Messina

Vaccini, corsa contro il tempo per dare una scossa ai numeri a Messina

MESSINA – Con una forbice fra il 30 e il 40%, quella messinese nel mese di aprile era la prima provincia siciliana per somministrazioni di vaccini anti-Covid-19. Un primato però che in questi sei mesi è andato perduto, con il territorio che è finito addirittura in coda ai dati siciliani.

C’è una parte di popolazione, dal capoluogo alla zona ionica, che non si riesce a coinvolgere, eppure non sono mancati i centri vaccinali attrezzati né le iniziative ludiche e culturali che dovevano fare da richiamo. Non sono più 21 i Comuni che erano stati segnalati perché fermi sotto la soglia critica, sono adesso meno di dieci, ma resta il problema del capoluogo che ha percentuali che abbassano la media provinciale, che si attesta intorno al 73%.

Alberto Firenze, commissario per l’Emergenza Covid-19, spiega al QdS i motivi che hanno contribuito a frenare la campagna vaccinale: “Abbiamo studiato i dati dell’adesione alle campagne di screening e sono rispondenti alla difficoltà che c’è adesso sui vaccini anti-Covid. C’è una parte di provincia fino a Milazzo che ha percentuali vicine a quelle di Palermo, al di sopra dell’80%, Messina città e zona ionica hanno numeri che fanno abbassare il dato provinciale. È lo stesso zoccolo duro, rilevato dall’Asp negli anni, restio ad aderire a screening di prevenzione oncologica e vaccino antinfluenzale. Una situazione conosciuta dai responsabili territoriali della prevenzione”.

“Come mi hanno riferito – sottolinea Firenze – l’assenza in questi anni di una figura di riferimento stabile nel Dipartimento Prevenzione ha influito negativamente. Da un paio di mesi c’è un direttore, Edda Paino, che malgrado sia facente funzione sta cercando di organizzare il servizio, ma prima era un continuo alternarsi di figure. Queste cose alla lunga si pagano”.

Questa è una delle criticità della sanità messinese che l’emergenza Covid ha portato sotto i riflettori: senza strategie per un coinvolgimento massiccio della popolazione, le campagne di prevenzione falliscono il loro scopo, sprecando investimenti e risorse. “Non abbiamo lasciato nulla di intentato – continua Firenze – e continueremo con degli aggiustamenti. Abbiamo scelto di realizzare un hub vaccinale al parcheggio Lumbi di Taormina, il più grande in provincia, ma ha funzionato poco, tanto che lo stiamo chiudendo. Rafforziamo quella parte di provincia più in difficoltà, aprendo a Giardini e in aree sulla Statale. L’obiettivo è andare incontro alla gente: faremo giornate dedicate a Trappitelo, frazione di Taormina con più residenti, apriremo in maniera continuativa a Villa Ragno a Santa Teresa Riva ed entro fine mese anche a Gaggi”.

Il commissario si rammarica dei risultati non rispondenti agli sforzi messi in campo, anche perché un certo modello organizzativo, ribadisce, è partito proprio da Messina ed è stato poi imitato dagli altri. “Qui c’è anche un’elevata presenza di soggetti contrari alle vaccinazioni – spiega – che hanno influito sull’opinione pubblica: un magistrato, professori universitari e insegnanti, una parte degli avvocati e anche un numero importante di medici. A San Filippo del Mela un’insegnante si è presa la briga di fare stampare manifesti, pagare la tassa pubblicitaria e metterli in tutta la Valle del Mela”.

Si è molto discusso sul ruolo non proprio incisivo avuto dai medici di medicina generale: “Sicuramente non si sono stracciati le vesti, ma ci sono stati quelli più attivi. Li ho riuniti e nonostante gli incentivi previsti, come Struttura commissariale gli stiamo fornendo amministrativi in modo che non debbano pagare una persona per registrare sul portale, così abbiamo tolto anche questo motivo di rimostranza”.

Intanto sono stati fissati nuovi parametri da raggiungere entro il 31 ottobre: l’80% di prime dosi e il 70% delle seconde. “Paradossalmente – spiega Firenze – dobbiamo lavorare più sulle prime dosi, perché è qui che siamo indietro. Stiamo andando di nuovo dai residenti delle baracche, perché in estate c’è stata una risposta poco significativa. Non c’è stato un aumento di vaccinati in prossimità: tutti quelli che lavorano sono vaccinati, ma c’è una grande fascia di persone disoccupate o che fa lavori saltuari o irregolari e su questi stiamo lavorando con gli assistenti sociali del Comune, girando porta a porta nei quartieri. Così si coniuga la necessità di censirli per i sostegni con quella di vaccinare”.