Agricoltura

Olio e vino, produzione e prezzi sotto la lente

PALERMO – Come ogni anno è giunto nuovamente il periodo della vendemmia e della raccolta delle olive, momenti cruciali per l’economia siciliana. Anche quest’anno a preoccupare i produttori sono i prezzi dell’uva e dell’olio mentre sulla produzione ci sono segnali sicuramente più positivi rispetto agli ultimi anni.

Già ha fatto sentire la propria voce il presidente provinciale della Copagri Trapani, Giuseppe Aleo, che sollecita le istituzioni a trovare soluzioni adeguate a tutela dei viticoltori e olivicoltori preannunciando lo stato d’agitazione della categoria, qualora i prezzi delle produzioni dovessero subire ulteriori ingiustificati ribassi. Sarebbe necessario, secondo Aleo, ritiene necessario, a riguardo, “stabilire un prezzo minimo garantito, una misura di salvaguardia, per tutti i prodotti del segmento produttivo agroalimentare e, nel caso in questione, delle uve trapanesi”.

Quest’anno si prevede che la Sicilia toccherà valori leggermente sotto la media, con una diminuzione delle produzioni derivanti dalla vendemmia che si attesterà oltre il 20%.

Da oltre un quinquennio la riduzione produttiva è costante ma mantiene un’ottima qualità. Riduzione di superficie vitate, costi di gestione in continuo aumento e i cambiamenti climatici, accompagnate dalle avversità atmosferiche, stanno mettendo in crisi profonda i produttori agricoli.

Giuseppe Aleo sottolinea che i viticoltori si aspettano che le strutture presso cui stanno conferendo il proprio prodotto si attengano a un orientamento comune, con prezzi minimi garantiti, compresi tra 25 e 60 euro al quintale secondo le qualità. Ad essere sollecitato “un accordo interprofessionale attendendosi a regole rigide sulla tracciabilità e salubrità dei prodotti, impedendo l’entrata di prodotti di indubbia provenienza”.

Sul fronte del settore oleario si parla di qualità eccellente e +35% di raccolto rispetto alla disastrosa annata del 2018 dall’indagine esclusiva eseguita dagli osservatori di mercato di Cia-Agricoltori Italiani, Italia olivicola e Associazione italiana frantoiani oleari.

“Un dato positivo per l’isola ma solo rispetto all’anno scorso, annata tra le peggiori di sempre: le quasi 25.000 tonnellate di raccolto stimato restano al di sotto del potenziale medio della regione. Il dato siciliano, inoltre, resta molto lontano da quanto hanno realizzato altre regioni del Mezzogiorno come la Puglia, che registra un più 175%, nonostante la xylella, e guida l’annata di riscatto del sud rispetto alla produzione stimata nel centro e nord Italia”, commenta Antonino Cosentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale.

Per descrivere la situazione produttiva in Sicilia, dove comunque si prevede un’annata eccellente sotto il profilo qualitativo, bisogna considerare due aspetti che hanno influito su quelli che sono i risultati attesi: i fenomeni climatici nel periodo della fioritura e il comportamento delle diverse varietà a fronte di questi fenomeni.

In primavera forti venti di scirocco sono intervenuti a danneggiare la delicata fase di fioritura determinando una sorta di bruciatura del fiore sulla pianta che si è tradotta successivamente in una ridotta allegagione. Questo è accaduto su varietà quali la Cerasuola e la Nocellara del Belice condizionandone fortemente la produzione.

Diverso è il caso della Biancolilla che, risultando più tardiva, è riuscita in qualche modo a sfuggire al momento critico e mostra oggi una ottima produzione. Non a caso, dunque, sul territorio siciliano si osservano areali scarichi accanto a zone in piena produzione a seconda delle varietà presenti e della loro risposta alle criticità climatiche.