Messina

Messina, il futuro del Porto diventa sempre più green

MESSINA – I porti dello Stretto verso la trasformazione green. È questo uno dei principali obiettivi che il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto si è posto al suo insediamento e cui sono destinati gli unici fondi ottenuti dal Pnrr, 50 milioni di euro.

I primi 20 milioni stanno per essere investiti, mentre sugli altri 30 si vedrà nei prossimi mesi, dipende dalle interlocuzioni in corso con il Ministero per un cambio di progettazione. Un passo importante verso la sostenibilità ambientale è intanto la pubblicazione nei giorni scorsi da parte di Invitalia della gara per la progettazione e la realizzazione delle opere per l’elettrificazione delle banchine dei porti di Messina, Reggio Calabria e Milazzo. L’alimentazione elettrica delle navi in sosta consentirà lo spegnimento dei motori e la conseguente riduzione nelle aree portuali di emissioni e inquinanti atmosferici, fra cui i particolati e gli ossidi di azoto.

Dopo la redazione del Documento energetico e ambientale del Sistema portuale, che ha delineato le strategie e le iniziative di breve e medio-lungo termine dell’Adsp, l’Ente inizia così il percorso verso lo Stretto green, l’investimento complessivo di 23 milioni e 200 mila euro, di cui 20 milioni concessi all’Adsp nell’ambito del Piano nazionale complementare.

Gli studi hanno ipotizzato che per i tre porti da elettrificare sia necessario un fabbisogno complessivo di potenza pari a circa 45 Mva (Megavoltampere). Per il Porto di Messina è prevista l’elettrificazione di tutte le banchine del porto storico e saranno alimentabili anche le navi da crociera; nel Porto di Reggio Calabria saranno elettrificate invece le Banchine di Levante e il Molo Eolie, con una potenza disponibile anche per le navi da crociera. Per il Porto di Milazzo, caratterizzato da una tipologia di naviglio più piccolo e molto diversificato, l’elettrificazione interesserà quasi tutte le banchine ma con potenze complessive minori.

Soddisfatto il presidente Mega “di portare in gara, tra le prime Adsp in Italia, un progetto molto approfondito e dotato di tutte le autorizzazioni che permetterà di avviare presto e bene i lavori di elettrificazione delle banchine portuali, consentendo di far trovare pronti anche i Porti dello Stretto rispetto alle nuove direttive europee per la decarbonizzazione del traffico marittimo e la riduzione delle emissioni climalteranti”.

Rischia invece di andare perso il finanziamento da 30 milioni destinato in origine al deposito costiero di gas, che sarebbe stato integrato con altre risorse da parte dei privati. Per gli altri 30 milioni del Pnrr si sta cercando un investimento alternativo a quello proposto inizialmente del deposito di Gnl. “Edison aveva manifestato interesse a marzo 2022 – spiega al QdS il presidente Mega – poi è scoppiata la guerra, con la crisi energetica, e l’operatore ha cambiato strategia ritirandosi. Il mercato del Gnl è totalmente cambiato: prima c’era un bisogno di depositi, tanto che Edison aveva presentato l’offerta e aveva proposto di investire altri 60 milioni oltre ai 30 del finanziamento, dando dimostrazione di quanto interesse avesse. Poi lo scenario in Italia è cambiato, escono due rigassificatori addirittura un terzo a Gioia Tauro, altri impianti collegati e i depositi non servono più. Quei 30 milioni vogliamo utilizzarli in altro modo e abbiamo chiesto al Ministero il via libera, se non risponderà in tempi brevi si perderanno”.

“Il progetto alternativo che abbiamo presentato – aggiunge il presidente dell’Adsp – riguarda la realizzazione di impianti fotovoltaici nei nostri porti cominciando a creare un sistema di accumulo dell’energia prodotta in surplus rispetto a quella utilizzata e quindi creare tutto un sistema tecnico e informatico di monitoraggio ambientale per creare le comunità energetiche. Il progetto è stato condiviso anche con il Cnr Itae. Adesso dobbiamo capire com’è orientato il Ministero e anche le procedure di rielaborazione e di riesame del Pnrr. Non ci sono state quindi responsabilità dell’Ente o una revoca del finanziamento per qualche inadempienza”.

Il progetto del deposito, tra l’altro, era stato contestato praticamente da tutti: dalle associazioni ai rappresentanti politici e agli abitanti della zona individuata a Sud della città.