PALERMO – Ci sono voluti mesi, ma alla fine, proprio l’ultimo giorno del 2020 – un anno che sarà certamente ricordato come uno dei più drammatici della storia recente – la Regione è riuscita a sbloccare i 263,5 milioni di euro del cosiddetto Fondo perequativo. Risorse che i Comuni siciliani attendevano come l’aria da respirare.
La pandemia da Coronavirus, come sappiamo, ha colpito duramente la nostra Isola, non soltanto dal punto di vista economico ma anche – e in vista delle possibili conseguenze forse potremmo dire soprattutto – dal punto di vista economico. Lo dimostrano anche le numerose proteste che sono state messe in atto in molte città in questi giorni, dove operatori economici di vario genere sono scesi in piazza per manifestare tutta la loro rabbia rispetto a una situazione che rischia di lasciare sul lastrico moltissime famiglie.
Il calo dei consumi legato alle restrizioni imposte per contenere la diffusione del virus e le chiusure obbligate hanno infatti sferrato il colpo di grazia a moltissime attività che sopravvivevano a stento già prima del diffondersi della pandemia e costretto molte altre realtà a confrontarsi con scenari disastrosi.
Le conseguenze, com’è logico, si sono fatte sentire anche per i Comuni, che nel tentativo di aiutare i cittadini e le categorie produttive in difficoltà hanno sospeso, cancellato o ridotto le imposte locali per determinate categorie, causando però di conseguenza un sostanzioso ammanco per le casse pubbliche.
È qui che entra in scena il Fondo perequativo della Regione, pensato proprio per evitare che gli Enti locali dell’Isola potessero finire in default. Una manna per tanti Municipi dell’Isola, insomma, come confermato anche dalle parole di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e presidente di Anci Sicilia, alla notizia della pubblicazione del decreto d’impegno relativo alle somme in questione. “Esprimiamo apprezzamento – ha detto Orlando – per la collaborazione istituzionale che, in questi difficili mesi di pandemia, ha impegnato i Comuni siciliani, il Governo nazionale e il Governo regionale e che ha condotto anche alla conclusione della procedura per la riprogrammazione, a seguito della riprogrammazione dei fondi dell’Fsc (Fondo per lo sviluppo e la coesione) che darà certamente una boccata d’ossigeno alle tante amministrazioni locali in gravissime difficoltà finanziarie favorendo la spesa per investimenti e sostenendo gli operatori economici con una significativa riduzione dei tributi locali”.
Sono tre i criteri adottati per distribuire le risorse del Fondo perequativo: a incidere per il 75% è quello demografico, il 20% delle risorse è invece erogato in base al numero di operatori economici presenti in ogni territorio (con fonte di riferimento i dati di Unioncamere di aprile 2020), il restante 5% è invece calcolato sulla base dei trasferimenti 2019. Nella tabella in basso, è possibile vedere i trenta importi più alti assegnati agli Enti locali dell’Isola.
È senz’altro una risposta importante alle esigenze dei Comuni e delle imprese, ma è evidente come questi aiuti, insieme ai cosiddetti ristori messi in campo dal Governo nazionale, non possano essere sufficienti a uscire fuori da questa drammatica situazione. Le speranze di tutti gli operatori economici siciliani, infatti, sono riposte nella prossima classificazione della Sicilia: l’abbandono della zona rossa, infatti, darebbe nuovamente speranza a tantissime attività che da settimane sono sull’orlo del baratro e che, rispettando tutte le necessarie precauzioni per limitare la diffusione del Covid-19, potrebbero ricominciare a lavorare iniziando a scorgere una luce alla fine di questo lunghissimo tunnel.
Finora, da parte del Governo regionale, è prevalsa la prudenza ma gli ultimi dati sui contagi, come anticipato nei giorni scorsi anche dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, lasciano un pizzico di ottimismo per il nuovo mese di febbraio.
C’è bisogno pure di speranza per battere questo terribile virus, anche perché alla lunga inizia a crescere in molti il timore che i danni provocati dalla crisi economica possano essere anche peggiori di quelli della pandemia. E questo, la Sicilia, non può proprio permetterselo.