821.816,39 €. A Messina città ne hanno usufruito solo 9 istituti superiori e 5 comprensivi ed è impossibile non notare l’assenza di alcune scuole situate in aree notoriamente a rischio. Si è fatto riferimento ai dati aggiornati dell’Usr per l’assegnazione delle risorse? Sembra di no.
“Una ripartizione che discrimina soprattutto gli Istituti che operano in contesti socio-economici difficili – dice il segretario della Flc Cgil di Messina Pietro Patti -. A Messina e provincia ci sono scuole con un indice di dispersione alto che non hanno ricevuto un solo euro. Altri invece hanno ricevuto importi molto bassi rispetto a quanto avrebbero dovuto ricevere”.
Per Patti la pandemia ha solo aggravato un fenomeno preesistente e sui dati è necessaria più trasparenza. L’Osservatorio che si trova al Comprensivo Albino Luciani, è l’organo ufficiale che raccoglie i dati provenienti dalle scuole della città e provincia e li trasmette all’Usr. “I dati potrebbero essere pubblicati sul sito in tempo reale perché c’è un’apposita piattaforma dove confluiscono ma ci sono solo quelli di 4 anni fa; li abbiamo chiesti più volte ma senza successo. Il dirigente dell’Ufficio scolastico ci ha promesso che ce li farà avere”.
All’alto tasso di dispersione si associa il basso numero di classi a tempo pieno. “Se prendiamo i dati del 2017- dice Patti – Messina in Sicilia era la provincia che aveva più classi a tempo pieno e meno dispersione scolastica. Ma dopo la situazione è cambiata, basta guardare gli ultimi dati Svimez sugli istituti primari dotati di mensa. In provincia l’80% degli studenti non può fruire di questo servizio, in città sono l’84% contro una media nazionale del 57%. Questa situazione – aggiunge – si ripercuote anche sul tempo scuola, poiché la presenza della mensa è condizione necessaria per l’attivazione del tempo pieno”.