Messina

Messina, vecchia Atm in liquidazione e nuova Spa

MESSINA – Atm, azienda speciale in liquidazione e nuova Spa da avviare. Due questioni concatenate che non sono riuscite ad avere quel rapido epilogo che l’Amministrazione comunale aveva immaginato. Così, dopo un anno si parla ancora di stipendi in ritardo e mancanza di liquidità, mentre la bocciatura del Piano di liquidazione da parte del Consiglio comunale ha avuto come effetto immediato l’invio alla Regione Sicilia della richiesta di attivazione della procedura di liquidazione coatta amministrativa dell’azienda speciale.

Allo stesso tempo la Commissione dei liquidatori ha confermato la cessazione del servizio entro il prossimo 31 marzo, significa che entro quella data si dovrà perfezionare il passaggio di uomini e mezzi dalla vecchia alla nuova società e non sembra un’operazione semplice, considerati i risultati emersi dalle prime interlocuzioni con i rappresentanti dei lavoratori.

Le procedure per il passaggio dei 461 dipendenti in Atm Spa infatti, dopo la bocciatura delle richieste sindacali, dovranno essere discusse al centro per l’Impiego. Da sottolineare che il Collegio dei liquidatori ha incontrato i sindacati in due distinti tavoli tecnici, da una parte i rappresentanti di Cisl, Faisa, Ugl e Orsa e dall’altra Filt Cgil, UIltrasporti e Cub Trasporti, due schieramenti contrapposti, il primo vicino all’Amministrazione, firmatario del Salva Messina, il secondo contrario alla liquidazione dell’azienda speciale perché considerata una scelta politica, fatta per gettare le condizioni di una privatizzazione del servizio e non dettata da una grave situazione debitoria.

A rafforzare questa convinzione è anche arrivata nei giorni scorsi la decisione della Corte d’Appello del Tribunale di Messina che ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dalla Regione contro la sentenza di primo grado che assegna all’Atm dieci milioni di euro per chilometraggio mai riconosciuti dall’assessorato regionale ai Trasporti. Un credito questo, riferito solo agli anni 2012/2016, su cui non hanno fatto grande affidamento né il sindaco Cateno De Luca né i vertici della partecipata nominati nel 2018, all’atto dell’esame della situazione finanziaria di Atm, evidenziando solo la massa debitoria. Le contestazioni mosse durante il confronto di sabato, cui erano presenti i liquidatori – ma senza i rappresentanti del Comune e dell’Azienda subentrante, già titolare di contratto di servizio – sono di diversa natura ma le garanzie chieste sono sostanzialmente le stesse, così come la conclusione che solo al Cpi e in sede protetta possono essere formalizzate posizioni con cui tutelare i propri iscritti.

Il dubbio posto da Filt Cgil, Uil trasporti e Cub è se sia legittimo procedere nel trasferimento con un Piano di liquidazione bocciato e una richiesta di liquidazione coatta in corso. “In questo momento – ha detto Michele Barresi segretario Uiltrasporti – l’unica certezza è che siamo in presenza di 461 lavoratori con cessazione di contratto al 30 marzo 2020 e non bastano le garanzie del sindaco o accordi con Atm Spa non ancora ufficialmente subentrata nel servizio, a dare le necessarie garanzie occupazionali e economiche. Particolare attenzione dovrà essere riservata al saldo delle competenze di fine rapporto, quindi il Tfr, le ferie e i contenziosi in essere”.

Nel Piano di liquidazione il Tfr è stato quantificato in 5 milioni di euro, le ferie non godute che devono essere saldate ai lavoratori ammontano a un milione di euro e almeno tre milioni per le cause in giudizio che vengono riconosciute come fondate. Cisl, Faisa, Ugl e Orsa hanno rivendicato gli accordi, le tutele e le garanzie che Atm SpA e Atm in liquidazione hanno preventivamente sottoscritto con i sindacati firmatari del Salva Messina, lo scorso 14 dicembre e cioè l’applicazione del Ccnl degli autoferrotranvieri, il pagamento del Tfr entro 24 mesi e la facilitazione dei pensionamenti per chi ha maturato i requisiti secondo le recenti normative. Resta aperta la possibilità di sciopero in caso di mancato accordo.