Messina

Messina, parte dalle Cot la rivoluzione della sanità locale

MESSINA – Un passo avanti verso un’assistenza sanitaria di prossimità. L’Asp messinese è la prima Azienda sanitaria in Sicilia ad appaltare e completare i lavori delle Cot, Centrali operative territoriali, previste dal Dm 77/2022, decreto che definisce modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel servizio sanitario nazionale con fondi del Pnrr. Il commissario straordinario Dino Alagna ha parlato di “un importante tassello di riforma della medicina del territorio, che sposterà l’offerta sanitaria fuori nosocomi”.

Sono sette le Cot previste nella provincia, con sede a Sant’Agata Militello, Barcellona Pozzo di Gotto, Patti, Messina, Taormina, Lipari e Milazzo, che sono state appaltate e la cui consegna è prevista a breve. La prima a essere ultimata è stata quella di S. Agata Militello.

Una Commissione dell’assessorato alla Salute della Regione siciliana è venuta a verificare che tutte le sette Cot siano state realizzate secondo le linee dettate dalla norma che fissa i requisiti per l’accesso ai fondi del Pnrr. La Commissione ha espresso parere positivo, apprezzando il lavoro svolto. Parole positive giunta anche dalle organizzazioni sindacali per questo primo obiettivo raggiunto dall’Asp di Messina, che si ritrova a fronteggiare e trovare risposte ai disagi che vivono soprattutto i cittadini che abitano in zone disagiate, lontane dagli ospedali e difficilmente raggiungibili.

Adesso per rendere operative le Cot, l’Asp dovrà reclutare il personale infermieristico e ausiliario e fornire gli arredi e i software necessari per metterle in rete con gli altri servizi. “Un apripista – ha spiegato al QdS Livio Andronico, segretario provinciale della Uil-Fpl Messina – per capire come reclutare il personale e a carico di chi dovrà essere. Si dovranno mettere delle quote in bilancio nelle varie aziende cui faranno capo e garantire la copertura finanziaria del personale, che va aggiunto a quello già esistente nelle piante organiche”.

“Alagna – ha aggiunto Andronico – è stato bravo. Si è attivato molto bene, ha utilizzato le risorse, ha trasferito il personale che occupava le sedi individuate per fare le Cot, per ristrutturarle, renderle antisismiche e a norma. I plessi sono quelli dove c’erano i veterinari o gli amministrativi, che ha fatto trasferire in altre strutture che hanno trovato in accordo con i Comuni o di proprietà dell’Asp. Adesso le indicazioni dovranno arrivare dall’assessorato regionale per il reclutamento del personale sul sistema da adottare sulle piante organiche. L’Asp è in difficoltà perché ha utilizzato durante il Covid fondi che dovevano essere destinati per esempio all’infermiere di famiglia, con la promessa che queste risorse sarebbero state restituite anche dalla Protezione civile. Ma non è stato così quindi si ritrova con un piano di rientro ventennale, ma non è l’unica Asp”.

Si attende quindi quali linee guida darà l’assessorato per autorizzare gli impegni di spesa per il reclutamento del personale. “Le Centrali operative territoriali – ha sottolineato Alagna – costituiscono il primo importante tassello della riforma della medicina del territorio. Sono inoltre un importante occasione d’innovazione digitale dei servizi sanitari che saranno resi dall’Asp. Il ruolo di queste centrali operative territoriali, insieme alle Case e agli Ospedali di comunità previsti nella provincia di Messina consentirà di spostare l’offerta sanitaria anche sul territorio invece che sempre e unicamente nei nosocomi, che spesso, per il loro inappropriato utilizzo, non riescono a soddisfare il fabbisogno di cure dei cittadini”.

Tutta una serie di servizi connessi alla telemedicina e alle Unità di continuità assistenziale che come ha specificato Andronico “dovrebbero consentire una sorta di rete tra medico di famiglia, specialista, ospedale che dimette. Con tutto questo si potrà gravare meno sui Pronto soccorso e i ricoveri e comunque ridurli al necessario perché ci sarebbe una presa in carico a domicilio di un’equipe con tutte le figure dopo le dimissioni. Anche per le patologie oncologiche dove non si prende in carico solo il paziente ma l’intero nucleo familiare. Fino al 2026 ci saranno le risorse perché tutto funzioni ma dopo rimarranno a carico delle Asp e la sfida sarà trovare e prevedere risorse per la continuità dei servizi che per le zone disagiate come quelle montane e le isole sono determinanti per alzare gli standard di qualità dell’assistenza sanitaria”.