Emergono nuovi dettagli sull’operazione Athena, che ha portato a un totale di 17 misure cautelari (16 arresti). Tutti i soggetti sono ritenuti vicini al clan Morabito di Paternò e sono accusati – a vario titolo – di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, turbata libertà degli incanti con l’aggravante del metodo mafioso e della corruzione.
Ecco i dettagli del blitz, eseguito su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, con l’intervento dei carabinieri dei comando provinciale e dei reparti specializzati dell’Arma (compagnia di intervento operativo del XII reggimento Sicilia, Squadrone Eliportato Cacciatori Sicilia e nuclei elicotteri e cinofili). E emettere le misure cautelari è stato il giudice per le indagini preliminari di Catania. Si ricorda che la posizione degli indagati non è da ritenersi definitiva fino a emissione di un’eventuale sentenza passata in giudicato.
Di seguito l’elenco delle persone interessate da misure cautelari dopo il blitz delle scorse ore. Dei 17 soggetti, 15 sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere, uno agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, uno al divieto temporaneo – per la durata di un anno – di esercitare la professione di avvocato.
Arrestati dell’operazione Athena, persone destinatarie della custodia cautelare in carcere
1) Adriano Apolito, nato a Paternò il 01.08.1988;
2) Natale Benvenga, nato a Catania il 04.05.1962;
3) Pietro Cirino, nato a Paternò il 22.01.1965;
4) Filippo Cunsolo, nato a Paternò il 06.07.1963;
5) Vincenzo Cunsolo, nato a Paternò il 06.10.1968;
6) Francesco Di Perna, nato a Paternò il 01.07.1963;
7) Carmelo Oliveri, nato a Paternò il 18.02.1980;
8) Emanuele Salvatore Pennisi, nato a Paternò il 03.06.1977;
9) Pietro Puglisi, nato a Paternò il 11.08.1974;
10) Andrea Rapisarda, nato a Paternò il 05.06.2002;
11) Antonino Rapisarda, nato a Paternò il 09.01.1970;
12) Vincenzo Rapisarda, nato a Catania il 21.04.1995;
13) Andrea Sinatra, nato a Paternò il 30.11.2001;
14) Angelo Spatola, nato a Paternò il 15.01.1976;
15) Carmelo Verzì, nato a Paternò il 08.07.1995.
Arresti domiciliari con braccialetto elettronico:
16) Vincenzo Morabito, nato a Paternò il 16.10.1960.
Divieto temporaneo di esercitare la professione:
17) Gianfranco Vojvodic, nato a Licodia Eubea il 15.12.1965.
L’operazione Athena ha consentito di accertare, sul territorio di Paternò, l’operatività del gruppo “Morabito-Rapisarda”, riconducibile al clan catanese “Laudani” intesi “Mussi ‘i ficurinia”, individuandone gli elementi di vertice, e i suoi rapporti con il clan storicamente contrapposto degli “Assinnata”, articolazione territoriale della famiglia di Cosa nostra catanese “Santapaola-Ercolano”.
La complessa indagine, coordinata da questa Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai militari del N.O.R. – Sezione Operativa della Compagnia di Paternò in un arco temporale dal dicembre 2019 al luglio 2022, ha preso il via dalla denuncia di un imprenditore locale che, nel corso di una procedura di vendita senza incanto di un immobile all’asta, sarebbe stato bloccato da alcuni soggetti vicini al clan “Morabito Rapisarda”, che lo avrebbero minacciato per farlo ritirare dalla gara.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Le successive indagini che hanno portato ai 16 arresti dell’operazione Athena hanno consentito, in particolare, di evidenziare gli interessi dell’organizzazione mafiosa nel controllo sistematico e capillare dell’aggiudicazione delle aste giudiziarie di immobili siti nelle province di Catania, prevalentemente nel territorio paternese e, in un’occasione, nella provincia di Siracusa.
Il modus operandi degli appartenenti all’organizzazione mafiosa sarebbe consistito nella turbativa del regolare svolgimento delle procedure di vendita immobiliare al fine di favorire determinati acquirenti che, dietro pagamento di un ricompensa per l’attività illecita, si rivolgevano al clan al fine acquistare o rientrare in possesso del bene per conto dei debitori esecutati precedenti proprietari. Il versamento della somma di denaro a titolo di compenso a favore del clan, che agiva mediante condotte che sostanzialmente determinavano l’allontanamento, anche con modalità violente e intimidatorie, degli offerenti o degli eventuali interessati (“lo stiamo ricomprando noi”), in modo da garantire al “cliente” l’aggiudicazione dell’immobile.
In tale ambito, il sodalizio criminale colpito con l’operazione Athena poteva contare sull’esistenza di rapporti di conoscenza con alcuni delegati alla vendita e, infatti, in un caso è stato ritenuto sussistente il supporto di un avvocato siracusano – colpito da misura cautelare – nel corso di una procedura esecutiva.
Dietro la promessa di un compenso in denaro, il professionista si sarebbe prestato a favorire l’aggiudicazione dell’immobile all’asta in favore del figlio del soggetto che si era rivolto all’associazione mafiosa.
Il giro di affari, che coinvolgeva anche altre tipologie di operazioni immobiliari, avrebbe garantito consistenti guadagni, con compensi commisurati al valore del bene sul mercato immobiliare, che, di frequente, sarebbero stati condivisi, a riscontro dell’esistenza di un patto di “coabitazione”, con il clan Assinata.
I rapporti tra i due clan sarebbero stati agevolati da due delle persone indagate nei confronti delle quali il gip ha accolto la richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere in relazione al delitto di concorso esterno in associazione mafiosa. Uno dei due, ex assessore del Comune di Paternò e imprenditore nel settore agrumicolo, oltre ad avere stabili rapporti di affari con esponenti apicali del clan mafioso, avrebbe messo a disposizione dell’associazione il proprio bagaglio di conoscenze e le proprie entrature nella politica locale; l’altro indagato, a sua volta imprenditore agricolo, tra l’altro avrebbe messo a disposizione il magazzino di cui è titolare per consentire incontri tra i rappresentanti delle due diverse famiglie mafiose paternesi.
Il clan Morabito-Rapisarda sarebbe anche dedito al traffico di droga, soprattutto marijuana, con una struttura ben organizzata e delineata nella ripartizione dei singoli ruoli. Il clan aveva un’articolata rete di rapporti criminali sul territorio catanese che gli garantiva dei canali di approvvigionamento dello stupefacente, proveniente da consorterie operanti in Catania e in Adrano. Il gruppo, inoltre, poteva disporre di basi logistiche per la custodia e per il confezionamento dello stupefacente, nonché di un immobile sito nel centro cittadino di Paternò dove veniva dato appuntamento agli acquirenti.
Anche il settore degli droga, utilizzato come fonte di “entrate” per la “cassa comune”, era gestito con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso. Al vertice del gruppo vi sarebbe stato proprio uno degli esponenti del clan “Morabito-Rapisarda” . Nel corso delle indagini, gli operatori hanno sequestrato complessivamente circa 71 chili di marijuana e cocaina, e arrestato 8 persone.