Messina

Messina, il settore edile alle prese con nuove criticità

MESSINA – Massa salariale aumentata, occupazione in crescita. Il settore edile comincia a dare qualche segnale di ripresa, ma affinché siano rilevanti gli effetti per l’economia locale bisognerà attendere il 2022.

Intanto, si devono correggere alcuni fenomeni che rischiano di rallentare il trend positivo innescato dai numerosi cantieri aperti e dai tanti che sono programmati per i prossimi mesi. Fra tutti l’aumento esponenziale del prezzo delle materie prime. Il segretario provinciale del Pd, Nino Bartolotta, ha parlato di situazione fuori controllo per l’edilizia e di numerosi appalti di lavori pubblici, affidati dagli Enti locali prima e durante l’emergenza da Covid-19, a rischio rescissione contrattuale per l’eccessivo rincaro dei prezzi dei materiali da costruzione.

Si parla, in alcuni casi, di situazioni che superano anche il 100% con effetti negativi sui bilanci delle imprese di costruzione e anche degli Enti locali che, in qualità di stazioni appaltanti di lavori pubblici ancora in corso, non potendo intervenire nel variare l’elenco prezzi posto a base di gara, si trovano ad affrontare innumerevoli richieste di recesso contrattuale con l’evidente pericolo di non completare l’opera appaltata, ma anche il rischio di non poterla rendicontare e di dover restituire il finanziamento ottenuto.

“Questa situazione – ha sottolineato Bartolotta – potrebbe ulteriormente indebolire un settore su cui si baseranno gran parte degli investimenti dei cantieri previsti dal Pnrr”. Per questo costruttori e sindacati hanno chiesto di affrontare questa emergenza con misure eccezionali, concrete e immediate che possano evitare il blocco di centinaia di cantieri sia pubblici che privati mettendo a rischio le opere del Recovery plan e gli interventi del Superbonus 110%.

“È un grosso problema – ha affermato Pippo Famiano, segretario generale Filca-Cisl – perché i prezzi sono raddoppiati. I vecchi appalti hanno difficoltà nel completamento delle opere già iniziate e sicuramente emergeranno problemi sulla tenuta dei cantieri, con effetti sui livelli di sicurezza che scendono e sul lavoro nero che aumenta. Il prezzo del ferro è salito del 100%, ma anche quello del legno e del cemento. Stiamo cercando di capire i motivi di questi rincari: dobbiamo considerare che c’è anche una mancanza di materie prime sul mercato dopo l’allentamento della produzione a causa dell’emergenza Covid”.

“La richiesta dei materiali da costruzione – ha aggiunto il rappresentante sindacale – ora è salita in vista anche dell’apertura di numerosi cantieri nei prossimi mesi e questo automaticamente fa lievitare i prezzi”.

Il costo dell’acciaio, tra novembre 2020 e febbraio 2021, ha registrato un aumento del 130% (elaborazione Ance). Ma il trend riguarda anche altri materiali di primaria importanza per l’edilizia, come i polietileni (che nello stesso periodo hanno mostrato incrementi superiori al 40%), il rame (+17%) e il petrolio (+34%).

In molti starebbero poi approfittando della situazione: chi ha materiale fermo nei magazzini per la crisi del 2020 sta cercando ora di venderlo tentando di recuperare quanto perso a causa delle chiusure. La diminuzione della sicurezza nei luoghi di lavoro e il ricorso a contratti meno onerosi sono temi inevitabilmente collegati con la tenuta dei cantieri, poiché se aumentano le spese per le materie prime si cerca di risparmiare su altri capitoli.

“In molti cantieri – ha sottolineato Famiano – non viene applicato il contratto dell’edilizia ma di altre tipologie, che ha costi inferiori, fa risparmiare sui contributi e non versare la cassa edile. Nella zona ionica stanno ristrutturando molti alberghi e ci sono casi in cui si applicano anche contratti agricoli. È importante che ci sia qualche segnale di ripresa del settore, ma si dovrà aspettare il 2022 perché si entri a regime. Basterebbe il cantiere del raddoppio ferroviario Messina–Catania a dare una impennata all’occupazione”.

Nonostante il settore sia in crisi da anni, adesso gli imprenditori hanno anche un altro problema: la difficoltà nel trovare manodopera. “Molti – ha concluso il segretario generale Filca-Cisl – preferiscono prendere il Reddito di cittadinanza che andare a lavorare in cantiere. Poi c’è il problema della formazione della nuova generazione: mancano in provincia di Messina importanti professionalità come ferraioli e carpentieri”.