Nel mare Mediterraneo fanno rotta 18 navi da guerra russe e due sottomarini. Un numero non indifferente, e che potrebbe far ipotizzare un cambio di strategia o un cambio di passo nel conflitto russo-ucraino. Dall’inizio dell’invasione, sono stati diversi gli avvistamenti e le conferme della presenza della Russia in Sicilia. Per quel che ci è dato sapere, la Marina militare monitora costantemente e segue tutti questi spostamenti, in particolare nel canale di Sicilia. Lo ha confermato in una lunga intervista al “Corriere della Sera” l’ammiraglio Enrico Credendino, da novembre 2021 capo di Stato maggiore.
“Il Mediterraneo – ha spiegato – non è più solo il mare fra Europa e Africa, ma quello dei traffici da Ovest a Est e viceversa, del passaggio delle navi mercantili dagli stretti. Un collegamento più veloce, con il Canale di Sicilia che fa da cerniera. Non ci sono solo i russi, anche i turchi stanno potenziando la loro flotta. Lo stesso fanno i francesi, mentre gli americani hanno in parte lasciato il Mediterraneo per concentrarsi sul teatro indo-pacifico. Tocca a noi riempire il vuoto, questo mare è casa nostra”.
Questo perché il Mediterraneo resta un punto chiave, anche per le ripercussioni che si hanno sulla terra ferma. “Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini lo ha definito un’area di vitale interesse nazionale per un Paese di media potenza regionale a forte connotazione marittima – ha spiegato l’ammiraglio -. Il mare ha un ruolo centrale, con 8mila chilometri di coste e 20 milioni di italiani che vivono entro 300 metri dall’acqua. Me compreso, a Livorno. Tutto quello che avviene lì ha ripercussioni su ciò che accade a terra”.
“Per ora i russi non sono una minaccia. Solcano il Mediterraneo dalla base di Tartus, in Siria, come facciamo noi nel Canale di Sicilia”, ha precisato l’ammiraglio. Infine, sulle conseguenza della guerra in corso tra Russia e Ucraina ha detto: “Gli effetti del conflitto potrebbero causare emergenze senza precedenti: la mancanza di cibo per il blocco del grano ucraino innescherà l’aumento dei flussi migratori verso l’Europa. E poi c’è la crisi energetica”.