Messina

Il San Vincenzo di Taormina è di fronte all’ennesimo bivio

TAORMINA (ME) – In attesa che venga rinnovata la convenzione, in scadenza a luglio, con l’ospedale Bambino Gesù di Roma, il Centro di cardiologia pediatrica del mediterraneo (Ccpm) taorminese è diventato ufficialmente Centro internazionale di formazione e training.

È solo l’ultimo di una serie di riconoscimenti che lo speciale reparto dell’ospedale San Vincenzo si è guadagnato, da dieci anni a questa parte, confermandosi un’assoluta eccellenza nella sanità siciliana. Nata e cresciuta grazie alla collaborazione con l’Istituto romano che fa capo al Vaticano, la Cardiologia pediatrica taorminese dal 2010 a oggi ha portato a termine quasi cinquemila interventi, dato ristoro a settemila ricoverati e accesso a oltre 25 mila prestazioni ambulatoriali, dandone risalto in tutto il mondo e divenendo punto di riferimento per il Mezzogiorno e i Paesi del Mediterraneo.

Il Ccpm adesso sarà anche centro di formazione a distanza – al pari dei Children’s Hospital di Toronto e Miami – per tutti i cardiochirughi del mondo, soprattutto quelli provenienti dai Paesi in via di sviluppo e dal Terzo mondo (gli ultimi ospiti venivano da El Salvador, Uruguay e Palestina), qualificandosi come sede della Congenit Heart Academy. Dopo aver già ospitato più di cento eventi formativi internazionali, con oltre centomila spettatori, l’ospedale di Taormina è pronto così ad accogliere i primi trenta chirurghi che riceveranno istruzioni su interventi di microchirurgia delle cardiopatie.

Eppure, come dicevano, questa sede siciliana del Bambino Gesù rischia ancora di chiudere, a causa della convenzione che, dopo i primi sette anni di vita, viene rinnovata dal Governo regionale solamente di anno in anno, per via di un piano sanitario del 2017 che prevedeva la chiusura del Centro taorminese, a favore della riapertura della chirurgia pediatrica al Civico di Palermo. L’ultimo accordo, del valore di circa 1,2 milioni di euro, scade il mese prossimo e non ci sono ancora certezze sul rinnovo. Il ritorno di Ruggero Razza all’assessorato regionale per la Salute, dovrebbe comunque in questo caso dare ampie rassicurazioni, perché era stato tra i principali sostenitori dell’accordo e garante nel mantenere il Centro a Taormina, anche a detta del primario, Sasha Agati, che ha più volte ringraziato il governo Musumeci per aver “cancellato la parola chiusura dal Ccpm”.

C’è comunque da lavorarci. Così come, nonostante sia ormai il primo presidio ospedaliero di livello, per numero di utenti e prestazioni accordate, tra le città di Messina e Catania, la sanità regionale dovrebbe prestare maggiore attenzione al nosocomio taorminese, dove anche altri reparti rischiano di chiudere. L’allarme è arrivato nei giorni scorsi dai sindacati della Uil Fpl e dal Tribunale dei Diritti del malato di CittadinanzAttiva. Il focus riguarda, in particolare, le carenze di organico rispetto ai posti letto e al numero di utenti nei reparti di Pediatria, dove ci sono solo tre medici, e di Ortopedia, dove i quattro medici in servizio rischiano di diventare due. Altre criticità sono state riscontrate anche in Ostetricia e Ginecologia, dove il personale è soggetto a mobilità, e con la chiusura della terapia del dolore nel reparto di Rianimazione. L’Uil ha poi posto il problema del dell’organico nell’Unità operativa di Cardiologia e di Emodinamica, che a Taormina è hub regionale con 24 posti letto e 2 sale operatorie, ma dove mancherebbero 4 medici, 15 infermieri e 2 operatori sanitari.

Senza dimenticare poi un potenziamento del Pronto soccorso atteso da anni ma mai concretizzato, per un reparto che, soprattutto nei mesi estivi, viene preso continuamente d’assalto da cittadini e vacanzieri. Le note sono state inviate all’Asp di Messina, che adesso dovrà confrontarsi con Palazzo d’Orleans, per risolvere le negatività del San Vincenzo, oltre a riaprire il tavolo di confronto con il Bambino Gesù di Roma.

Twitter: @MassimoMobilia