MINEO – Dopo la chiusura, avvenuta a luglio, del Cara di Mineo, gli oltre cento cani che vivevano nel centro sono stati lasciati soli, senza la presenza umana.
“Solo noi e l’Amministrazione comunale – sottolinea l’Enpa – ci siamo presi cura di loro, ma ora c’è una emergenza: entro Natale, la struttura deve essere liberata”. La Presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, ha scritto ieri mattina al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, chiedendo che il Viminale faccia la sua parte in questa disperata corsa contro il tempo. “Il 9 luglio scorso è stato chiuso il Cara di Mineo”, scrive Carla Rocchi a Luciana Lamorgese. “Trasferiti altrove gli ospiti del centro, nessuno si è occupato di trovare una diversa e adeguata sistemazione per i cani presenti nella struttura. A luglio i cani erano ben 117, molti dei quali da noi sterilizzati e vaccinati in una missione Enpa coordinata con la Asp locale d’intesa con la Prefettura di Catania”.
“Da subito – ha aggiunto – con l’Amministrazione comunale di Mineo, ci siamo preoccupati dell’alimentazione degli animali e abbiamo avviato una campagna di adozioni. Tuttavia, lasciati improvvisamente soli e senza la presenza umana, molti cani sono andati altrove, altri sono morti investiti dalle automobili o vittime di avvelenamenti, altri per fortuna dati in adozione. Oggi restano 67 cani, ma siamo in una situazione di emergenza: entro Natale la struttura, per volere della proprietà, deve essere liberata dalla presenza dei cani. Noi e l’Amministrazione siamo stati lasciati soli. Eppure a luglio, con il precedente Governo in carica, il suo dicastero si era impegnato pubblicamente e con gran ritorno mediatico, a favorire la soluzione del problema”.
“Oggi, con il Natale alle porte, ci troviamo nella difficile condizione di fare in fretta. Da soli: soli con l’Amministrazione comunale. Abbiamo rafforzato la nostra comunicazione per accelerare le adozioni, ma i tempi non sono veloci, e ogni adozione – a nostro giudizio – non deve mai essere frettolosa, ma responsabile. Abbiamo predisposto un piano per il trasferimento dei cani in altri territori (grazie alla disponibilità delle nostre sezioni) ma non possiamo correre il rischio di andare ad appesantire la presenza di cani in strutture che già fanno una grande fatica a fronteggiare il randagismo endemico.
“Tutto questo – ha concluso Carla Rocchi – con le nostre forze e con un piccolo contributo dell’Amministrazione comunale. Ma non basta: siamo sussidiari, ma non possiamo sostituirci”.