Catania

“Nientecasa.it”, associazioni catanesi lanciano provocazione contro il disagio abitativo

CATANIA – Un’agenzia immobiliare per la casa che non c’è. Di fronte a uno dei tanti palazzi che, negli ultimi anni, stanno sorgendo in città, al posto di bassi, case terrane o palazzine di pochi piani, resta il problema di chi, e sono tanti a quanto pare, non riesce a permettersi affitti onerosi. È andata in scena ieri mattina in via Acireale, di fronte all’edificio che pian piano prende forma di fronte il borgo marinaro di Ognina, l’iniziativa organizzata da Trame di Quartiere, Arci Catania e Centro Astalli, nell’ambito del progetto HO.P.E., sostenuto da Fondazione con il Sud e ActionAid Italia.

Un’agenzia immobiliare per la casa che non c’è

I promotori hanno presentato un’agenzia immobiliare particolare, “Nientecasa.it”: un modo per accendere i riflettori sul diritto, che in città non garantito per tutti, all’abitazione. “È una provocazione – spiegano gli organizzatori – volta a denunciare il disagio abitativo e la negazione del diritto alla casa e alla residenza. La creazione di una finta agenzia immobiliare è un modo per svelare il problema dell’abitare nella nostra città”.

“Con questa provocazione – proseguono – come associazioni e cittadine, vogliamo raccontare cosa significa abitare nella nostra città, quanto è difficile ottenere un contratto di affitto, quali storture e discriminazioni cancellano il diritto alla casa. L’ambizione è di costruire, insieme, proposte concrete per cambiare le cose”.

Una denuncia sulla distanza tra le nuove costruzioni “inavvicinabili” e l’altra città che soffre a livello economico e che fa sempre più fatica a trovare un alloggio. Non solo indigenti, ma anche migranti, spesso con contratti regolari, donne sole o con figli. Una situazione che rischia di aggravarsi di fronte alla speculazione messa in atto dal mercato, orientato sugli affitti brevi e destinati ai turisti, che riduce l’offerta di case e alza inesorabilmente i prezzi.

“Stiamo avendo un successo inimmaginabile – afferma Bruno Mirabella, nelle vesti di un originale agente immobiliare – ci sono tante famiglie da sfrattare. Possiamo demolire, rifare, ricostruire. E’ questo l’obiettivo della nostra agenzia: distruggere il passato, la povertà che fa tristezza. Noi vogliamo i ricchi, sono loro che devono abitare la città. C’è la speranza che venga tutto privatizzato: Ognina era un borgo di pescatori che caratterizzava la nostra storia? Bene, deve diventare un open space verso il mar Mediterraneo”.

A Catania non si parla del problema casa

Una boutade che evidenzia una precisa accusa: “La casa è un diritto e deve essere garantito”. ”L’idea di lanciare questa agenzia immobiliare – spiega Carla Barbanti, di Trame di Quartiere – potrebbe far sorridere, ma è la realtà. A Catania non si parla del problema casa, nessuno dice quanto sia difficile trovare alloggio se si ha un reddito basso o se si è un immigrato, se si è soli con figli”.

“Nessuno ne parla e la nostra iniziativa vuole proprio questo. Parlare e far parlare dell’accesso alla casa e alla residenza. Ormai, gli affitti vengono destinati quasi esclusivamente per periodi brevi, massimo un anno, e non è possibile portare la residenza. Questo, nel caso soprattutto dei migranti, vieta un percorso di riconoscimento, nonostante il reddito dimostrabile e un contratto di lavoro”.

Il luogo scelto per la conferenza stampa non è casuale, ma non vuole nemmeno essere un’accusa. “Ci teniamo a precisare che la nostra non è una denuncia a chi vuole promuovere edifici sostenibili e innovativi – prosegue – ma mostrare una contraddizione rispetto al luogo in cui viviamo: mentre si sta costruendo un edificio come questo, dall’altro lato c’è un edificio abbandonato, con un giaciglio all’interno che evidenzia il fatto che qualcuno lì abita. Questa città non tutela ma alimenta la sperequazione tra chi sta bene e chi sta sempre peggio. Per questo chiediamo alle istituzioni provvedano alle tutele per chi ha meno possibilità di altri”.

Prima della fine della conferenza si avvicina un signore, un sessantenne parrebbe, ma la sofferenza che si legge nel suo volto potrebbe donargli più anni di quelli che ha. Chiede che succede e poi racconta di dormire in auto, proprio a pochi passi dal grattacielo. Alla prima domanda, guarda con gli occhi gonfi di lacrime: “Mi scusi, ma non me la sento”. Lo ringraziamo. E lo comprendiamo.