MESSINA – Come eliminare i rifiuti senza gravare, ogni anno di più, sui cittadini. È una questione irrisolta e lo sarà fino a quando si dovrà conferire la spazzatura a Lentini, si dovranno gestire discariche post mortem, si dovrà portare la frazione umida a Mantova. Ma anche fino a quando la differenziata non sarà fatta in modo tale da consentire il massimo riciclo dei materiali e generare economicità.
Una parte dei problemi potrebbe risolverli l’impianto previsto in contrada Pace, nella zona Nord di Messina, ma dopo otto anni non sono ancora partiti i lavori. Nel 2013 è stato finanziato un progetto per 12 milioni per la realizzazione di una struttura finalizzata alla gestione dell’indifferenziata, con una piattaforma per il residuo del trattamento meccanico biologico che ne riduce i volumi, recuperando frazioni riutilizzabili. C’è l’aggiudicazione ma non è stato ancora firmato il contratto e intanto è scaduta l’Autorizzazione integrata ambientale, che dovrà adesso essere ripresentata.
L’impianto potrebbe ridurre la Tari fino al 40% secondo alcune stime di MessinaServizi, ma per il momento è previsto invece un aumento del 9%. Nel 2021 infatti per eliminare i rifiuti serviranno circa 54 milioni di euro, 150 mila euro al giorno: spese per personale e mezzi, smaltimento e gestione delle discariche chiuse.
“Gran parte dell’aumento della Tari per il 2021 – ha precisato Dafne Musolino, assessore comunale ai Rifiuti e all’Ambiente – è da imputarsi ai criteri dettati dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, che impongono ai Comuni di inserire nella tariffa anche il costo della gestione delle discariche post mortem, i crediti di dubbia esigibilità, il costo delle bonifiche delle discariche su suolo pubblico che prima venivano sostenuti con fondi a carico del bilancio. La ragione del diverso assetto risponde all’applicazione del principio sancito da una direttiva europea ‘chi inquina, paga’ e viene applicato come una sorta di sanzione anticipata, per cui i cittadini sono messi a conoscenza del costo del servizio aggravato dalle condotte illecite, nell’ottica di sensibilizzarli”.
“Dunque – ha aggiunto – l’aumento del 9% è dovuto in parte ai servizi che di fatto vengono espletati e in parte al diverso criterio imposto da Arera ma rappresentano un aumento che, se confrontato con altre città, è davvero ridotto”.
Nei giorni scorsi i rappresentanti del laboratorio di partecipazione politica MessinAccomuna hanno attaccato l’Amministrazione De Luca non soltanto sui costi della Tari ma anche sulla gestione complessiva del servizio, in particolare del porta a porta, rivendicando i risultati raggiunti dal precedente esecutivo nella crescita della differenziata in città: “Accorinti ha investito per il porta a porta, acquisendo 34 mezzi (oggi usati da De Luca, nda) e ha avviato un servizio regolare e diffuso. Tra il 2013 e il 2018 la differenziata triplica passando dal 6% al 18%. È arrivato poi De Luca promettendo la diminuzione della Tari e un +45% di differenziata in sei mesi. Dopo un anno c’era un risibile +0,9%, che aveva rallentato la crescita precedente ( +1,8% nel 2016, +3% nel 2017, +3,7% nel 2018). A tutt’oggi è del 25% sotto l’obiettivo di due anni fa”.
Gli accorintiani contestano anche che MessinaServizi da due anni è mezzo non ha un direttore generale. “Ancora a giugno 2018 – ha risposto l’assessore Musolino – la raccolta differenziata a Messina veniva svolta solo in alcune parti del primo e del sesto quartiere, di certo non era un servizio diffuso Le percentuali di raccolta differenziata raggiunte a Messina fino ad oggi, e che si attestano al 40% (con un 35% di media) costituiscono un significativo risultato che conferma che le scelte intraprese sono state efficaci ed efficienti. Ne sia prova il fatto che Messina è l’unica città Metropolitana della Sicilia in cui la raccolta differenziata è svolta su tutto il territorio comunale, mentre a Palermo, differenziata al 15% circa, viene servita meno della metà della popolazione residente e a Catania il servizio riguarda solo il centro storico con una differenziata ai minimi nazionali, 9%”.