Calcio

Da Messina alla SuperLiga rumena: la favola di Giovanni Costantino, l’allenatore giramondo

Il messinese Giovanni Costantino è il nuovo allenatore della FC U Craiova, formazione di calcio militante nella SuperLiga rumena, l’equivalente della Serie A italiana. Trentanove anni e un curriculum di tutto rispetto con passato da giramondo, il mister sbarcato da meno di due settimane nella seconda formazione di Craiova è chiamato a riportare in campo gioco e idee perdute.

Tredici i punti raccolti dal Craiova nelle dodici gare disputate prima del suo arrivo, il pareggio agguantato fuori casa, in inferiorità numerica e allo scadere, il biglietto da visita con il quale presentarsi per ripartire.

Costantino: “Sono partito dal basso per inseguire il mio sogno”

La carriera di Costantino parte da lontano e da un posto fisso lasciato per strada a 26 anni: «Sono un allenatore che è partito davvero dal basso e con anni di gavetta alle spalle. Lasciare un lavoro stabile non è stata per me una scelta coraggiosa quanto un atto dovuto per inseguire il mio sogno. La vicinanza di chi mi è stato accanto mi ha aiutato a prendere questa decisione con consapevolezza e serenità», spiega Costantino, rintracciato dai microfoni del Quotidiano di Sicilia alla vigilia del debutto casalingo contro l’UTA Arad.

Dalla Finlandia all’Ungheria, il viaggio di Costantino

Il primo salto nel buio per andare ad allenare in Finlandia, dove rimane per oltre due anni e mezzo: «I buoni rapporti con un dirigente che al mio arrivo è poi andato altrove mi hanno permesso di approcciarmi al mondo del calcio. Non è stato semplice ambientarsi in un paese nuovo e con lingua, cultura e clima molto distanti da quelli della Sicilia. Ho cominciato in una formazione di terza serie per poi passare alla Serie A femminile, prima di un ulteriore grande salto».

Dopo gli ottimi risultati raggiunti da Costantino in Scandinavia, arriva la chiamata per entrare a far parte dello staff tecnico di Marco Rossi, all’epoca allenatore dell’Honvéd, formazione di metà classifica ungherese. «Qui le cose hanno una rapida ascesa. Riusciamo addirittura a vincere il campionato e per entrambi si spalancano così le porte della nazionale ungherese che poi tanto bene ha fatto nel corso degli Europei 2020 dando del filo da torcere a Francia, Germania e Portogallo in un girone di ferro. Ma dopo esserci qualificati, le strade con Rossi si separano e resto a Budapest per allenare l’MTK».

Dopo la parentesi ungherese il ritorno in Italia al Casarano «per motivi familiari, ma ho vissuto una esperienza molto formativa, perché il campionato italiano qualsiasi è sempre complicato per un allenatore e penso di aver fatto un grande lavoro comunque: abbiamo perso 2 partite in 7 mesi se perdi due partite in 7 mesi». L’opportunità di continuare ad allenare in Italia per Costantino c’è stata anche nel corso dell’ultima estate, con il nome terminato sul taccuino del nuovo direttore sportivo dell’ACR Messina.

«Non dirò mai di essere stato vicino a una squadra finché non vedrò sul tavolo i contratti pronti. E se questa estate non si è concretizzato il tutto, vuol dire che non era ancora arrivato il momento per potermi sedere su quella panchina, che per me rappresenta un sogno. Sono un tifosissimo giallorosso e spero che prima o poi quel sogno si possa realizzare. Oggi c’è mister Modica che è preparatissimo», aggiunge Costantino.

“La storia è importante, ma contano le novità che proponi”

Quindi un nuovo salto all’estero, stavolta all’Agia Napa, nella Serie B cipriota: «Mi sono trovato benissimo e ringrazio tutti per aver compreso le mie scelte. Dopo appena 4 partite ho ricevuto la chiamata del Craiova e per me era impossibile rifiutare un campionato pieno di osservatori da tutti il mondo e con un progetto tecnico molto stimolante».

Ancelotti la storia, De Zerbi il capofila, e Farioli la novità. I campionati e le squadre di vertice straniere parlano sempre più italiano, ma come si spiega Costantino questa esterofilia? «Anche all’estero c’è pressione come in Italia, ma qui le persone ti scelgono per le tue capacità reali e non solo per il tuo curriculum. La storia è importante, ma contano soprattutto le novità che hai intenzione di proporre. E sembra assurdo, ma nomi importanti come i loro sono reputati come troppo giovani per allenare in Italia».

(Foto: Instagram)