Il gip Walter Turturici, accogliendo la richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Antonino Ciaramitaro per avere, in concorso con Salvatore Lauricella, Francesco Terranova, Vito Traina, “indotto Angelo Tinnirello a versare, in occasione delle festività di Natale e Pasqua, una cifra non meglio determinata a titolo di ‘pizzo’, richiesto quale ‘messa a posto’ per il centro di smistamento DHL, della società T.D.M. Tinnirello Distribuzione Merci, avente sede in via Messina Montagne, così procurandosi un ingiusto profitto”.
Così si legge nell’ordinanza sull’arresto di Ciaramitaro, che si inserisce nell’ambito dell’operazione “Luce” degli scorsi giorni contro la mafia di Villabate. Un blitz che, lo scorso 26 aprile, ha portato a 4 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto.
Lo scorso 26 aprile, Francesco Terranova e Vito Traina erano stati sottoposti alla misura precautelare del fermo in quanto gravemente indiziati di avere fatto parte della famiglia mafiosa di Villabate, realizzando anche estorsioni. Francesco Terranova, già condannato per il delitto associativo di tipo mafioso, era stato indicato dai collaboratori di giustizia Flamia e Sollima, convergenti nel delinearne, l’appartenenza alla famiglia mafiosa di Villabate con ruolo di rilievo, sodale del noto Antonino Messicati Vitale, anche durante il periodo di restrizione carceraria è stato in grado di mantenere attivi i cariali di collegamento con la cosca mafiosa villabatese, patrocinando, dal luogo di reclusione, l’affiliazione di Francesco Antonino Fumuso. Tra Francesco Terranova e Antonino Messicati Vitale, inoltre, è stata accertata la corrispondenza epistolare dai rispettivi luoghi di reclusione.
Tra i soggetti d’interesse investigativo frequentati da Francesco Terranova dopo la sua scarcerazione, figura anche Vito Traina, già indicato dal collaboratore di giustizia Salvatore Sollima quale soggetto preposto allo spostamento di armi per conto della famiglia mafiosa di Villabate. Francesco Terranova e Vito Traina hanno affrontato delicate questioni relative alla consorteria mafiosa ben radicata in Villabate, tra le quali quella, di sicuro rilievo relativa alla rinnovata operatività mafiosa di Salvatore Lauricella detto “Totino” che, scarcerato il 20 luglio 2022, ha subito acquisito il controllo di attività economiche in Villabate.
Come si evince dal contenuto di una conversazione tra Terranova e Traina intercettata il 30 agosto 2022, avrebbe dato corso, senza l’avallo preventivo dello stesso Terranova, a iniziative estorsive unitamente a tale “bratella”, soprannome di Giovanni La Rosa.
Le indagini documentano che Vito Traina è legato da strettissimo vincolo fiduciario a Francesco Terranova, uomo di vertice della famiglia mafiosa di Villabate: sarebbe una sorta di fidatissimo braccio operativo. A seguito del supporto continuativo di Traina, Terranova ha potuto fronteggiare i limiti alla sua libertà di movimento discendenti dal suo “status” di sorvegliato speciale. Lo stesso Traina, si legge nell’ordinanza relativa all’arresto di Ciaramitaro, “ha svolto il ruolo di ufficiale di collegamento tra Francesco Terranova e Salvatore Lauricella”.
Gravi dissapori all’interno della “famiglia”, per usare un eufemismo, erano sorti quando Terranova cominciò a individuare in Lauricella interessi diretti nei confronti della DHL, attività imprenditoriale sottoposta a estorsione. A questo proposito è evidente il coinvolgimento di Vito Traina nella trattazione di temi d’interesse associativo e nella conseguente veicolazione di comunicazioni da Terranova a Lauricella. Gli investigatori evidenziano una “sostanziale notorietà nel contesto territoriale di Villabate della figura di Vito Traina quale ‘alter ego’ di Francesco Terranova”.
Le risultanze investigative acquisite consentono di sostenere che la DHL, nella persona di Angelo Tinnirello, ha continuato a subire la pressione estorsiva della famiglia mafiosa di Villabate anche nel periodo della reggenza di Francesco Terranova, attivamente coadiuvato dal fedele sodale Traina Vito.
La pregressa sottoposizione della DHL a estorsione, già emersa in ambito giudiziario, ha indotto Francesco Terranova e Vito Traina all’adozione dell’accortezza consistita nel coinvolgere nella catena di consegna del denaro – in funzione di intermediario – Antonino Ciaramitaro, che non risulta membro della famiglia mafiosa di Villabate, ma comunque vicino.
Ciaramitaro era l’intermediario destinato a intrattenere personalmente il rapporto con Angelo Tinnirello, che assieme al fratello Agostino gestisce la società T.D.M. Tinnirello Distribuzione Merci S.r.l. (conosciuta come DHL). Doveva occuparsi della riscossione delle somme di denaro pretese a titolo di “pizzo” e della loro successiva consegna al reggente della cosca.
Il coinvolgimento di Antonino Ciaramitaro è dovuto al fatto che il proprietario della DHL non doveva mantenere contatti diretti con esponenti mafiosi, cautela ritenuta necessaria a causa delle passate vicende giudiziarie che avevano coinvolto l’imprenditore. Tinnirello, pertanto, avrebbe dovuto interfacciarsi unicamente con Antonino Ciaramitaro, proprietario di un’attività nel settore dell’abbigliamento, che avrebbe dovuto poi provvedere alla consegna del denaro al rappresentante della famiglia mafiosa. La vittima d’estorsione usava per i suoi spostamenti una Vespa di colore rosso e proprio “vespa rossa”, “quello col motore rosso” o ancora “capelli bianchi” erano i nomi fittizi con cui veniva indicata da Terranova e da Traina nei loro dialoghi.
Dopo la consegna di Tinnirello a Ciaramitaro di quanto pattuito, quest’ultimo aveva cercato di consegnare la somma a Traina che, però, non l’accettò rinviando la consegna del denaro a “un nuovo appuntamento da svolgersi nei giorni a seguire a ‘Portella di Mare’, dove il capomafia vive: “…sali là sopra… ci prendiamo un caffè… pure domani… quando’”. Terranova lamentava, come si evince da un’intercettazione ambientale, che Ciaramitaro si sarebbe recato per la consegna del denaro nell’attività commerciale della moglie, la sede della società “La Dolciaria” di Villabate, azienda di proprietà della moglie del capomafia villabatese dove Terranova è autorizzato a svolgere attività lavorativa dal lunedì al venerdì.
Pare che Terranova non gradisse questa cosa in quanto intendeva preservare il sito dove era presente e lavorava la moglie, come si evince dall’intercettazione ambientale in cui dice “Sì… perché mi è venuto stamattina là… alle otto e mezza… mia moglie… gli ho detto ‘ma dico…'”, considerazione che veniva condivisa anche da Traina. Risulta evidente che Ciaramitaro aveva fretta di disfarsi del denaro ricevuto da Angelo Tinnirello e per questo si era recato nell’esercizio della moglie di Terranova.
Il 23 dicembre 2022, grazie all’intercettazione dello smartphone di Vito Traina, è stata intercettata la conversazione nel corso della quale Traina dava istruzioni a Ciaramitaro affinché raggiungesse Francesco Terranova il giorno successivo al bar, per fare colazione, simulando un incontro fortuito. “Non vengo al bar ma io l’incrocio”, anche se, sulla scorta dell’interlocuzione avuta qualche giorno prima, Ciaramitaro si sentiva libero di potersi recare anche a casa di Terranova. Di fatto, il 25 dicembre 2022, è stata intercettata una conversazione telefonica tra Tony Ciaramitaro e Francesco Terranova, nell’ambito della quale, dopo un breve scambio di auguri, ha chiesto al commerciante un incontro per prendere un caffè al Bar Capitano, così come gli aveva proposto Traina due giorni prima. L’incontro è avvenuto qualche minuto dopo nel luogo concordato telefonicamente. L’avvenuta consegna del denaro frutto dell’estorsione nei confronti di Tinnirello è confermata da un dialogo intercettato tra Terranova e Traina del giorno dopo, in cui Terranova dice “Mi ha assicurato il solito”.
Non puro gregario, ma sodale a tutti gli effetti. Questo è il ruolo di Ciaramitaro. La circostanza che lo dimostra avviene lo scorso 7 aprile, quando Ciaramitaro incontra Tinnirello nel suo esercizio dopo una chiamata telefonica per sollecitare il pagamento di quanto convenuto e porgere le sue condoglianze per la perdita della moglie avvenuta il 31 marzo. L’incontro avvenne in una zona più riservata del negozio di Ciaramitaro, lontana dalla clientela. Tale incontro è da ricondursi al pagamento del pizzo in occasione delle ricorrenze più importanti come quella di Pasqua. In questo caso Ciaramitaro, poco dopo, consegna il denaro consegnatogli da Tinnirello a Vito Traina, in un incontro avvenuto nella sede dell’attività di Traina in via Messina Montagne. Proprio la circostanza della morte della moglie di Tinnirello, fu oggetto di stupore da parte di Terranova e Traina che non si aspettavano il pagamento del “pizzo” da parte dell’imprenditore, perché avvenuto a pochi giorni dal grave lutto che lo aveva colpito.
Una successiva intercettazione ha sancito inequivocabilmente la consegna del denaro derivante dall’estorsione permettendo di capire che tale denaro era necessario per il sostentamento del “boss” Antonino Messicati Vitale, in questo periodo detenuto. Analizzando in dettaglio un’intercettazione del 7 aprile scorso, in cui si legge: “Sin dalle prime battute era possibile registrare i due sodali intenti a organizzare la distribuzione di circa duemila euro, la maggior parte dei quali sarebbero stati consegnati al Messicati: “TRAINA: ne vedo due – TERRANOVA: due! Fai una cosa perché è giusto fare così. Mille e cinque e glieli porti a quello degli occhiali e gli dici che glieli dà a Tonino…” risulta evidente la destinazione del denaro estorto. “Quello con gli occhiali” è Roberto Graziano, legale rappresentante della società “Ottica Graziano” con sede in Corso Vittorio Emanuele n. 563 a Villabate, figlio di Ivana Occhipinti, attuale compagna di Antonino Messicati Vitale. Dopo il colloquio con Terranova, Traina si recava direttamente e senza fermate intermedie, nel negozio di occhiali di Corso Vittorio Emanuele, intrattenendosi in conversazione con Roberto Graziano, conversazione da cui si evince lo scambio di denaro.
Il gip ritiene che Antonino Ciaramitaro “è consapevolmente intervenuto nella trama delittuosa con compiti di intermediazione tra gli esponenti mafiosi Francesco Terranova e Vito Traina da un lato e l’imprenditore estorto Angelo Tinnirello dall’altro. Ancor più specificamente, gli elementi di fatto emersi dalle investigazioni, concreti e specifici, dimostrano, in termini di qualificata probabilità, che Antonino Ciaramitaro ha deliberatamente recato, in esecuzione di un piano criminoso oggetto di preventiva concertazione, un essenziale contributo di agevolazione alla consumazione del reato di estorsione, mettendo a disposizione il negozio di abbigliamento da lui gestito in Villabate quale punto di riferimento per consentire alla persona offesa di assolvere ‘l’impegno’, entrando effettivamente in rapporto diretto con Angelo Tinnirello, riscuotendo da quest’ultimo le rate di ‘pizzo’ a Natale 2022 ed a Pasqua 2023, per poi consegnarle, nel primo caso, direttamente a Francesco Terranova (personalmente incontrandolo proprio il giorno di Natale) e, nel secondo caso, a Vito Traina (che poi avrebbe recapitato il denaro sempre al Terranova)”.
In più, il gip nota che “la spregiudicatezza palesata dall’indagato (Antonino Ciaramitaro, ndr) nell’utilizzare il proprio negozio di abbigliamento per consentire la realizzazione di una condotta estorsiva espressiva dell’operatività della famiglia mafiosa di Villabate, addirittura facendolo assurgere a punto di riferimento della persona offesa, in tal modo evitando i diretti contatti di quest’ultima (già destinataria di iniziative estorsive emerse in ambito giudiziario) con Francesco Terranova”.
Il gip, inoltre, ha ritenuto che “Antonino Ciaramitaro, se non ristretto in carcere, potrebbe entrare in contatto, anche tramite terzi collegati alla consorteria mafiosa, al fine di subornarlo, con la persona offesa Angelo Tinnirello, la cui libertà di autodeterminazione è stata così gravemente compromessa da indurlo ad assolvere ‘l’impegno’ versando la rata di ‘pizzo’ anche pochissimi giorni dopo la prematura scomparsa della moglie. Il dato appena esposto denota il pesantissimo condizionamento ‘ambientale’ che è in grado di esercitare la famiglia mafiosa di Villabate, a una cui iniziativa estorsiva Antonino Ciaramitaro non ha esitato – ciò che è gravissimo – ad apportare il proprio stabile contributo. E di tale contributo di certo ha acquisito precisa consapevolezza proprio la persona offesa, la quale ha avuto piena contezza del fatto che Ciaramitaro Antonino costituiva la ‘longa manus’ – e proprio il caso di dirlo – della famiglia mafiosa di Villabate”.
“La conseguente aura di mafiosità di Ciaramitaro ben potrebbe intimidire Angelo Tinnirello, di cui certo dovrà essere acquisito il contributo dichiarativo, con conseguente ineludibile applicazione del presidio cautelare inframurario per scongiurare, oltre al pericolo di recidivanza, anche il rischio di subornazione della persona offesa”.
Il gip Turturici ha disposto, inoltre, il divieto d’incontro tra Antonino Ciaramitaro e i co-indagati nello stesso procedimento Francesco Terranova, Vito Traina e Salvatore Lauricella.