Palermo

Omicidio allo Sperone, Giancarlo Romano aveva una talpa? L’intercettazione

Giancarlo Romano, vittima dell’omicidio allo Sperone dello scorso 26 febbraio, aveva una talpa che lo informava delle indagini a suo carico e su come evitare la cattura: è quanto emergerebbe dalle ultime indagini seguite al delitto e alla morte del 37enne.

Pare che l’uomo, prima di essere ucciso, fosse a conoscenza dell’esistenza di un’inchiesta a suo carico.

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Giancarlo Romano aveva una talpa? L’intercettazione

“Allora l’anno scorso mi è venuto a dire che hanno messo mano i carabinieri. Chi è che me lo ha detto non si può sbagliare (…) è della squadra mobile”. Questa l’intercettazione finita in mano agli inquirenti, che fa pensare che tra i fedelissimi di Romano vi fosse anche un membro delle forze dell’ordine.

Il dettaglio è emerso nella recente operazione antimafia seguita proprio all’omicidio di Giancarlo Romano, che ha smantellato la famiglia mafiosa di corso dei Mille. Il 37enne, in questa intercettazione, parlava con Giuseppe Chiarello e Settimo Turturella, due degli indagati nell’ambito del blitz dei carabinieri, e mostrava di essere al corrente delle azioni delle forze dell’ordine a suo carico (forse già dall’anno precedente).

Il ferito è uscito dal coma

Gli inquirenti continuano a indagare sull’omicidio di Giancarlo Romano. Informazioni fondamentali potrebbero emergere dall’interrogatorio di Alessio Salvo Caruso, il giovane rimasto ferito durante la sparatoria mortale allo Sperone.

Il ragazzo è appena uscito dal coma e quindi a breve potrebbe fornire dettagli sulla notte del delitto. Al momento, Caruso è indagato come Camillo e Antonio Mira – padre e figlio – per quanto accaduto. Camillo Mira, rispondendo al gip, avrebbe affermato di aver sparato per difendersi.

Il movente

Ancora da chiarire il movente dell’omicidio di Romano: secondo le prime ipotesi, dietro al delitto potrebbero esserci gli “affari” della criminalità organizzata con le scommesse clandestine e dei debiti di mafia.

Foto da Facebook