Messina

Messina, via Don Blasco: si va avanti tra i numerosi intoppi

MESSINA – Oramai l’assessore e vice sindaco Salvatore Mondello non vuole più fare previsioni sul completamento della via Don Blasco – arteria strategica, importante alternativa alla via La Farina – specie se dovesse mai diventare opera compiuta il nuovo Porto di Tremestieri.

Via Don Blasco, ci sono ancora criticità da superare

Il tratto più complesso, quello dell’area ex Rifotras, doveva essere ultimato e consegnato a fine aprile, ma ci sono ancora criticità da superare e forse a inizio estate si potrà effettuare una parziale inaugurazione. Ne sono state effettuate finora tre, lungo un percorso che si snoda per quasi quattro chilometri: a dicembre 2020 e febbraio 2022 dall’allora sindaco Cateno De Luca e a novembre 2022 da Federico Basile.

Il contratto con la Medil Scarl, che si è aggiudicato l’appalto della via Don Blasco, è stato firmato nell’ottobre 2017. La ditta si era impegnata a completare l’opera entro 320 giorni dall’avvio: un progetto da 27 milioni di euro finanziato per il 55% dallo Stato, per il 25% dalla Regione e per il 20% dall’Autorità portuale. L’epilogo di questa tormentata realizzazione dovrebbe arrivare entro la fine del 2024, almeno queste le previsioni dello scorso marzo, quando la I Commissione consiliare aveva effettuato un sopralluogo nei cantieri. Il fine lavori entro l’anno lo aveva annunciato il direttore dei lavori Antonio Rizzo.

L’allungamento e riqualificazione di questa arteria erano state pensate nel 1989, iniziate a progettare nel 1996 e partite con i lavori sei anni fa. Tanti gli ostacoli in questi anni, il più problematico forse quello dello sgombero e demolizione delle case D’Arrigo. Altro nodo complicato quello della Rifotras, l’azienda di autodemolizione che si era prima opposta all’esproprio e che era da ostacolo per quei 150 metri tra via Salandra e l’ultima parte del viale Europa. È stato risolto il contenzioso con la ditta ed è stato dato il via libera ai lavori di questo che è il penultimo step previsto, con lo sgombero e la bonifica dell’area.

Il sopralluogo di Salvatore Mondello e Antonio Rizzo

Durante il sopralluogo di alcuni giorni fa, Salvatore Mondello e Antonio Rizzo hanno constatato lo stato dell’arte: “Superate le molte criticità, si tenta di consegnare la nuova strada prima possibile, ha detto il vicesindaco, non voglio indicare nessuna una data ”.

L’ultimo ostacolo tra viale Europa e via Salandra

Il percorso è delineato, anche se ancora non asfaltato, e lascia intuire il risultato finale di quel tratto che è l’ultimo ostacolo tra viale Europa e via Salandra. Quando sarà aperto si creerà un percorso unico da via Santa Cecilia a viale Gazzi, rendendo disponibile un nuovo tratto di settecento metri. Si potrà liberare anche il tratto di via Salandra collegato con via La Farina, lì dove ora si riversa tutto il traffico in entrata e uscita dalla nuova via Don Blasco.

L’altro cantiere di via Santa Cecilia

L’altro cantiere dove si sta lavorando è proprio quello di via Santa Cecilia, nella parte a valle, sotto il ponte ferroviario. Dev’essere abbassato il livello stradale e servirà qualche mese in più, si parla del prossimo autunno per vedere il tracciato asfaltato. Al tronco tre di Santa Cecilia ci sono stati dei ritardi dovuti alle opere che Rfi ha dovuto fare per mettere in sicurezza il ponte. Si è lavorato per lo spostamento di tutti i servizi presenti – Enel, fibra, Amam – e per il completamento della nuova linea di tubazione che consentirà il convogliamento di tutto il materiale Amam, che in pressione sarà inviato all’impianto di depurazioni di Mili.

Ma anche quando questi lavori saranno completati bisognerà attendere ancora per allungare il percorso: subito dopo, infatti, dovrà essere demolito e ricostruito il piccolo viadotto che collega il cavalcavia alla vecchia strada Don Blasco. Il percorso, infine, sarà allungato anche verso Sud, solo duecento metri per evitare il tappo di viale Gazzi. La via Franza prosegue naturalmente fino al muro della caserma del XXIV Artiglieria, il percorso, a quel punto, andrà verso via Taormina, ma per realizzarlo bisogna demolire una quarantina di baracche del rione, quelle a ridosso del muro della caserma. Solo una decina sono abitate e quindi, prima ancora, bisognerà trovare una sistemazione per le famiglie che vi risiedono. Anche in questo caso quindi, come è già successo con le case d’Arrigo sarà indispensabile il coinvolgimento di ArisMe e dell’Ufficio commissariale per il Risanamento.