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Migranti: Corte Ue; Mediterranea, salvare vite non è un crimine

“Salvare vite umane non è un crimine, rimpatriarle senza tutelare la loro dignità e la loro sicurezza, sì”.

Così Mediterranea Saving Human commenta la sentenza della Corte di giustizia europea sui rifugiati sottolineando che, “in un mondo capovolto in cui i governi sono troppo impegnati a combattere le navi che salvano le vite invece che accertare le responsabilità dei crimini contro l’umanità” è necessario continuare a denunciare ogni violazione del diritto.

“La Corte ribadisce con forza un principio cardine del diritto internazionale: il ‘non refoulement’ che tutela la vita e la dignità delle persone e la cui violazione deve essere condannata anche quando avvenga in modo indiretto, con la consegna a stati o enti terzi di persone che subiranno tortura o morte”.

“E allora – dice Mediterranea – in base proprio a questa sentenza e ai principi su cui si fonda, chiediamo ancora una volta: e coloro che sono respinti in Libia, con azioni coordinate da aerei europei che guidano le motovedette libiche nelle catture in mare?”.

Cosa dovrebbe dunque accadere “quando un’autorità italiana chiede a una nave italiana di consegnare al diretto controllo della cosiddetta Guardia Costiera Libica, donne, uomini e bambini profughi di guerra di quel paese, per essere ricondotti lager dove si praticano tortura e omicidi?”

E dunque, conclude la ong, “come valuterebbe la Corte di Giustizia europea se l’accusa di questo grave crimine fosse già sostenuta da copiosa documentazione e testimonianze dirette?”.