Catania

Niente oneri per l’impianto di compostaggio, Tar accoglie ricorso Rem contro il Comune

Oltre 153mila euro da restituire e quasi altri 900mila da cancellare alla voce crediti. Sono le operazioni contabili che il Comune di Catania dovrà effettuare dopo che il Tar ha accolto il ricorso presentato dalla Rem, l’azienda proprietaria dell’impianto di compostaggio in contrada Milisinni. Al vaglio dei giudici della seconda sezione, presieduti da Daniele Burzichelli, ci sono stati i contributi di costruzione e gli oneri di urbanizzazione che l’impresa – secondo gli uffici di Palazzo degli Elefanti – avrebbe dovuto pagare per la realizzazione del sito. Dall’ufficio Urbanistica, tra il 2020 e il 2021, erano stati emessi due diversi permessi di costruzione: il primo riguardante la riconversione del sito da ex mattatoio a impianto per la gestione dei rifiuti organici, il secondo per l’edificabilità di un padiglione.

Nel complesso il Comune di Catania aveva calcolato che la Rem avrebbe dovuto pagare oltre 451mila euro sotto forma di contributi di costruzione e quasi 575mila euro per oneri di urbanizzazione. Il totale, nel dettaglio, ammontava a 1.026.150,63 euro. Di tale cifra l’azienda ha già onorato le prime rate per complessivi 153.049,61 euro, la stessa che – secondo il Tar – il Comune adesso dovrà restituire e a cui dovrà essere aggiunta la somma di 8200 euro derivante dai premi già corrisposti da Rem per le fideiussioni necessarie a garantire i futuri pagamenti di contributi e oneri.

La decisione del Tribunale amministrativo regionale poggia su una serie di considerazioni riguardanti alcune deroghe che la legge prevede in caso di specifiche costruzioni: “Il contributo di costruzione non è dovuto per gli impianti, le attrezzature, le opere pubbliche o di interesse generale realizzate dagli enti istituzionalmente competenti, nonché per le opere di urbanizzazione, eseguite anche da privati, in attuazione di strumenti urbanistici”, viene riportato nella sentenza. Il caso di Rem – società privata di proprietà di Daniela Pisasale, compagna dell’imprenditore Emanuele Caruso, entrambi attualmente a processo con l’accusa di corruzione in una vicenda svoltasi negli impianti di Bellolampo, a Palermo – rientrerebbe nell’alveo della normativa: gli impianti di trattamento dei rifiuti, infatti, vanno ritenuti “opere di interesse generale per la collettività”.

A ciò si aggiunge quanto previsto dalla legge regionale 16 del 2016 che prevede che i contributi di costruzione non devono essere corrisposti in caso di “impianti destinati ad attività industriali o artigianali dirette alla trasformazione di beni e alla prestazione di servizi”. I giudici hanno sottolineato che a qualificare come industriale l’attività esercitata dalla Rem è stato lo stesso Comune di Catania in una nota del 2019. Inoltre, nella sentenza si ricorda che “gli oneri di urbanizzazione non sono comunque dovuti in quanto non è intervenuto un mutamento di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante”. A riguardo viene specificato che in origine i terreni di contrada Milisinni avevano una destinazione agricola, ma “successivamente è stata impressa al fondo una destinazione d’uso di tipo produttivo, quando l’immobile è stato adibito a macello” e da allora, dunque anche quando Rem ha deciso di investire nell’impianto di compostaggio, non sono più mutati.

“Sussistono, pertanto, i presupposti per l’esonero dal contributo di costruzione – si legge nella sentenza – in relazione alle opere di urbanizzazione eseguite da privati in conformità agli strumenti urbanistici. Va, quindi, dichiarata infondata la pretesa del Comune intimato al pagamento dell’importo. In accoglimento del ricorso, inoltre, il Comune di Catania deve essere condannato alla restituzione di complessivi 153.049,61 euro, indebitamente pagati dalla ricorrente”.

Dopo la sua inaugurazione, l’impianto di compostaggio di contrada Milisinni ha via via acquisito un ruolo centrale nella gestione dei rifiuti provenienti non solo dalla provincia di Catania. La capacità di ricezione autorizzata dalla Regione, unita alla non omogenea dislocazione degli impianti di compostaggio sul territorio isolano, ha portato molti Comuni a conferire a Rem i rifiuti organici.

Negli ultimi anni, l’azienda ha presentato anche una serie di istanze per modificare i processi industriali utilizzati, il più importante dei quali prevede la produzione di biometano dall’intensa lavorazione dei rifiuti. Un’attività, nelle ultime due estati, è stata rallentata da due incendi divampati all’interno della struttura per cause ancora non del tutto chiarite.