Politica

VIDEO | Open Arms: Piantedosi testimonia per la difesa di Salvini a Palermo

L’aula bunker dell’Ucciardone oggi ha visto presenti un ministro degli interni ed un ex ministro degli interni. Il primo teste audito come testimone della difesa, il secondo imputato al processo che lo vede accusato di sequestro di persona aggravato. Si tratta del caso Open Arms, consumatosi nell’agosto del 2019, quando Matteo Salvini era il titolare del Viminale e Matteo Piantedosi era il suo capo ufficio di gabinetto.

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L’udienza

Nel corso della udienza, Matteo Salvini aveva ottenuto di poter rendere una dichiarazione spontanea durata un’ora. Poi una serie di “non ricordo” e di rimando all’attuale ministro degli interni.

“Matteo Salvini ha evaso tantissime delle domande che gli erano state poste dalla Procura, dalle parti civili, dalla Corte, rimandando la responsabilità di queste risposte al ministro Piantedosi; quindi speriamo di sapere perché 160 persone vulnerabili, donne, bambini, minori, sono stati considerati un pericolo per il paese e perché gli è stato impedito di raggiungere un porto sicuro”. Lo ha affermato prima dell’ udienza Veronica Alfonsi, portavoce della Ong Open Arms.

La posizione di Matteo Piantedosi

La posizione dell’allora capo ufficio di gabinetto del ministro Salvini era stata vagliata dalla Procura e già nei giorni dello sbarco, infine avvenuto a Lampedusa per intervento della stessa Procura della Repubblica di Agrigento, Matteo Piantedosi era stato ascoltato come persona informata dei fatti. Il rinvio a giudizio del capo ufficio di gabinetto, oggi ministro degli Interni, non era stato richiesto perché la responsabilità ultima venne riconosciuta unicamente in capo al titolare del Viminale.

A poco pare essere valso oggi l’impegno profuso da Piantedosi nel definire quello che era “l’indirizzo politico” indicato da Matteo Salvini e l’esecuzione posta quindi in essere “dalla struttura”, cioè dal gabinetto del ministro. Alla fine, incalzato dagli avvocati delle parti civili, ed infine anche dal presidente della Corte, il risultato era sempre che la decisione finale, quindi la responsabilità, era del ministro degli interni pro tempore Matteo Salvini.

Il cambiamento della linea di difesa

Venuta meno la scelta condivisa del governo, crollata con le testimonianze del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, del ministro della Difesa Elisabetta Trenta e del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, la linea di difesa oggi si è spostata sull’arbitrio di cui godeva la Guardia Costiera nel consentire lo sbarco, indipendentemente dalla decisione del Ministero degli Interni, e dalla necessità sanitaria che avrebbe comunque imposto lo sbarco per intervento dell’Usmaf, l’ufficio dei medici ASP per la sicurezza sanitaria in frontiera.

Quest’ultimo specifico caso rappresenta per l’avvocato Giulia Bongiorno, legale della difesa di Matteo Salvini, la prova delle “rette parallele” che scagionerebbe l’imputato dalla responsabilità unica per il mancato sbarco.

La prossima udienza è fissata per il 22 marzo, e potrebbe anche essere l’ultima con teste della difesa prima che il giudice si ritiri in camera di consiglio per decidere – in primo grado – se Matteo Salvini dovrà subire una condanna a quindici anni di reclusione.