Sono 51 in Italia le zone identificate come idonee dal ministero dell’Ambiente nella Carta Nazionale Aree Idonee (Cnai) per ospitare una grande infrastruttura di deposito nazionale delle scorie nucleari: Calatafimi-Segesta e Trapani sono tra queste. Sul tema è da subito scoppiata la polemica, in particolare quella dell’ex assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Andiamo nel Trapanese: Calatafimi-Segesta e Trapani sono le prescelte dal ministero. Ma non per tutti è una buona notizia. È infatti scattata da subito una polemica: la deputata regionale del M5s Cristina Ciminnisi ha dichiarato: “Trapani e la Sicilia non sono e non saranno mai la discarica del Paese”, dicendo di voler depositare una mozione per impegnare il governo Schifani a stoppare questo ennesimo disegno a danno dei siciliani “il governo Schifani dichiari la totale contrarietà” ha allarmato.
Ma non finisce qua. La polemica continua da parte dell’ex assessore ai Beni Culturali Alberto Samonà, oggi componente del Cda del Parco Archeologico del Colosseo a Roma, che ha dichiarato: “I territori di Catalafimi-Segesta e di Trapani, per le caratteristiche di pregio naturalistico e la vicinanza ad aree archeologiche e urbane, non sono idonei ad ospitare depositi di scorie nucleari. L’elenco del ministero dell’Ambiente contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai) non tiene conto delle conclusioni che la Regione Siciliana aveva depositato nel 2021, nelle quali è stato chiaramente sottolineato che la Sicilia non può e non deve essere inserita in alcun elenco di possibili siti di stoccaggio di tali rifiuti”.
In questa disputa, la parola dell’ex assessore vale per spiegare il perchè – secondo la linea del no – le scorie radioattive farebbero male al territorio e alla società: “Proprio in riferimento alle aree in provincia di Trapani già nell’inverno del 2021, la soprintendenza dei Beni culturali di Trapani e il Parco di Segesta, avevano emesso pareri tecnici inequivocabili, che escludevano una simile ipotesi per molteplici fattori: in Sicilia il paesaggio è un fattore determinante dell’identità dell’Isola, esprimendo valori naturali, morfologici, storici, culturali ed estetici profondamente radicati. E anche in relazione alla naturale vocazione turistico-culturale e ambientale dei territori di Calatafimi-Segesta e Trapani, è da escludere categoricamente che possano sorgere depositi di stoccaggio di rifiuti radioattivi”.
La paura è che, poi, il sistema di rifiuti possa danneggiare l’approvvigionamento di acqua: “L’area di Fulgatore-Trapani, peraltro, è attraversata da un acquedotto di importanza strategica – spiega l’ex assessore Samonà – per l’approvvigionamento idrico di acqua potabile. Il sito ricadente nel comune di Calatafimi-Segesta, invece, oltre a sorgere non lontano da un centro abitato, insiste in un territorio, che per la propria storia e per le testimonianze archeologiche, è contrassegnato da una forte presenza turistica”. “Sono certo – conclude Samonà – che la Regione Siciliana investirà della questione il Governo nazionale, per far rimuovere nel più breve tempo possibile i due siti dall’elenco di quelli idonei ad ospitare discariche nucleari”.
Stando al progetto del 2020 riportato dal sito del Mase, il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al Deposito Nazionale e 40 al Parco Tecnologico. Il deposito avrà una struttura a matrioska: nel dettaglio, all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati.
In totale circa 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: si tratta dei rifiuti provenienti dal mondo civile e in special modo da quello medico e ospedaliero, dalle sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica, per le terapie anti tumorali, ad esempio, da tutte quelle attività di medicina nucleare che costituiscono ormai il nostro quotidiano.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato ieri sul proprio sito istituzionale l’elenco delle aree presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai), che individua le zone dove realizzare in Italia il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico, al fine di permettere lo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività.
La Carta è stata elaborata dalla Sogin – la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi – sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), e approvata dall’Ispettorato nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (Isin).
La Carta Nazionale delle aree idonee individua 51 zone (concentrati in 5 zone su 6 Regioni), con requisiti giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin – Ispettorato Nazionale Sicurezza Nucleare – che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture. Le zone individuate sono: 21 in Lazio (Viterbo); 10 in Basilicata; 8 in Sardegna; 5 in Piemonte; 4 fra Basilicata e Puglia; 1 in Puglia; 2 in Sicilia. A Trapani appunto.
Al momento nessuno ha preso bene la notizia ma in compenso stanno arrivando le autocandidature spontanee dei Comuni – procedura prevista dal recente Dl Energia –. La presentazione della domanda va presentata entro 30 giorni dalla pubblicazione della Cnai. Mase e Sogin, in questi casi, avvieranno una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l’eventuale idoneità.
NOTA
Abbiamo riportato che Alberto Samonà è assessore ai Beni Culturali, senza la parola “ex” accanto. L’assessore ai Beni Culturali attuale è Francesco Paolo Scarpinato. Ci scusiamo per l’errore.