MESSINA – Non è solo una questione di ordine pubblico ma l’estremizzazione di un disagio che ha come principale campanello d’allarme la dispersione scolastica.
I numerosi episodi di violenza e aggressione con protagonisti dei minori hanno fatto salire i livelli di attenzione. La Prefettura ha disposto a piazza Cairoli l’implementazione dei sistemi di videosorveglianza e l’intensificazione dei servizi di controllo di Carabinieri e Polizia. Il comandante dei Vigili urbani Stefano Blasco, in Commissione consiliare ha parlato di due gruppi contrapposti, uno di ragazzi extracomunitari e un altro di messinesi: “Interveniamo ma il nostro apporto all’ordine pubblico è di ausilio alle altre Forze dell’ordine”.
Difficile, per i vigili, un controllo a tappeto con trecento soggetti in organico e tante funzioni da coprire a fronte dei novecento di cui la città dovrebbe essere dotata. Se si incrementano le misure di sicurezza in un luogo i gruppi si spostano da un’altra parte nel quadrilatero del centro. Gruppi aggregati, provenienti dalla periferia degradata che bullizzano coetanei, quindi, non baby gang organizzate, come hanno sottolineato in Prefettura e Questura.
“C’è un disagio giovanile – spiega Fabio Costantino, psicologo ed ex Garante dell’Infanzia e Adolescenza del Comune – che la pandemia ha acuito. I dati del report del Tribunale dei minori, ripresi dal presidente della Corte d’Appello Sebastiano Neri nella sua relazione, sono significativi. Nel civile ci sono circa duemila nuovi fascicoli aperti dalla Procura minorile, cinquecento in più rispetto all’anno precedente. Dieci anni fa erano solo trecento. Riguardano la dispersione scolastica, l’abbandono, l’abuso, il maltrattamento familiare, la povertà, situazioni in cui il Tribunale interviene a tutela del minore. L’anno scorso sono state dichiarate decadute dalla responsabilità genitoriale cento famiglie per il mancato rispetto dell’obbligo scolastico”.
La dispersione scolastica quindi è la punta dell’iceberg, “il sintomo – aggiunge Costantino – di un problema più grande, perché dietro ci sono i disturbi psichiatrici e le famiglie multiproblematiche. A questo si aggiunge il disagio psicologico: tra dicembre e gennaio abbiamo avuto due suicidi di minori. Altra cosa grave è l’aumento dell’uso di sostanze stupefacenti. Ci sono tra i segnalati anche dodicenni. Chi fa uso di sostanze o commette reati per buona parte non va a scuola. È sbagliato minimizzare la dispersione, che è un indicatore di una voragine dentro cui i minori sono precipitati. Non è allarmismo”.
Una situazione che va combattuta con un lavoro fatto a più livelli istituzionali. “È attivo dal 2019 – evidenzia ancora l’ex Garante dell’Infanzia e Adolescenza del Comune – un protocollo d’intesa che è stato scritto dal procuratore per i minori Andrea Pagano e che ho supportato con la Prefettura in cui si prevede che ogni ragazzo dopo venti giorni di assenza continuativa venga segnalato alla Procura minorile, non al Comune, che apre un fascicolo a tutela attivando tutte le risorse, da quelle sociali a quelle neuropsichiatriche”.
Questo protocollo secondo Costantino verrebbe in qualche modo depotenziato dall’accordo che il Comune ha fatto (la delibera è dello scorso 13 febbraio) con l’Ufficio scolastico provinciale per l’attuazione del Piano strategico integrato per la prevenzione e il contrasto alla dispersione scolastica con l’impegno di abbassare la dispersione sotto al 9% entro il 2030 secondo le linee guida ministeriali. “In questo piano – afferma – vengono esclusi il Tribunale dei minori, la Procura minorile e l’Asp. Malgrado si citi nella prima parte il protocollo del 2019 di fatto è un accordo a firma dell’Ufficio scolastico, del Comune e della Messina Social city”.
La dispersione non è quindi un fatto solo scolastico. Per la sua complessità ha bisogno di più livelli di azione per essere affrontata con un’integrazione delle diverse competenze. La figura del garante faceva da collante, ma dopo le dimissioni ad aprile scorso di Costantino il Consiglio comunale finora non ha attivato nessuna procedura per una nuova nomina. “Non c’erano più le condizioni per svolgere il mio lavoro – conclude – era stato avviato un percorso di isolamento istituzionale che avrebbe nel tempo danneggiato le mie battaglie a favore dei minori e la mia credibilità”.
A Costantino non era stato dato dal Comune un ufficio, operava nel Tribunale dei Minori che gli aveva messo a disposizione una stanza del Servizio sociale. “Alla Commissione regionale antimafia l’assessore Calafiore ha dichiarato che mi avevano proposto un ufficio del Palacultura, ma che avrei rifiutato. Non ho mai ricevuto nessuna proposta né scritta né verbale”.