La soluzione che sarebbe uscita, ieri mattina, dalla riunione della commissione Sanità all’Ars, convocata per superare la gravissima carenza di medici nei reparti di emergenza e urgenza dei piccoli ospedali, compresa la Cardiologia del “Gravina” di Caltagirone che ha riacceso i riflettori, dovrebbe vertere su un regolamento che l’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, dovrebbe firmare entro breve per sancire l‘ufficializzazione dei dipartimenti interaziendali tra le grandi aziende ospedaliere delle città capoluogo e le Asp, per superare il serissimo handicap di assenza di medici ospedalieri.
Ma la domanda che già ieri sera circolava in ambienti sanitari di Catania è: siamo sicuri che questo consentirà di superare l’emergenza e di consentire ai piccoli ospedali di offrire una assistenza adeguata alle norme, oppure si rischia di avere una sanità su tutto il territorio che poggerà su medici stressati da turni massacranti?
E poi ancora: nelle città oggi prese d’assalto ogni giorno da centinaia di accessi, buona parte, tra l’altro, impropri siamo sicuri che una soluzione simile non impoverirà l’offerta sanitaria?
Il dilemma è attualmente di non facile soluzione, visto che medici in circolazione per consentire un ripopolamento veloce di organici ormai ridotti all’osso non ce ne sono. Inoltre, un medico che lavora in città potrà essere obbligato dopo un turno massacrante nel proprio reparto di appartenenza a mettersi in auto e raggiungere un presidio che dista anche 70 chilometri dal capoluogo?
Insomma tra i medici serpeggiano le perplessità: se la soluzione sarà tampone allora non dovrebbero esserci grossi problemi, ma se questa dovesse essere una soluzione a lunga durata allora i problemi presto potrebbero essere altri e costringere i vertici regionali a riaprire il tema dei piccoli ospedali, come aveva detto pochi giorni fa anche lo stesso direttore della Rete dell’Infarto al miocardio, prof. Tamburino: “Su quelli che non dovevano riaprire e quelli che non dovrebbero essere ampliati”.
Di ritorno dalla missione a Palermo il direttore sanitario dell’Asp, Antonino Rapisarda ha spiegato: “È passata la logica dei cosiddetti dipartimenti interaziendali che nasceranno attraverso accordi tra le aziende. L’assessore adesso detterà le linee in un regolamento che sarà emesso a breve. Verranno coperti con le risorse di questi accordi tutti i turni vacanti negli ospedali di appartenenza, con una turnazione del personale di tutti i presidi appartenenti. Il nodo – ha precisato il direttore – è che questa copetrtura rimarrà su base volontaria, non potrà essere imposta per decreto dalla Regione perché il contratto di ogni dirigente sanitario è firmato con l’azienda di appartenenza”.
Rapisarda ha detto che l’assessore ha intenzione al più presto di convocare tutti i direttori generali interessati alla composizione di questi dipartimenti per affinare alcuni nodi che rischiano di creare più confusione e dare maggiore respiro a tutti i reparti di emergenza e urgenza, comprese le Cardiologie e le Anestesiologie”.
Con l’assessore non si è parlato magari di una nuova riorganizzazione di alcuni piccoli ospedali per evitare che alla fine “si spogli Cristo per vestire Maria?”.
“È un discorso a più lunga gittata. L’assessore, infatti, si è riservato di lavorare su altre ipotesi e ha chiaramente chiesto più tempo indispensabile per vedere altre possibili soluzioni per arrivare a definire un piano generale che possa superare in toto la carenza di dirigenti”.
I componenti della Commissione Sanità, oltre ai vertici Asp di Catania, hanno ascoltato molte delegazioni di sindaci di tutta la Sicilia che hanno esposto le emergenze di alri presidi sanitari. Per la Provincia di Catania, oltre ai direttori Asp, erano presenti diversi sindaci del comprensorio Calatino, tra i quali il sindaco di MIlitello, Giovanni Burtone e il primo cittadino di Caltagirone, Fabio Roccuzzo. Presente anche il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, di Paternò, e anche il deputato etneo Giuseppe Lombardo.
Durante l’audizione dei sindaci è intervenuto Giovanni Burtone, sindaco di Militello, che in qualità anche di medico cardiologo, ha chiesto alla commissione e all’assessore Volo di superare le logiche che hanno portato a questo disastro e a prendere decisioni serie e forti.
A nome anche degli altri colleghi Burtone ha detto che “il regolamento non deve essere incentrato su una concessione, ma su una sorta di obbligatorietà per i medici a turnare dalla città agli ospedali di periferia: il problema è quello del numero chiuso che deve essere superato”.
“Non vogliamo un obolo dalle grandi aziende. Bisogna emettere un atto che disciplini le regole di ingaggio per capire cosa danno queste grandi aziende ai piccoli ospedali come dovere, non come concessione. Per questo l’atto deve essere determinato dall’Ars altrimenti il provvedimento non sarà sufficiente perché la Sicilia è organizzata negli ospedali in maniera diseguale”.
Burtone e gli altri primi cittadini hanno chiesto anche di rivedere anche la politica dei concorsi. “Noi proponiamo che i nuovi concorsi vengano banditi soltanto per quegli ospedali che sono al di sotto della copertura organica del 75% – conclude il sindaco Burtone -, altrimenti i pochi medici che ci sono continueranno a prediligere i grandi ospedali”.