Sì, è l’appuntamento dell’anno, quello da non perdere a tutti i costi, specie quelli praticati nella World City of Design, sto parlando dell’annuale Milan Design Week, evento che si tiene ogni anno nella capitale mondiale del design, quello esibito per lo più, ma che si attesta come palcoscenico irrinunciabile per tutti gli attori che afferiscono alla disciplina sapiente e meravigliosa dell’opera di progetto e di produzione con il design, costituita da tutta una fauna roboante e transgenerazionale, talvolta malevola e frequentatrice della sola cifra divistica, fatta da designer, brand noti e meno noti ubicati ad ogni latitudine del pianeta e, buyers che fanno finta di volare sopra le mirabolanti proposte poste in ostensione dal nostro inimitabile, strepitoso, seducente Made in Italy.
Sì, quello milanese della Design Week con i suoi due epicentri, quello ubicato a Rho del Salone del Mobile e quello spruzzato a macchia d’olio lungo ogni anfratto della cartografia possibile consentita a poter accogliere e porre in ostensione elementi nuovi e meno nuovi, è il miglior parterre in assoluto al mondo, appuntamento irrinunciabile per ogni entità produttiva, per ogni designer che desideri poter porre in visione la sua opera sapiente, lungo i numerosi ambiti applicativi in cui si esprime la disciplina, cresciuti a dismisura negli ultimi venti anni, in ragione della questione cromosomica agganciata all’esercizio del progetto di design, ovvero quella di riuscire, a differenza di altre discipline, a generare azioni concrete nella nostra vita reale.
Ma vediamo di dare un’occhiata a come si sono espressi i designer, le aziende e le scuole del Design siciliane in tale evocativo e vocato ecosistema mediatico. Al Salone Satellite 2024, la manifestazione del Salone del Mobile dedicata ai designer under 35 ed alle Scuole di Design, il cui tema è ascritto nelle triade costituente i tre termini più gettonati in ambito globale: “Design, Uomo e Natura”, poche le declinazioni assonanti con il tema summenzionato e le proposizioni poste in visione negli spazi, sempre tanto ambiti e contesi, da 22 Scuole del Design provenienti da ogni angolo del mondo e, da un nugolo di designer emergenti. Tra questi ultimi, mi preme parlare del sapiente lavoro condotto dalle compagini costituite dai miei giovani amici, quegli allievi designer che frequento costantemente da anni, appartenenti alla migliore espressione del design contemporaneo che emerge con prepotente coraggio e con espressioni semantiche consistenti, dal Dipartimento del Design del Politecnico di Milano, sapientemente diretto da Francesco Zurlo, con l’opera del collettivo cui afferiscono Bernardo Reale (di origini siciliane e figlio d’arte, la madre è una grafic designer portentosa!), Cristiano Romanò, Marta Mitelli, Francesco Olmo Bortoloso, Beatrice Ciavarella, con il loro lavoro dal titolo “Cos’hai da guardare? Piccola guida contro grandi Cyber Stronzi”, o il dispositivo illuminante dalla fisionomia variabile messo a punto con maestria da Davide Salvati, o ancora, la seducente bilancia “AT. Il peso dell’innovazione” degli allievi designer Gloria Citterio e Luigi Cristiano, un elemento in grado di poter accogliere proposizioni morfologiche di varia natura, un oggetto d’uso dove il meccanismo coincide con la forma dell’oggetto, manifestando l’essenza dinamica dell’elasticità, in armonia con l’efficienza delle forma naturali.
Ma anche Abadir, l’Accademia del Design abilmente diretta da Lucia Giuliano, quest’anno è tornata al Salone Satellite, presente al padiglione 5/7, stand D07 di Fieramilano Rho, con una selezione di progetti che indagano il rapporto tra design, uomo e natura, realizzati dalle studentesse e dagli studenti della poderosa entità formativa, ubicata alle pendici dell’Etna, che in un decennio e più di attività si pone ora con fierezza quale realtà formativa nel novero delle dieci Scuole del Design più incidenti al mondo.
Tra gli elementi posti in ostensione ai numerosissimi fruitori, mi preme ricordare Fresco The Green Fridge, un vaso in terracotta che si comporta come un frigorifero ad impatto zero, e poi Sartorius, una piastra in basalto lavico dell’Etna per la cottura ad induzione, a From Zucca to Luffa, una ricerca sulle spugne naturali che è possibile ricavare da una particolare varietà di zucca; ed ancora, i progetti realizzati per il Parco Paternò del Toscano, monumentale giardino botanico a Sant’Agata Li Battiati, che spaziano tra wayfinding, branding, comunicazione visiva, product design, installazioni e allestimenti; alle pubblicazioni editoriali dedicate al territorio dell’Etna, alla sua biodiversità, alla sua storia e alle sue texture, e tanto altro ancora. In tale roboante contesto, è stata inoltre presentata Waterschool South, spin-off siciliano della WaterSchool: un progetto educativo co-curato da Andrés Fredes, realizzato in partnership con lo studio olandese Makkink & Bey, incentrato sull’importanza strategica dell’acqua quale risorsa finita, per poter generare meccanismi atti a produrre consapevolezza ed innescare così processi che possano stimolare il progresso culturale, accademico e scientifico per realizzare condizioni atte a poter ottenere un miglioramento della qualità della nostra vita nel Sud del nostro paese.
Waterschool South coinvolgerà gli attori locali, allo scopo di poter immaginare potenziali risposte possibili alle numerose, multiformi sfide che emergono dal contesto ambientale siciliano, che includono questioni come la desertificazione, il turismo crescente e la possibilità di poter gestire in maniera consapevole la sua impronta, la prevenzione degli incendi boschivi e l’utilizzo sostenibile delle risorse idriche. Tale iniziativa, prenderà il via con una Summer School, un’esperienza immersiva della durata di sette giorni che terrà in Sicilia dal 22 al 28 luglio 2024, con una sessione d’apertura che verrà accolta nello scenario estremamente coinvolgente di Radicepura, il museo-giardino rinomato ad ogni latitudine del pianeta, per la sua vasta collezione di flora mediterranea e tropicale, realtà nota per il suo impegno nella conservazione botanica e nella sostenibilità ambientale.
Ma Radicepura è stata anche protagonista, con un intervento pregnante di Mario Faro, all’ormai consueta ed imperdibile annuale confidential talks organizzata dalla Delegazione Sicilia di Adi Associazione per il Disegno Industriale, ubicata all’interno dell’Adi design Museum-Compasso d’Oro, che recava già nel titolo una dichiarazione d’intenti: “Designland x Natura”. Tra i suoi relatori, oltre al sottoscritto, ha visto Vincenzo Castellana quale moderatore ed Andrea Branciforti in qualità di presidente della Delegazione siciliana Adi, poi le designer Enrica Arena di Orange Fiber ed Adriana Santanocito di Ohoskin, Annalisa Spadola direttore Marketing di Moak, Antonio Rizzuto CEO di Escooh che con il suo brevetto denominato “Legno Vivo” ha rivoluzionato le metodiche di approccio alle tradizionali lavorazioni del legno massello, rendendo le improbabili metodiche ed i processi di lavorazione dapprima negate dalla struttura propria del pregiato materiale naturale, questione possibile e territorio di sperimentazione aperto alle nuove esaltanti proposizioni condotte dai designer provenienti da ogni luogo del pianeta.
La Commissione Tematica Adi per l’Handmade in Italy, cui fanno parte sin dalla sua fondazione parecchi designer siciliani, ha realizzato un convegno nei locali della Fondazione Asilo Mariuccia, che ha visto Giorgio Tartaro quale moderatore dell’evento dal titolo “Il legno per un neodesign sostenibile ed inclusivo”, con gli interventi del presidente della Commissione Tematica Claudio Gambardella, con la presidente della Fondazione ospitante Emanuela Baio, il designer Aldo Bottoli, la docente di Industrial Design del Politecnico di Milano Marina Parente, il designer Lorenzo Damiani, il sottoscritto con un intervento dal titolo “Toy’z Design. Il gioco del design del gioco” in cui è ascritto il titolo della mia prossima pubblicazione, ed il Ceo di Montessori BF Bruno Faustini che è il fondatore dell’azienda partner del concorso sul tema del giocattolo in legno, che la Commissione Tematica svilupperà in sinergia con Adi e Fondazione Asilo Mariuccia, e che in tale occasione, per l’appunto, è stato presentato.
Orografie, brand tutto siciliano fondato dalla producer Giorgia Bartolini, che accoglie nel suo palmares alcuni tra i designer più interessanti del recente panorama propositivo italiano, è stato presente alla Milan Design Week 2024 con la sua seconda collezione, costituita da 13 nuovi sbalorditivi oggetti, aderenti alle frequenze proprie dettate dal Manifesto del Design Anfibio, consistente riferimento generato dall’opera di Vincenzo Castellana – art director del brand e mio poderoso amico “boxeur del design anfibio”, come sono solito chiamarlo ormai a partire da quel debutto del brand Orografie e della prima collezione, cui sono stato coinvolto come designer con la creazione di “Voyeur, armadio svergognato” – e da Domitilla Dardi, storica e critica del design, presenti entrambi all’evento d’inagugurazione insieme ai designer Elena Salmistraro, Giulio Iacchetti, Francesca Lanzavecchia, Martinelli+Venezia, insieme a giovani talenti dell’Italian Design, intercettati mediante la piattaforma Emersivi (ennesima creatura del brand, ad opera di Vincenzo Castellana e Giorgia Bartolini, che negli anni, mediante il dispositivo del workshop esibito ad Edit Napoli, è riuscito nell’intento di poter reclutatore alcuni tra i migliori giovani talenti della disciplina presenti nel nostro paese), nei locali di Mosca Partners, in prossimità dei Navigli.
Della collezione fanno parte oggetti anfibi che, come amici quotidiani, sono stati presentati con entusiasmo e dedizione da Luciano Galimberti, presidente di Adi, dalla entusiastica incursione prodotta da Michele De Lucchi, e dall’intervento di Marinella Ferrara, docente di Materiali per il Design del Politecnico di Milano, anch’essa di origini siciliane. Quest’ultima protagonista del workshop tenutosi con la piattaforma Emersivi nel 2024, il cui brief, di design di prodotto, era focalizzato su due ambiti specifici – Food Rituals e Selfcare -, dove gli studenti del terzo anno di Industrial Product Design del Politecnico di Milano, assistiti dalla docente e dal tutor Alessandro Squatrito, si sono misurati con il pensiero di Orografie declinando, in forma di progetto, le loro idee.
E ne sono nati alcuni sorprendenti dispositivi, che sono stati dati in visione nell’allestimento espositivo del brand all’interno dell’evento denominato “Nuovi riti da abitare” a Design Variations. I cinque giovani designer ‘emersi’ sono: Giulio Codella (2000) con Maleducato/Maleducata, Omar Hannachi (2001) con Impianto, Marta Marino (2001) con NonSedia, Giorgio Pagani (1999) con NonTavolo, Xu Zheng (1999) con Virgola. E poi, come in ogni escursione, ci si dirige nella direzione propria dei luoghi dell’anima, quali irrinunciabili sorgenti di adesione ad inossidabili frequenze del sentimento, come l’evento espositivo dedicato a Cini Boeri alla Biblioteca del Parco Sempione, dove l’emozione delle opere e dei disegni posti in visione ai fruitori viene ad amplificarsi, in ragione della consapevolezza di trovarsi in totale, assoluta immersione nelle magiche trasognati ombre generate dalla moltitudine di essenze vegetali presenti all’interno del parco cittadino, a fare da cornice all’evento.
Poi è stata la volta della mostra dedicata ad Alessandro Mendini dalla Triennale di Milano, dal titolo “Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini” certamente esaltante per la presenza di una mole considerevole di elementi in mostra, ma debole dal punto di vista dell’impianto allestitivo; o, ancora, l’emozione di potersi trovare all’interno dello studio dove hanno esercitato la loro magistrale opera sapiente di designer i fratelli Castiglioni, respirando il profumo ammaliante della carta da disegno e di quel legno, ormai stagionato, delle matite ancora poste in una seducente composizione di ordine/disordine, propria degli studi di progettazione. Esso è un luogo a me sacro, così come a diversi designer provenienti da ogni angolo del pianeta, che ti capita di incontrare al suo interno, luogo d’elezione da qualche tempo divenuto Fondazione Castiglioni, per l’appunto, magistralmente diretto dalla mia portentosa amica Giovanna Castiglioni, figlia di Achille.
Quest’anno è stata la volta di Chiara Alessi, che rivedo sempre volentieri (e come sono solito dirle, ogni volta, noi due insieme rappresentiamo lo zoccolo duro della critica del design in Italia!), poi Jasper Morrison, Norman Foster e Naoto Fukasawa e, dalla osservazione della loro dedizione ed insieme della devozione con cui questi attori della cifra divistica propria della cultura del progetto contemporaneo cercavano di metabolizzare ogni anfratto, ogni elemento dato in ostensione ai fruitori, basta poco a renderti conto di vivere in un paese dove gli elementi d’ingegno e le innovazioni hanno sempre albergato. Mi riferisco al design come dimensione aggettivale, comparativa, contrastiva e persino pervasiva, quale unica traiettoria qualificante per poter mettere in luce le necessarie differenze, indispensabili, queste ultime, per poter costruire identità di gruppo.
E devo dire, che mi sembra compiuta come descrizione su ciò che sta accadendo al design in questo momento storico… e, come al solito, la Sicilia è laboratorio di sperimentazione in tal senso, e da millenni. Non mi resta che augurarvi un Arrivederci al prossimo anno, Design People!