MESSINA – Dopo l’ultimo surreale appuntamento social la città è ripiombata nella realtà e nelle tante questioni ancora aperte che aspettano una soluzione. Siamo ancora in piena pandemia, ci sono imprese al collasso – con tanti imprenditori che sabato sono tornati in piazza a protestare – e c’è la sfida sbaraccamento sempre aperta.
Per affrontare questi e tanti altri temi serve interagire con le varie istituzioni e non certo una campagna elettorale fino alle prossime regionali. Il sindaco Cateno De Luca non ha mai nascosto di aspirare alla Presidenza della Regione, ma si è anche impegnato per due mandati da sindaco. La rappresentazione delle dimissioni annunciate e ritirate è ormai diventata un classico nel repertorio del primo cittadino e non è detto che non venga riproposta da qui alla scadenza del mandato amministrativo. Sempre che non sia il Consiglio, nel frattempo, a optare per la sfiducia visto che lo scontro con il primo cittadino ha assunto nei giorni scorsi livelli surreali, culminati con una “black list” – con fuori solo i cinque componenti del gruppo misto, che hanno votato a favore della mozione pro De Luca – che contiene i nomi di quegli “asini volanti” che non possono neppure accedere alla sua stanza.
Il sindaco, dal canto suo, ha annunciato che non metterà più piede in Consiglio fino a quando sarà presieduto da Claudio Cardile, lasciando tutte le deleghe (Finanze, Partecipate e Programmazione economica, Rapporti con il Governo e le Istituzioni regionali e nazionali, Rapporti con il Consiglio, Risorse umane, Polizia municipale) al vice sindaco Carlotta Previti e all’assessore Dafne Musolino.
De Luca ha affermato di voler dar vita a una nuova fase amministrativa “per poter realizzare gli altri punti del programma. Finora molte cose sono state fatte, dal risanamento dei conti del Comune e della Città metropolitana, alla battaglia a Palazzo Zanca contro la classe dei burocrati scadenti e senza il senso del dovere, dai tagli ai premi produttività non dovuti, al miglioramento dei servizi con le nuove partecipate e alla fine delle esternalizzazioni fatte con appalti di favore”.
Il primo cittadino ha detto di non aver voluto lasciare la città a un commissario regionale, sottolineando di aver vinto la propria battaglia contro l’Asp, nonostante la rimozione del dg Paolo La Paglia – condizione che aveva posto per rimanere alla guida di Palazzo Zanca – alla fine non sia arrivata. Il giorno dopo la sua decisione “ogni nodo si è sciolto. Così Paolo La Paglia si è potuto spontaneamente presentare in Procura – ha detto De Luca – per rendere dichiarazioni su fatti e misfatti di cui, grazie alle mie denunce pubbliche, sono piene le pagine dei giornali e quelle dei social da almeno due mesi. E sempre in maniera spontanea, Maria Grazia Furnari, neo commissario, in un’intervista ha raccontato del disastro organizzativo trovato al suo arrivo all’Asp: dati sui contagi scritti a penna su fogli Excel; positivi che finita la quarantena venivano lasciati a casa senza comunicazioni; laboratori di analisi ingolfati da tamponi per mancanza di personale”.
Perché esasperare i rapporti con il Consiglio? Un Civico consesso che in questi anni ha votato tutti gli atti importanti che l’Amministrazione ha portato in Aula, con le ultime delibere, contratti di servizio e previsionale, esitate in soli due sedute. Questo malgrado De Luca non abbia suoi consiglieri, dato che nessuna delle sue sei liste è arrivata a superare lo sbarramento del 5%. Adesso in Aula c’è un fronte critico (Pd, LiberaMe, M5s, parte di Sicilia futura) che si è compattato e gruppi come “Ora Messina” e “Ora Sicilia” sempre più insofferenti.
Neppure il centrodestra condivide gli atteggiamenti del sindaco e da FI e Lega è arrivato l’invito a trovare un punto di convergenza. Ma è qui che De Luca continuerà ad avere supporto: basti pensare all’intervento durissimo di Libero Gioveni di FdI, che però ha poi votato sì alla “mozione di fiducia”. Ma se le proposte sono a beneficio della città nessuno alla fine si potrà tirare indietro. E questo il sindaco lo sa.