MESSINA – Stabilimenti balneari al lavoro per avviare una stagione ancora all’insegna di restrizioni e protocolli, mentre le potenzialità di espansione del settore scontano le conseguenze della crisi sanitaria ma anche di scelte mancate o tardive.
Si riparte il 16 maggio, un giorno dopo rispetto al resto d’Italia e nelle aree in concessione si lavora a pieno ritmo per l’allestimento dei lidi e la pulizia delle spiagge di pertinenza. Soltanto agli inizi di maggio è stata ufficializzata la data di apertura e soltanto da quel momento sono potuti partire i lavori di ripristino delle strutture che d’inverno vanno in soffitta. Negli stabilimenti, infatti, mentre possono essere fatti in ogni momento le manutenzioni nelle strutture stabili, le opere di montaggio possono partire appena un mese prima dell’apertura.
A Messina ci sono una trentina di lidi, un centinaio se consideriamo l’intera provincia. Un settore che muove un fatturato di decine di milioni di euro, sette milioni se si considera soltanto la città dello Stretto. Gli stagionali impiegati sono circa ottocento con un indotto che supera i 2.200 operatori. Si spera quest’anno in una ripresa rispetto ai numeri dello scorso anno. Il calo di fatturato registrato nel 2020 è stato del 18%, con quattro stabilimenti in città che hanno scelto di non aprire, molti di più quelli della provincia.
“A Messina – ha spiegato Santino Morabito, presidente Fiba, la Federazione delle imprese balneari di Confesercenti – per i limiti di spostamento è venuto a mancare quel flusso turistico spontaneo di messinesi che tornano in estate per le ferie e temiamo che anche quest’anno sarà così, al di là di green card e pass di cui si parla. I flussi non potranno mai tornare a essere quelli che erano 48 mesi fa”.
Il disciplinare che gli stabilimenti dovranno adottare sarà quello della scorsa estate, con distanziamenti da rispettare, vincoli sull’accesso a bar e zona ristorazione. Le prenotazioni sono consigliate ma non obbligatorie. “Lo scorso anno – ha aggiunto – come Federazione balneari, in sinergia con uno studio di professionisti, abbiamo predisposto una piattaforma, unica esperienza nel Meridione, che attraverso il telefonino consente la prenotazione in qualsiasi lido del territorio comunale. Adesso anche in alcune località di Puglia e Campania la stanno adottando. Il Covid ha accelerato una dinamica che andava comunque già in questa direzione”.
Il turismo balneare a Messina era uno dei pochissimi settori che dagli inizi degli anni 2000 era in forte crescita. “Aumentava di anno in anno – ha sottolineato Morabito – fatturato e occupazione, così come le imprese che volevano investire in questo settore. I lidi e tutte le attività che hanno messo in moto sono stati l’unica grande novità delle estati messinesi, che hanno attratto avventori dalla provincia ma anche da fuori, facendo incrementare il volume d’affari”.
“La pandemia – ha evidenziato – ha interrotto questo trend in ascesa e non sappiamo quanto ci vorrà per riprendere a galoppare. Siamo rimasti tagliati fuori anche dai sostegni e gli aiuti, quando sono arrivati, sono stati irrisori. Ci sono aziende che hanno mantenuto il fatturato ma ci sono quelle che hanno perso anche più del 60%. Un collega imprenditore da 73 mila euro è sceso a 25 mila euro e il suo sussidio è stato di 1.250 euro”.
La scadenza delle concessioni al 2033 ha dato un po’ di respiro all’imprenditoria del settore, ma la mancanza del Piano di utilizzo del Demanio marittimo (in Sicilia solo due Comuni lo hanno adottato) frena l’espansione. “A Messina – ha spiegato Morabito – c’è una saturazione, non ci sono molte aree disponibili per altre concessioni e le poche sono in zone poco appetibili per nuovi investimenti”.
Ci sono poi a Messina le zone di pregio inutilizzabili. Il litorale del Ringo è a due passi dal centro, ma la spiaggia è nel degrado, invasa dalle barche, per lo più carcasse. C’è poi tutta l’area industriale e la Zona falcata, con spiagge bellissime ma nascoste e non fruibili.
“Le spiagge più belle – ha concluso il presidente della Fiba – sono proprio quelle nelle arre centrali, basterebbe fare una grande operazione di bonifica per favorire una vocazione naturale della città, ma qui è sempre mancata la capacità progettuale”.