Omicidio allo Sperone, gli interrogatori degli indagati - QdS

Omicidio allo Sperone, la versione di Mira davanti al gip: “Ho sparato per difendermi”

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Omicidio allo Sperone, la versione di Mira davanti al gip: “Ho sparato per difendermi”

Redazione  |
giovedì 29 Febbraio 2024

Emergono nuovi dettagli sul delitto consumatosi lo scorso lunedì sera in via XXVII Maggio a Palermo.

Emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Giancarlo Romano allo Sperone: nelle scorse ore si sono tenuti gli interrogatori di Antonio Mira e del padre Camillo, i principali indagati per il delitto.

Rimane grave A. C., il 29enne ferito nell’agguato costato la vita al 37enne, anche lui indagato per il fatto di sangue. Le accuse per gli indagati sono di omicidio e tentato omicidio.

Omicidio allo Sperone, gli interrogatori

Davanti al gip di Palermo Filippo Serio Camillo Mira avrebbe confessato di aver agito nei confronti di Romano per difendersi e avrebbe ridimensionato il ruolo del figlio. Il giovane Mira, dal canto suo, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.

Secondo una prima ricostruzione, Romano e Caruso – ritenuti vicini ad ambienti mafiosi locali – avrebbero preteso dei pagamenti relativi a un giro di scommesse clandestine gestito presumibilmente dalla famiglia Mira. Il mancato pagamento avrebbe dato origine a una vera e propria “spedizione punitiva”, conclusasi con la morte di Giancarlo Romano. In base a quanto emerso dalle dichiarazioni di Mira al gip, sarebbe stato Caruso ad aprire il fuoco in via XXVII Maggio. Camillo Mira avrebbe sparato, uccidendo Romano, per salvarsi.

Il presunto movente dell’omicidio

Dietro l’omicidio allo Sperone ci sarebbe un giro di scommesse clandestine. Gli inquirenti, quindi, prediligono la pista del delitto legato alla mafia locale e agli “affari sporchi” della criminalità organizzata. Le indagini, però, sono ancora in corso e di conseguenza tutte le versioni delle persone coinvolte vanno confermate.

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Altre persone coinvolte

Secondo quanto emerso dal racconto dei testimoni dell’omicidio, ci sarebbero altre persone coinvolte oltre alla vittima e ai 3 indagati. La “spedizione punitiva” contro i Mira, infatti, avrebbe previsto la partecipazione di almeno 6 persone. Al momento, gli inquirenti stanno proseguendo le indagini per individuare eventuali complici o persone a conoscenza dei fatti.

Foto da Facebook

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