MESSINA – Una settimana decisiva questa per capire se arriverà il temuto aumento della Tari. Si passa dai 54 milioni del 2022 di costi, ai 64 di quello in corso. Si è ipotizzato un incremento rispetto allo scorso anno del 20% e non è proprio una bella notizia per i messinesi, soprattutto per quelli che non appartengono all’esercito dei morosi, e che in questi giorni sono già impegnati a fare chiarezza sugli avvisi inviati dall’Amam per bollette non pagate.
L’Amministrazione comunale è impegnata a redigere il Piano economico finanziario del prossimo anno, dovrà stimare quindi anche il costo dello smaltimento dei rifiuti su cui incide per buona parte il conferimento dell’indifferenziata a Lentini dalla Sicula trasporti. A gennaio del 2022, il comune di Messina pagò 211 euro a tonnellata per smaltire l’indifferenziata. A novembre quella cifra è arrivata a 438 euro, più del doppio. A dicembre si è avuta una piccola diminuzione passando a 385 euro. Il Piano dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale per l’approvazione e non è detto che, malgrado la larga maggioranza nel Civico consesso del sindaco Federico Basile, l’esito sia scontato visti i percorsi delle ultime delibere, minate dalle assenze nei banchi della maggioranza.
“Non è il servizio che costa così tanto al cittadino – ha ribadito più volte Mariagrazia Interdonato, presidente di MessinaServizi – ma la mancanza di impianti. Solo per il conferimento dell’indifferenziato il costo è di diciassette milioni. Ma non è colpa né nostra né dell’Amministrazione comunale. Non essendoci più spazio dove conferire l’indifferenziato, la Sicilia deve portare i propri rifiuti fuori dalla regione. Se non avesse avuto l’enorme problema della capienza delle discariche, Messina avrebbe pagato circa cinque milioni di euro di conferimento d’indifferenziato”.
Ma come non gravare sulle famiglie in difficoltà, a quali strumenti ricorrere? Arrivano alcune proposte da movimenti e consiglieri dell’opposizione. “Come noto – ha sottolineato Salvatore Grosso, segretario cittadino di Azione – già da anni la Tari del Comune di Messina risulta tra le più alte d’Italia e con la previsione dell’ulteriore aumento, l’impatto sulle tasche dei cittadini, già tartassati da inflazione e caro carburanti, rischia di essere drammatico”.
Azione Messina ha chiesto di considerare un taglio in fattura dell’addizionale provinciale del 5% per il 2023 (che rimarrà a carico del Comune di Messina); il ricalcolo della parte variabile delle tariffe su ogni aliquota. In alternativa la fattibilità di un intervento di integrazione al Comune con fondi di bilancio o extra bilancio. Per le fasce meno abbienti la proposta è di indire dei bandi di agevolazione della Tari (l’ultimo è stato pubblicato nel 2018) o di predisporre dei bonus.
Delle proposte sono arrivate anche dal consigliere di FdI Libero Gioveni: “Lo scorso 2 marzo, durante il periodo commissariale, presentai un’interrogazione per sollecitare un beneficio per parecchi contribuenti messinesi di un bonus applicabile sulla Tari 2022, così come era stato previsto dal Decreto Fiscale legato alla Legge di Bilancio. Tale bonus avrebbe riguardato i nuclei familiari intestatari di utenze domestiche che avessero avuto un Isee fino ad euro 8.107,5 e fino a 20 mila per famiglie con tre oppure più figli. In seguito alla presentazione dell’istanza, Arera avrebbe stabilito poi l’entità dello sconto che poteva essere ottenuto dalla famiglia. A quella interrogazione non fu mai dato alcun riscontro nel merito se non con una nota del Dipartimento servizi alla persona, che rimandava la competenza al Servizio Tributi”.
“Adesso – ha aggiunto Gioveni – alla luce delle ultime notizie sull’aumento vertiginoso della prossima tassa sui rifiuti, sollecito l’Amministrazione a venire incontro alle famiglie in difficoltà, trovando soluzioni che possano mitigare i costi della Tari, anche quella corrente il cui saldo scadrà a fine gennaio”.
Gioveni ha chiesto che si verifichi “se permangano ancora le condizioni per consentire alle famiglie con i requisiti previsti dal Decreto Fiscale 2022 di ottenere il relativo bonus e se si intenda prevedere nel redigendo Bilancio di Previsione 2023 dell’Ente delle risorse da destinare alle famiglie a basso reddito attraverso appositi bandi”.