MESSINA – Dopo il ritiro della prima ordinanza, quella che il prefetto Maria Carmela Librizzi ha dichiarato inefficace, il sindaco Cateno De Luca ne ha emanate altre quattro. Provvedimenti sostanzialmente in linea con il Dpcm dell’11 marzo e con le misure prese dal Governo regionale e da altri Enti locali, tranne che per gli orari di chiusura degli esercizi commerciali e per alcuni obblighi imposti ai negozi, come la sanificazione ogni 48 ore, che di fatto spingono i più a non aprire.
Le motivazioni di questa rigidità, il primo cittadino le ha spiegate sui social a suo modo, sempre sopra le righe, dicendosi disposto a andare contro tutto e tutti pur di difendere i suoi cittadini da una devastante diffusione del Coronavirus che il sistema sanitario locale non sarebbe in grado di affrontare. De Luca ha dimostrato più volte di saper parlare alla “pancia” delle persone, tanto che i meno attenti alle dinamiche istituzionali, e non sono pochi, sono convinti che le iniziative più importanti per salvare la città da un contagio diffuso le stia prendendo proprio il primo cittadino. Sono centinaia i commenti a suo favore sui social, migliaia le visualizzazioni delle sue dirette serali su Facebook.
Non poteva quindi essere ignorata dai suoi più fedeli sostenitori la lettera firmata da 34 cittadini messinesi impegnati nel mondo delle professioni, della ricerca e del volontariato, inviata al Premier Giuseppe Conte, al ministro degli Interni Luciana Lamorgese, al presidente della Regione Nello Musumeci e al prefetto Maria Carmela Librizzi, in cui viene chiesto di “valutare un deciso e risolutivo intervento atto a limitare le azioni del sindaco Cateno De Luca, che possa anche comprenderne la rimozione”.
“In un momento così delicato – hanno affermato – sarebbe meglio tacere, farsi pubblicità sparlando dell’operato del sindaco e attaccarlo quando non ritiene efficaci le direttive del governo è solo strumentale”. Scrivono così i consiglieri del gruppo misto, Salvatore Serra, Francesco Cipolla e Serena Giannetto. “Ciò che l’epidemia da Covid-19 sta causando non è cosa da poco e la nostra rete ospedaliera è inadeguata. Se l’emergenza fin dall’inizio fosse stata gestita meglio, come lo spostamento di migliaia di italiani all’interno del Paese, forse oggi si starebbe parlato di un Governo capace e attento”.
Dello stesso tenore le posizioni del Comitato Messina Nord. “Lo Stato ha detto di restare a casa di limitare le nostre uscite, solo per andare a lavorare e acquistare beni di prima necessità, e se il nostro sindaco ha aggiunto altre restrizioni l’ha fatto per tutelare la sua comunità conoscendo le grosse limitazioni nei nosocomi cittadini e regionali. E se proprio volete scrivere a Conte o al Ministro dell’Interno, fatelo magari per invitarli a incrementare e sostenere in maniera più adeguata il sistema sanitario locale”.
I 34 firmatari nella loro lettera hanno parlato di una “frenetica e sconnessa attività normativa concorrente, volta – per ammissione esplicita del sindaco – ad accrescere la sensibilità e le paure della popolazione, intervenuta sulla disponibilità dei trasporti, sugli orari dei negozi, sui costi fissi dei commercianti generando confusione nella cittadinanza. A questo si aggiungano i farneticanti comunicati pubblicati nella sua pagina ufficiale Facebook. Riteniamo di essere in presenza di reiterate violazioni di legge e di una rottura, sistematica e volontaria, del principio di leale collaborazione che sovrintende costituzionalmente al dialogo tra livelli istituzionali”.
A stigmatizzare l’operato del sindaco anche i consiglieri del M5s e del gruppo Ora Messina. I consiglieri hanno parlato di bisogno di protagonismo del sindaco, ribadendo che accorciare il tempo di apertura delle rivendite di alimentari non tutela la salute ma invita le persone ad accalcarsi in numero maggiore per paura di non riuscire a fare la spesa. Si è parlato poi di un “mezzuccio” per costringere alla chiusura, in relazione all’obbligo di sanificazione ogni 48 ore, il cui costo sarebbe insostenibile per gli operatori.