Sanità, il reparto salvavita di Caltagirone a rischio sospensione

Sanità, il caso Caltagirone: “Troppo tardi ci accorgiamo della carenza di medici”

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Sanità, il caso Caltagirone: “Troppo tardi ci accorgiamo della carenza di medici”

Giuseppe Bonaccorsi  |
martedì 13 Dicembre 2022

"A causa di tagli o di investimenti sbagliati si cerca di correre ai ripari quando però la coperta è diventata troppo corta e quei pochi medici che ci sono sono andati a lavorare altrove"

“Non è un problema di carenza solo di Cardiologici nei nostri ospedali, ma una mancanza generale. E ce ne accorgiamo troppo tardi”. A inserirsi nella discussione alimentata dalle notizie sul rischio scongiurato per un soffio di una parziale sospensione dell’emodinamica dell’ospedale “Gravina” di Caltagirone a causa della gravissima carenza di medici del reparto che fa parte della Rete dell’infarto del distretto Catania-Siracusa-Ragusa è stato il professore Bruno Cacopardo, infettivologo che già in passato aveva avuto modo di lamentarsi per la cronica mancanza di medici della sua disciplina che sarebbero stati fondamentali nella lotta al Covid.

Adesso, dopo le parole del direttore del dipartimento di Cardiologia del Policlinico di Catania, professore Corrado Tamburino, che è anche responsabile della Rete, Cacopardo torna a stigmatizzare sull’operato di ivari governi regionali che si sono succeduti e anche di quello nazionale.

“Un buon padre di famiglia – spiega  – che  vuole tirare la cinghia non risparmia sulla salute dei suoi familiari. Per questo dico che i governi hanno sbagliato ad individuare la sanità pubblica come principale fonte di risparmio”.

Così oggi, a causa proprio di questi tagli o di investimenti sbagliati si cerca di correre ai ripari quando però la coperta è diventata troppo corta e quei pochi medici che ci sono sono andati a lavorare altrove.

Domani riunione in commissione sanità all’Ars

Mercoledì, 14 dicembre, in commissione Sanità all’Ars, alla presenza dell’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, saranno sentiti i responsabili dell’Asp di Catania proprio sul grave caso della Cardiologia di Caltagirone. Sembra che sia il direttore generale Maurizio Lanza sia il direttore Sanitario Rapisarda faranno leva sull’assessorato alla luce anche delle recenti parole del responsabile della rete, professore Tamburino, che appena ieri ha rilasciato a un giornale regionale alcune dichiarazioni molto preoccupanti, spiegando che adesso per coprire tutti i vuoti negli organici dei reparti di Cardiologia della Rete “ci vorranno non meno di cinque anni”.

“Non si è pianificato tenendo in conto i pensionati”

Tamburino poi ha spiegato dove, secondo lui, si è sbagliato in passato: “In tutti questi anni – ha detto -nessuno ai piani alti decisionali ha fatto un calcolo  chiaro quando si adottavano dei provvedimenti sanitari, Sarebbe bastato un esame molto semplice. Quello di fare un raffronto e un ragionamento  con l’Inps su quanti medici di Cardiologia Pronto soccorso, Anestesiologia, sarebbero andati in pensione negli anni e quanti nuovi professionisti sarebbero occorsi per colmare i vuoti di organico. La verità è che chi in questi anni ha operato scelte sanitarie, spesso lo ha fatto con accanto non medici che lavoravano in trincea, ma con a fianco professionisti di politica sanitaria”.

La cardiologia di Caltagirone rischia un ridimensionamento

Il docente ha quindi illustrato cosa potrebbe verificarsi l’anno prossimo alla Cardiologia del Calatino qualora non dovesse essere trovata una soluzione definitiva e non quella tampone di adesso, con la turnazione di cardiologici provenienti dai reparti della Rete.

“E’ logico che senza una soluzione e perdurando la grave carenza di organico, ritengo – ha spiegato il Cardiologo – che a Caltagirone il destino della Cardiologia potrà essere incentrata su un reparto che garantirà pienamente il turno 8-14. Dopodiché dovrà scattare la reperibilità del territorio e a supporto di Caltagirone interverranno i centri di Ragusa, Siracusa e della macroarea di Catania dove dal Calatino  verrà trasferito il paziente da assistere, attraverso un rafforzamento delle ambulanze del 118”.

Questo il report sulla Cardiologia. Ma le cose vanno ancora peggio in Anestesiologia. 

“In Sicilia mancano 500 anestesisti”

In una dichiarazione di un mese fa Gianluigi Morello, presidente della Sezione Sicilia dell’ Aaroi-Emac (Associazione anestesisti, Rianimatori ospedalieri ed Emergenza area critica) avrebbe addirittura parlato della mancanza in tutti gli ospedali siciliani di all’incirca 500 anestesisti, in particolare negli ospedali periferici, vero nodo di tutta la questione, “dove – ha puntualizzato – abbiamo organici che hanno vuoti addirittura del 70-80%”.

“Stando alle piante organiche approvate nella scorsa legislatura – ha proseguito Morello – dovrebbero esserci in servizio 1459 anestesisti (esclusi i direttori delle Uoc) mentre ad oggi se ne contano 952”. Soffermandosi in particolare sulle gravissime carenze riscontrate negli ospedali periferici Morello ha detto: “Mentre nelle città di Catania, Palermo e Messina la percentuale di copertura sfiora il 90%, nelle periferie questa percentuale scende drasticamente e tragicamente a sfiorare il 20%”.

Pronto soccorso pronti al tracollo, tutti i numeri dell’emergenza

Non va assolutamente meglio la situazione nei pronti soccorsi degli ospedali siciliani, dove, tanto per citare soltanto i reparti di emergenza di Catania e provincia, abbiamo alcuni ospedali già piccoli dove addirittura in pianta organica c’è un solo medico nell’area di emergenza-urgenza.

La situazione a Catania e nella provincia

In un report che si riferisce a luglio scorso, a Caltagirone (che dovrebbe avere in pianta organica 18 medici) e a Militello (che ne dovrebbe avere 8) risultava in organico un solo medico per presidio, al pronto soccorso di Paternò solo 2 medici (su 12 previsti) come a Biancavilla, tre a Giarre e Bronte, 8 ad Acireale.

Per raggiungere cifre di presenze nei reparti accettabili bisognava soffermarsi sui sui presidi delle tre aziende cittadine che dirigono i grandi  quattro ospedali della citta, dove comunque non mancano i problemi e le carenze di personale.

Al Cannizzaro su 30 medici di organico sino a luglio ce n’erano al lavoro solo 24, il Policlinico su 34 ne aveva in organico 31, il San Marco 23 su 26 mentre il Garibaldi 24 su 29 previsti.  In molti ospedali si va avanti con i turni deli medici di altri reparti che vengono pagati a ore, un provvedimento tampone che ora sta diventando una prassi.

Giuseppe Bonaccorsi

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