MESSINA – Entro marzo 2023 i lavori sul viadotto Ritiro dovranno essere completati. Questo almeno è quanto dice l’ultimo cronoprogramma, anche se sembra difficile che tale termine possa essere rispettato. La prima previsione, all’avvio del cantiere nel 2016, parlava di taglio del nastro ad agosto 2018. Secondo i sindacati è stato realizzato l’85% degli interventi; per il Cas e l’impresa il 92%.
I lavori proseguono lentamente – sono più o meno una quindicina i lavoratori occupati – ci sono criticità ma non è in atto un blocco totale come qualche settimana fa si era temuto. I dirigenti della Uil avevano sollevato il problema, i vertici della Toto Costruzioni avevano smentito pur ammettendo la necessità di una “riorganizzazione” del lavoro e rilevando ritardi da parte del Cas, stazione appaltante, nel pagamento delle fatture. Cosa, quest’ultima, smentita dal Consorzio che rileva la regolarità dei versamenti alla Toto sull’avanzamento lavori mentre si ricorda che il viadotto Ritiro rappresenta una tra le opere più complesse e imponenti attive in Italia, del valore di quasi 60 milioni di euro, il cui progetto prevede il suo adeguamento statico e il miglioramento sismico con la completa demolizione e ricostruzione degli impalcati.
Insomma, un gioco di dichiarazioni, smentite e precisazioni che indicano come un problema comunque ci sia nel percorso verso la riapertura in primavera di uno snodo autostradale strategico. Il segretario generale della Uil Ivan Tripodi e il rappresentante della Feneal Uil Pasquale De Vardo avevano sollevato la questione riferendo di un fermo delle lavorazioni e il conseguente licenziamento dei quasi cento operai, comunicato durante una riunione da Daniele Vitale, direttore hr della Toto Costruzioni Generali, uno dei top manager dell’azienda. “Accanto al grave aspetto occupazionale – hanno sottolineato Tripodi e De Vardo – è opportuno evidenziare l’emergenza viabilità che investe la città, ostaggio da troppo tempo di una difficile situazione che incide pesantemente sulla qualità della vita dei messinesi”.
Secondo la Uil, “il disimpegno sul cantiere del viadotto Ritiro sembra sia un ‘effetto collaterale’ connesso con la revoca anticipata della concessione della gestione dell’Autostrada dei Parchi, l’A24 (166 km da Roma a Teramo) e l’A25 (114 km fino a Pescara), la cui scadenza era prevista nel 2030. Dopo la rescissione anticipata chiesta dal Gruppo per la mancanza di fondi per la messa in sicurezza, la gestione è stata affidata all’Anas. Questa decisione sembrerebbe causare al Gruppo Toto un mancato introito di circa 2,4 miliardi di euro. Da qui il rischio di uno stop di tutti gli appalti della Toto, compreso il viadotto Ritiro ed il raddoppio ferroviario in Sicilia”.
Di altro avviso sono i vertici dell’impresa: “I lavori a Ritiro non si fermano – hanno riferito – gli operai impiegati sul progetto sono 47 e non cento e sono attualmente impegnati su tutti i fronti in cui al momento la Toto ha possibilità di operare. Il resto del personale viene impiegato in servizio in base alle esigenze operative del cantiere”. Il Gruppo dichiara anche che “non vi è alcun nesso con la situazione sulla A24 e A25 e non risponde al vero che il Cas sia in regola con i pagamenti. La Toto è esposta per circa 10 milioni di euro, somma riferita all’importo delle fatture emesse, quelle da emettere per i lavori eseguiti, alla revisione dei prezzi e al contenzioso. Tale esposizione è assolutamente rilevante se si considera il valore complessivo del contratto pari a circa 45 milioni, e se si considerano le recenti notizie di un pignoramento subito dal Cas per una circa 7 milioni dieuro. In un momento in cui il Consorzio non sta pagando nemmeno i subappaltatori del cantiere”.
Non si è fatta attendere la precisazione dei vertici del Consorzio, secondo i quali “i lavori proseguono e ogni scelta adottata dalla Toto Costruzioni per la gestione delle proprie risorse umane non è imputabile al Cas. I crediti vantati nei confronti di Autostrade siciliane dalla Toto Costruzioni ammontano a 2 milioni di euro per lo stato di avanzamento dei lavori, mentre altri 2 milioni e mezzo di euro sono in attesa dell’accreditamento da parte del ministero delle Infrastrutture. Tutti gli altri pagamenti risultano regolari”.