MILAZZO (ME) – A gennaio ha debuttato anche in Germania, in occasione del Salone nautico internazionale di Düsserdolf, l’esperienza del MuMa di Milazzo. Un innovativo Museo del Mare, in continuo “work in progress” dove si fa scienza, laboratori di arte e didattica, percorsi educativi finalizzati al rispetto del pianeta mare e alla sua salvaguardia attraverso la consapevolezza. Protagonista per nove giorni all’Ocean Forum, il Museo milazzese è stato ospite della German Ocean Foundation, nell’ambito dell’iniziativa “Love your Ocean”. Idee e progetti avanzati di educazione ambientale volti alla protezione del mare e degli oceani, sono stati apprezzati da un pubblico internazionale interessato che ha avuto la possibilità di scoprirlo in virtuale.
La storia del MuMa, inaugurato il 9 agosto del 2019 e divenuto in pochissimo tempo un nuovo fiore all’occhiello dell’Area marina protetta di Milazzo, raggiungendo nuove latitudini per promuovere attività contro l’inquinamento dell’ecosistema marino. Situato in una vecchia ala del Castello, nel suggestivo Bastione di Santa Maria, ne è diventato il valore aggiunto. Non un luogo statico e distante ma una realtà attiva, proiettata in difesa del mare e del patrimonio faunistico che vive tra i fondali, costantemente minacciato dalle insidie umane.
Il Muma suggerisce un modello di biodiversità che lo rende un Museo unico nel Sud dell’Italia. La sua storia è legata a un fatto triste: la morte di un capodoglio, un giovane esemplare maschio lungo dieci metri chiamato Siso, rimasto intrappolato in una delle tante reti usate abusivamente dai pescatori. Impigliandosi al largo delle isole Eolie venne trascinato dalle correnti fino a spiaggiarsi a Capo Milazzo, dove smise di lottare. Sembrava la brutta fine della sua storia ma era solo l’inizio di un nuovo capitolo che, da lì a poco, avrebbe reso Siso un’opera d’arte unica. L’intuizione fu del biologo marino Carmelo Isgrò di Milazzo, diventato il fondatore e direttore del MuMa. Accorso in spiaggia, nel vedere l’imponente carcassa del cetaceo che galleggiava senza vita, pensò che non poteva finire in quel modo. Decise quindi insieme al Museo della Fauna dell’Università di Messina di scarnificare il capodoglio, e dopo averne pazientemente raccolto e ripulito le ossa, riuscì a ricomporre lo scheletro del cetaceo che rappresenta l’attrazione principale del Museo. L’installazione, posizionata in alto all’ingresso, è il simbolo del male che può fare l’uomo, facendo riflettere sul fenomeno purtroppo ancora largamente diffuso della pesca illegale e della plastica nel mare.
“Questo Museo – spiega il ricercatore Isgrò, autore della guida della natura di Capo Milazzo – è stato concepito con una chiave diversa che lo rende unico. Qui la scienza e l’arte si uniscono per guidare i visitatori in una dimensione nuova. Un viaggio spirituale che propone un rapporto armonico dell’uomo con la natura, affinché non ci siano più altri Siso uccisi con reti da pesca e la plastica nella pancia. Qui si organizzano mostre e laboratori di arte attiva, si impara attraverso la didattica interattiva, la realtà virtuale e aumentata, la multimedialità. Chi viene al Muma deve capire l’impatto che può esercitare sull’ecosistema e la necessità di un cambiamento del rapporto con il mare, prendendone coscienza”.
Ispirato alle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, il Museo si compone di tre sale che segnano l’inizio e la fine di un percorso. Nella prima, Inferno, si notano sulle pareti tante reti da pesca uguali a quella che ha ucciso Siso. Sparsi sul pavimento migliaia di cotton fioc e tappi di plastica raccolti in pochi metri di spiaggia a Milazzo. La seconda sala, Purgatorio, propone una collezione di infografiche, una cineteca e biblioteca dedicati al pianeta mare e all’impatto dannoso causato dalle azioni scellerate dell’uomo. Il tour si conclude nella terza sala, Paradiso, dominata da una particolare installazione artistica. Uno schermo multimediale che trasforma i visitatori in grandi gocce d’acqua, quelle del mare inteso come casa da amare e rispettare.
Il tour virtuale in 3D realizzato in partenariato con l’Unesco e il gruppo Prada, veicola visitatori da varie parti del mondo. Partner istituzionali del MuMa, che non gode di finanziamenti pubblici, sono il Comune di Milazzo con l’Area marina protetta e l’Università degli studi di Messina con il Museo della fauna.