MESSINA – A marzo le lacune organizzative emerse si spiegavano con il disorientamento e la confusione dei ruoli, emersi di fronte a una grave situazione di emergenza sanitaria, mai sperimentata prima. Ma a ottobre?
La pressione sugli ospedali sembra che adesso stia lentamente diminuendo, ma nei due mesi appena trascorsi la sanità messinese ha mostrato tutta la sua fragilità. L’affanno con cui l’Asp ha affrontato questa seconda ondata di diffusione del Coronavirus lo raccontano le storie di ritardi e di attese, la carenza di personale sanitario e i numeri traballanti su posti letto e tracciamenti, per non parlare delle polemiche tra Azienda sanitaria e sindaco Cateno De Luca sulla situazione nelle scuole e, non ultimi, i focolai nelle case di riposo, che continuano a destare preoccupazione.
In città sono quattro finora le strutture per anziani dove nelle ultime settimane sono stati riscontrati casi di positività – Cannizzaro, Relax dell’anziano, Santa Rita e Don Orione – e non sempre l’intervento degli organi sanitari è stato tempestivo. Il direttore generale dell’Asp, Paolo La Paglia, ha sempre sottolineato che la situazione attuale impone, in tutta l’area metropolitana, grande collaborazione istituzionale fra tutti i soggetti coinvolti e le polemiche non apportano alcun beneficio e servono soltanto ad aumentare la preoccupazione nei cittadini. Ma i sindaci si sono sentiti spesso soli e inascoltati sulle richieste di una medicina di prossimità, fondamentale in una provincia così vasta e articolata. Chiedevano l’attivazione dell’ospedale di Mistretta come centro Covid, ma non è successo; il reparto dedicato a Barcellona è stato attivato solo a novembre e nel frattempo sono state messe a disposizione soltanto le terapie intensive di Policlinico (24) e Papardo (12) mentre sulla carta c’erano anche le due di Barcellona e le quattro di Taormina.
Nodo centrale, la mancanza di personale: come attivare quindi nuovi reparti senza le risorse umane? La strategia scelta dalle istituzioni regionali, come si legge in vari comunicati, prevedeva l’attivazione dei vari posti letto secondo uno schema modulare, nel momento in cui ci si avvicina alla saturazione di una prima dotazione, le aziende passano allo step successivo. La programmazione regionale per tappe incrementali era strutturata per consentire a tutte le Aziende, in mancanza di un aumento di operatori sanitari, di assicurare sia l’assistenza ai malati Covid sia tutte le altre prestazioni sanitarie no Covid.
La Paglia ha sempre ribadito, dopo ogni polemica emersa, la fiducia e la piena stima nei confronti del commissario per l’emergenza Carmelo Crisicelli e ai suoi collaboratori. Il direttore generale comunque qualche aggiustamento l’ha dovuto fare: è infatti di qualche giorno fa la notizia del cambio alla direzione del dipartimento Prevenzione Asp, quello che sembra fare più fatica, con la sostituzione di Salvatore Muscolino con Edda Paino, che ha finora diretto l’area tutele della salute sui luoghi di lavoro.
Le tante segnalazioni di disservizio riguardano proprio il sistema di tracciamento. In seguito alle tante criticità segnalate Franco Tiano e Natalino Natoli, dirigenti regionali di ItalExit, hanno presentato un esposto denuncia al Prefetto, al sindaco, al dg Asp e al presidente della Regione. Tra le situazioni di disagio evidenziate ci sono “le lunghissime code che comportano molte ore di attesa presso i drive-in allestiti per effettuale il tampone molecolare; persone che già presentano sintomi di Covid19 e li segnalano telefonicamente, vengono indirizzati a uscire da casa per recarsi presso i drive-in per il tampone; ritardi incredibili nell’espletamento del tamponi molecolari che variano generalmente dai sette ai 15-20 giorni, perfino in coloro che presentano già sintomi; ritardi nella redazione delle certificazioni liberatorie dagli obblighi di quarantena”.
Tiano e Natoli chiedono che siano rimosse, “le discrasie nell’applicazione del sistema organizzativo Usca”, l’intervento della Prefettura e un’Unità di crisi comunale.