PALERMO – Come promesso i partiti all’opposizione hanno dato battaglia in Aula sul disegno di legge che riforma la gestione dei rifiuti in Sicilia. Il documento, dopo poco meno di 30 sedute in commissione Ambiente e territorio è finalmente approdato a Sala D’Ercole, ma il passaggio non è piaciuto a Pd e al Movimento Cinquestelle. In apertura di seduta, presieduta dal vicepresidente Roberto di Mauro (il presidente Gianfranco Micciché era assente), il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha relazionato sul disegno di legge aprendosi ancora una volta al confronto con gli altri partiti.
“Questa riforma non è un vangelo, non è immutabile – ha detto il Governatore -. Pensavo che il lungo esame in commissione fosse bastato a trovare una sintesi. Così non è stato, per questo mi ero permesso di invitare tutti i gruppi parlamentari a un confronto istituzionale che potesse essere preliminare al dibattito d’aula, per abbreviare i tempi. Questo ddl si offre al confronto in Aula con tutti i gruppi parlamentari – ha aggiunto Musumeci – tutto quello che c’è da migliorare potrà essere migliorato, non siamo affezionati a nessuna norma in particolare. Ci auguriamo che restino gli otto Ambiti di natura pubblica e la parte che tutela i lavoratori, sia gli operatori che gli amministrativi”.
Quanto ai contenuti della riforma, Musumeci ha detto: “C’è da capire se vi è davvero la volontà di realizzare impianti pubblici in Sicilia: vogliamo sottrarre la gestione dei rifiuti al controllo totale da parte dei privati, che devono sì poter lavorare, ma sotto il costante controllo della Regione e con un adeguato bilanciamento con strutture pubbliche. Vogliamo tagliare le unghie alla criminalità organizzata che, è stato dimostrato, ha forti interessi nel settore. Questo – ha aggiunto il presidente della Regione – è lo sfondo sul quale si costruisce la nostra riforma”.
La riforma proprio ieri ha superato il primo ostacolo, che era quello della richiesta da parte del gruppo Cinquestelle del rinvio del testo in commissione di merito, richiesta che è stata respinta con 35 voti contrari e 27 a favore. “Questa riforma è contorta, non risolve i problemi del settore – aveva detto Anthony Barbagallo del Pd – ci sono norme che sono fuori dal mondo. In commissione fino ad ora ogni volta che abbiamo esposto il nostro punto di vista è stata fatta prevalere la forza dei numeri”.
Contro il rinvio si è espressa il presidente della commissione Ambiente Giusy Savarino: “Ci siamo confrontati a lungo su questo ddl, abbiamo celebrato la ventinovesima seduta di commissione dedicata a questa riforma. Siamo stati disponibili a confrontarci su tutto, abbiamo lavorato seguendo le indicazioni del Governo nazionale, della Corte dei Conti e dell’Autorità Anticorruzione”.
A questo punto l’obiettivo delle opposizioni è stato quella di rallentare il più possibile i lavori con una serie di interventi di carattere generale sulla non opportunità di esaminare il documento in Aula perché suscettibile di sostanziali modifiche. Musumeci nella sua relazione generale ha sottolineato che il ddl presentato mira a realizzare impianti pubblici che possano sostituire quelli privati a cui si fa ricorso soprattutto nella zona orientale dell’Isola e che lavorano circa il 70 per cento dei rifiuti dell’Isola, per un migliore controllo della Regione, con la partecipazione degli enti locali ed un conseguente abbattimento dei costi che i cittadini attualmente devono sostenere.
Oltre alla riforma dei rifiuti la Regione dovrà affrontare quello che è il debito creato dagli Ato, i vecchi enti di gestione del sistema rifiuti e che ammonta a un miliardo e 789 milioni di euro, cifra in rosso che si va ad aggiungere al ragguardevole debito che la Sicilia si ritrova sulle spalle. Mentre scriviamo l’Aula è ancora in corso con gli interventi dei deputati.