MESSINA – Da dieci anni 19 produttori agricoli allestiscono a piazza Casa Pia, la prima e terza domenica del mese, l’unico mercato comunale del biologico in città. Questo almeno fino al 29 marzo scorso, perché la chiusura per Coronavirus ha travolto anche questo comparto.
“Un primo duro danno economico – hanno scritto i produttori agricoli, tra i quali c’è Gino Andrè, che coltiva sulle colline del messinese ulivi, agrumeti e alberi da frutta – lo abbiamo subito già nell’immediatezza dell’applicazione dell’ordinanza, emanata nella tarda serata di sabato 4 aprile, senza dare alcun preavviso a chi aveva già raccolto e caricato i prodotti sui propri mezzi convinto di poter lavorare la mattina seguente. Molte aziende sono state costrette a regalare i propri prodotti, ormai raccolti, nei propri paesi di provenienza”.
Sono imprenditori che vengono da varie zone della Sicilia. Due giorni dopo l’emanazione delle ordinanze che vietano la vendita di domenica i produttori hanno chiesto con Pec al Comune di anticipare al sabato lo svolgimento del biomercato, che lo stesso sindaco aveva citato come “modello” per la cura e la prontezza dimostrata nell’organizzare e allestire gli spazi nel rispetto del distanziamento sociale imposto dall’emergenza: delimitazione degli spazi, tutti con le mascherine e igienizzante disponibile in piazza anche per i clienti.
L’istanza però non ha ricevuto alcuna risposta. “Dal momento che questa emergenza – hanno aggiunto i produttori agricoli – ha determinato e sta continuando a determinare non pochi danni economici, soprattutto al nostro settore, abbiamo scritto un’ulteriore Pec al Comune il 15 aprile, sollecitando nuovamente la richiesta di poter svolgere il biomercato anche in un giorno che fosse stabilito dall’Amministrazione stessa. Pure in questo caso, non abbiamo ricevuto risposta. Ma non ci siamo arresi, abbiamo contattato la segreteria del sindaco e l’assessore al Commercio. Nessuno si è degnato di risponderci. Continuando a inseguire telefonicamente i responsabili di vari uffici comunali, seppur soltanto informalmente, ci era stato comunicato che lo spostamento al sabato può essere concesso solo con il consenso dell’assessore competente”.
Dafne Musolino, che ha la delega al Commercio e Attività produttive ha promesso una soluzione per fare aprire almeno domani, ma sarebbe l’ultimo giorno utile prima della fine della restrizione e dopo venti giorni di inutili solleciti. “Siamo amareggiati e delusi – hanno sottolineato i produttori – dal silenzio di quest’Amministrazione, che si dichiara apertamente a favore delle piccole realtà contadine territoriali, ma che concretamente, nel nostro caso, non ha fatto nulla per rimediare alla penalizzazione subita”.
A esprimere solidarietà al gruppo di imprenditori bio è stata Legambiente, che nel 2018 ha anche guidato la nascita di “Buona Terra”, la rete territoriale di produzione biologica composta da sei aziende che operano sui monti Peloritani. “A Messina – ha scritto Cinzia Oliva, presidente Legambiente Messina – sono pochi i negozi in cui è possibile acquistare prodotti biologici e sono ancor meno i luoghi dove è possibile acquistare tali prodotti direttamente dal produttore e a km 0. I 19 piccoli produttori agricoli hanno compiuto la scelta, già molto faticosa e dispendiosa, di coltivare e allevare nel rispetto dell’ambiente e della salute umana, rinunciando all’uso di concimi chimici e pesticidi. Si tratta per la totalità di aziende a conduzione familiare, economicamente fragilissime. Ricordiamo che tutti hanno pagato anticipatamente il suolo pubblico al Comune, senza avere avuto al momento alcuna garanzia di rimborso o di recupero della giornate perse”.
“Perché – ha concluso Oliva – anziché fare il braccio di ferro con il presidente della Regione Musumeci (che vietava la vendita domenicale già con l’ordinanza del 19 marzo), il sindaco non ha pensato subito come venire incontro alle aziende danneggiate, magari proponendo di sua iniziativa il temporaneo anticipo (o posticipo) del Mercato a un giorno diverso dalla domenica?”.