Messina

Messina, De Luca rinuncia al prestito di liquidità

MESSINA – “Il miracolo in appena 24 mesi di Amministrazione”. Il sindaco Cateno De Luca lo chiama così il risanamento finanziario che ribadisce di avere operato nelle casse di Palazzo Zanca. Questo mentre sta ultimando la relazione sul suo secondo anno di governo della città che dovrebbe essere presentata nei prossimi giorni, contestualmente ad alcuni cambi, da tempo annunciati, nella sua Giunta. Nel frattempo però fa discutere la sua decisione di rinunciare al prestito di liquidità ai Comuni previsto dagli Art. 115 e 116 del Decreto Rilancio.

“Non voglio indebitate ulteriormente la mia comunità – dice il sindaco – e non sono d’accordo a farmi tenere al guinzaglio finanziario dallo Stato con questi prestiti capestro. Abbiamo abbattuto i debiti di oltre il 50% ( da 550 milioni a 250 milioni), – sottolinea De Luca che ha anche la delega alle politiche finanziarie – non spendiamo più soldi per interessi passivi per anticipazioni di tesoreria perché abbiamo una liquidità media di 30 milioni di euro; abbiamo già trovato la copertura contabile e finanziaria per saldare nei prossimi tre anni tutti i debiti ereditati”.

Una scelta incomprensibile per i cinque consiglieri del M5s e per i sei presidenti di circolo del Pd delle circoscrizioni. “Non capiamo questa scelta del sindaco Cateno De Luca che rischia di penalizzare ulteriormente la nostra città, – scrivono i pentastellati -. Negare l’arrivo di queste risorse economiche rappresenterebbe un altro duro colpo per Messina, che sta vivendo un periodo molto particolare per l’emergenza coronavirus.

Il sindaco, innanzitutto, deve adesso dimostrare la presenza di 60/70 milioni di euro nelle casse comunali. E qualora ci fossero, ci chiediamo perché togliere questi soldi, che sono un piccolo tesoretto utile per fronteggiare eventuali situazioni critiche che si potrebbero presentare. Proprio per questo presenteremo una richiesta di accesso agli atti per verificare il saldo cassa”.

Gli argomenti del sindaco non convincono il Pd Luigi Beninati coordinatore del Laboratorio democratico Messina, ex assessore al bilancio (dal 1994 al 1998), per il quale non ricorrere all’aiuto garantito da una legge dello Stato che “consente ai Comuni di pagare i propri crediti integralmente ed immediatamente”, ad un tasso dell’1% ripagabile in trent’anni, non sarebbe la migliore delle idee.“Lei afferma che i soldi ci sono e che non ci sono problemi per pagare i creditori. Su questo, sostenuti dal parere della Corte dei Conti dissentiamo – scrive Beninati rivolgendosi al primo cittadino – perché non basta che il Comune inserisca tali passività nella richiesta di piano di riequilibrio, ma occorre che annualmente tutte le passività pregresse ed i debiti fuori bilancio emersi vengano inseriti nella delibera annuale di riequilibrio che deve essere approvata entro il 31 luglio di ogni anno dal Consiglio comunale.

Purtroppo la Sua Amministrazione non ha mai predisposto e presentato al Consiglio tale delibera. Non l’ha fatto entro il 31 luglio 2018, ma eravate appena insediati ma non l’ha fatto neppure nel 2019 e per il 2020, la legge offre un po’ più di tempo prorogando il termine al 30 settembre. Solo con l’approvazione di tale delibera, con la quale il Comune dimostra di avere fondi autonomi per pagare i propri creditori, è giustificabile quanto afferma sull’opportunità di rinunziare ai finanziamenti statali”.

Per De Luca quelli di Beninati sono tecnicismi al quale spesso si fa riferimento per trincerare l’incapacità gestionale o l’inesistenza dell’azione amministrativa. “ L’Ente ha una massa debitoria da debiti fuori bilancio per 112 milioni e nell’anno 2019 ha trattato oltre 48 milioni di massa debitoria, addivenendo ad accordi per abbattimento del 50 % dell’importo nominale di 24 milioni, già pagati nelle rate del 2019 e del 2020. Di fatto la disponibilità complessiva di 85 milioni sono più che sufficiente per abbattere tutta la massa debitoria residua relativa ai debiti certi liquidi ed esigibili di 64 milioni”.