Messina

Zes, occasione da non perdere per rilanciare l’economia messinese

MESSINA – “Non siamo inseriti nella governance delle Zes e sarà nella collaborazione con l’Autorità di Sistema portuale della Sicilia orientale che, se non cambia l’assetto, dovremo trovare un modo per cogliere l’opportunità di attrarre investitori”. Così ha risposto al Qds alcune settimane fa, Mario Mega, presidente dell’Adsp dello Stretto, che nella recente audizione in Commissione all’Ars ha ancora ribadito che l’Autorità deve far parte del Comitato di indirizzo sulle Zes.

Al suo fianco si è schierato il sindaco Cateno De Luca, chiedendo al Governo siciliano i motivi per cui non è stata richiesta una terza Zona economica speciale interregionale, così come proposto dal Piano strategico approvato dalla Regione nel 2018.

“Furono definite le aree – ricorda il presidente della Camera di Commercio, Ivo Blandina – e si stava lavorando insieme, enti e istituzioni, per avere un sistema portuale ‘core’. Avevamo tutti i numeri, visti i volumi di traffico che registriamo, ma il lavoro è stato interrotto e non siamo riusciti a fare sistema. È mancata la coesione”.

Per l’inserimento dell’Adsp dello Stretto nel Comitato di indirizzo stanno tentando un percorso i deputati del M5s, che hanno genericamente parlato di un emendamento da presentare “alla prima occasione utile”.

I sette Comuni messinesi in cui ricadono le aree Zes hanno comunque la loro grande occasione. “Può essere una grande opportunità di sviluppo per il territorio – commenta il segretario della Uil, Ivan Tripodi – e di crescita per le imprese e l’occupazione. Ma ci deve essere a sostegno un progetto solido, che apra prospettive, che non riduca le Zone economiche speciali a zone in cui si erogano sussidi. Avere all’interno del Comitato di indirizzo un rappresentante dell’Adsp dello Stretto sarebbe certo utile”.

Ivo Blandina fa poi un’analisi di prospettiva: “Le disposizioni che riguardano le capacità attrattive delle Zes dipendono dalla normativa nazionale, soprattutto per la fiscalità. Sono tutte aree a vocazione logistica e di funzione legata alla mobilità, a parte i servizi connessi, è poi possibile insediare delle attività. L’unico problema è la sovrapposizione di competenze nel rilascio delle autorizzazioni e la stratificazione di strumenti di pianificazione, penso alle Zone a protezione speciale o ai Piani regolatori. Bisognerà rendere la vita più facile ai potenziali investitori perché non basta definire le regole di massima poi bisogna coordinare il sistema in modo che non si alzino muri. Semplificazione, sburocratizzazione e tempi certi, questa è la chiave”.

E per l’imprenditoria messinese potrebbero esserci vantaggi significativi. “Pensiamo – sottolinea il presidente della Camera di Commercio – a tutte le aree commerciali e produttive ormai inglobate nel centro urbano, dove ci sono attività che hanno sempre meno relazione con il commercio locale e si possono delocalizzare nelle Zes. Con nuovi investitori si può spingere la nostra giovane imprenditoria, quella delle start up e dell’innovazione, in aree favorevoli per crescere. Tutti i settori possono essere avvantaggiati sfruttando la presenza di infrastrutture per il trasporto, pensiamo alle agevolazioni anche per il trading per il commercio internazionale”.

Per Blandina, che è anche presidente di Sicindustria Messina, l’imprenditoria è pronta e dovrebbe esserlo anche chi sul versante pubblico pianifica, programma e fa investimenti funzionali alla realizzazione delle Zes. “A proposito di limiti – spiega – si corre il rischio che da una parte si creino presupposti per agevolare nuove imprese e dall’altra si possa scoraggiare. Nell’area perimetrale del Sin, tra Milazzo e la Valle del Mela, stiamo assistendo a un impoverimento perché ci sono vincoli come quello della caratterizzazione per eventuali bonifiche dei terreni che comporta costi che sono l’antitesi per avvicinare nuovi investimenti produttivi. Il Pnrr ha definito quali sono i settori da sviluppare e dove investire, in economia green e innovazione e questa è l’occasione per settori tradizionali di reinventarsi”.

“Come Sicindustria – conclude – credo che il settore produttivo, che arretra in punti di Pil e occupati, ha un’occasione per crescere. Agroalimentare e manifatturiero vanno protetti, da questo discerne terziario, servizi e turismo”.