Catania

“Omicidio da lavoro”, Catania si mobilita

Dopo l’ultimo grave episodio dei morti sul lavoro sulla linea delle ferrovie a Brandizzo, l’Usb, Unione sindacale di base, ha proposto una giornata di raccolta firme in favore della proposta di legge. Nonostante il meteo che a Catania minacciava pioggia e vento forte il banchetto allestito dalla Federazione catanese dell’Unione, in piazza Giovanni Verga, di fronte al Tribunale, per la raccolta delle firme ha riscontrato interesse e partecipazione da parte di lavoratrici e lavoratori e non solo del lavoro privato.

A firmare anche numerosi cittadini che transitando dalla piazza si sono informati sulla proposta dell’Usb ed hanno aderito all’iniziativa. Fra i firmatari anche avvocati e giornalisti e liberi professionisti indignati per la continua sequela di morti bianche sul lavoro causate dal disinteresse e dalla sete di denaro. Sono state raccolte firme anche di pensionate e pensionati, di precari e di lavoratrici e lavoratori del Pubblico Impiego. Tutto ciò a dimostrazione che le morti sul posto di lavoro sono una questione di primissimo piano, “nonostante si legge in una nota dell’Usb di Catania – il governo Meloni, come tutti i governi precedenti, la relegano ad una sorta di emergenza, quasi improvvisa”.

“Si continua ancora a parlare di “incidenti sul lavoro” – dichiara Dafne Anastasi, Usb P.I Catania -. In realtà le politiche governative hanno accentuato l’abuso del sistema degli appalti anche attraverso la privatizzazione del comparto del lavoro pubblico, con l’espandersi inarrestabile della precarietà del lavoro e della ricerca del profitto a tutti i costi. Profitto – continua l’iscritta dell’Usb – che sovente rappresenta la ragione per la quale si risparmia sui costi per la sicurezza nel posto di lavoro o addirittura si manomettono gli impianti di sicurezza, aumentando così i rischi per chi lavora, come è avvenuto recentemente con numerose vittime, anche molto giovani”.

“Non si muore per incidenti – racconta anche un pensionato catanese, Salvatore D’Arrigo – . Si muore perché la vita di chi lavora non conta niente per governi e per i padroni”. “Non sono morti bianche – ha aggiunto un operaio edile, Giuseppe Guglielmino – le morti sul lavoro non sono incidenti, sono omicidi e come tali devono essere trattati”.

“Introdurre in Italia il reato di omicidi sul lavoro – dichiara Claudia Urzì, della Usb Scuola – dovrebbe essere un atto dovuto delle istituzioni, invece è necessaria una legge di iniziativa popolare per chiederne l’introduzione”.

“C’è anche chi a 74 anni – spiega Orazio Vasta, della Federazione del Sociale Usb Catania – muore precipitando da un tetto dove sta lavorando come carpentiere. A 74 anni, per la sua misera pensione, il pensionato era costretto a salire sui tetti per arrotondare il suo reddito. Ben venga quindi il reato di omicidio da lavoro…”.