Messina

Messina, Via Don Blasco: un cantiere e tante incognite

MESSINA – Tre inaugurazioni parziali, ma ci sono ancora intoppi da superare prima di vedere il completamento di un’arteria strategica per la città. Sono solo 3,8 chilometri ma la strada verso la riqualificazione della via Don Blasco è stato un vero e proprio percorso a ostacoli. E lo è ancora di più se pensiamo che siamo a poco più della metà di quei quasi 4 chilometri e restano ancora due grossi nodi da sciogliere.

C’è la connessione tra la vecchia via Don Blasco e via Santa Cecilia e quella tra viale Europa e via Salandra. Nel primo caso si potrà procedere dopo la conclusione delle opere di Rfi con l’abbassamento del livello stradale sotto il Ponte ferroviario. Nel secondo caso per proseguire si aspetta la bonifica dopo il trasferimento dei macchinari della Rifotras, azienda di autodemolizioni che non senza resistenze ha dovuto accettare di liberare l’area.

Un altro motivo di blocco del completamento sembra si sia risolto in questi giorni: il cavalcavia che collega via Tommaso Cannizzaro alla parte a mare deve essere demolito e ricostruito, serviva una variante ma “lo scorso dicembre – hanno fatto sapere il sindaco Federico Basile e il vice Salvatore Mondello – era stato pubblicato un decreto con dati inesatti. Grazie all’intervento del deputato regionale Giuseppe Lombardo siamo riusciti a risolvere in maniera velocissima la questione legata all’approvazione della variante, ottenendo il decreto di rettifica che sostituisce quello erroneamente pubblicato”.

Nei giorni scorsi intanto la consortile Don Blasco aveva preannunciato il licenziamento delle maestranze occupate nel cantiere, fermo in sostanza dallo scorso 30 giugno. “Da quella data – ha spiegato il segretario generale della Filca Cisl Nino Botta – l’impresa ha usufruito di 52 settimane di Cassa integrazione con la speranza che, nel frattempo, il Comune di Messina trovasse la soluzione alle interferenze che ostacolavano la continuazione dei lavori”.

Dopo l’annuncio che almeno sul cavalcavia si potrà proseguire, con la demolizione e la realizzazione di un’alternativa, i sindacati hanno chiesto all’Amministrazione di convocare l’azienda e le parti sociali per consentire ai lavoratori di riprendere al più presto le attività.

“Adesso è il momento che ai lavoratori venga subito consentito di rientrare in servizio”, ha detto il segretario generale della Cisl Nino Alibrandi, che ha ricordato come sia stato il sindacato a mettere a conoscenza la committenza, cioè il Comune, dell’invio della lettera di licenziamento, scattato il 6 febbraio.

“Abbiamo sempre avuto a cuore le sorti dei lavoratori e dell’opera” hanno risposto Basile e Mondello. Opera la cui genesi è durata alcuni decenni nel corso dei quali si sono succeduti a Palazzo Zanca sei sindaci e tre commissari straordinari.

Una scossa verso il traguardo l’ha data certo l’Amministrazione di Cateno De Luca, superando, con la demolizione delle case D’Arrigo, forse uno degli ostacoli più spinosi anche se ne restano altri due non di poco conto. E il merito l’ex sindaco non ha esitato a prenderselo con due inaugurazioni: quella del dicembre 2020 per il tratto di via Acireale, che è stato solo riqualificato, senza cambi nella circolazione; la seconda nel febbraio 2022, prima delle sue dimissioni, con l’apertura di 170 metri tra via Salandra e via Roma, con l’aggancio alla via Maregrosso.

Lo scorso novembre è toccato al neo sindaco Federico Basile tagliare il nastro sul collegamento con via Acireale e viale Gazzi, grazie a un’apertura di cento metri, in corrispondenza del deposito Atm. Un tratto che rende possibile aggirare 500 metri molto trafficati di via La Farina.

L’arteria costituisce proprio un’importante alternativa alla via La Farina, specie quando diventerà operativo il Porto di Tremestieri, altra opera con un iter tormentato. Il contratto con il Consorzio Medil Scarl, che si è aggiudicato l’appalto della via Don Blasco, è stato firmato nell’ottobre 2017. La ditta si era impegnata a completare l’opera entro 320 giorni dall’avvio: un progetto inizialmente da 27 milioni di euro finanziato per il 55% dallo Stato, per il 25% dalla Regione e per il 20% dall’Autorità portuale. E l’epilogo ancora non c’è per un’arteria pensata nel 1989, iniziata a progettare nel 1996 e partita con i lavori nel 2018.