Fondo perequativo in aiuto dei sindaci siciliani ma non basta a compensare la loro disperazione - QdS

Fondo perequativo in aiuto dei sindaci siciliani ma non basta a compensare la loro disperazione

Paola Giordano

Fondo perequativo in aiuto dei sindaci siciliani ma non basta a compensare la loro disperazione

mercoledì 04 Novembre 2020

La crisi legata al Coronavirus ha indebolito pesantemente i Comuni, che adesso rischiano di collassare. Tra i capoluoghi, alle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina dovrebbero spettare rispettivamente ventisei milioni, tredici e mezzo e nove. Siracusa dovrebbe ottenerne cinque, Ragusa poco più di tre, Trapani poco meno di tre e Agrigento e Caltanissetta circa due e mezzo. A Enna andrebbe poco più di un milione di euro

Non solo cittadini e attività imprenditoriali: anche i Comuni continuano a fare i conti con le conseguenze del Covid-19, con la sospensione o la proroga delle imposte locali ha inevitabilmente prodotto un ingente ammanco alle già sgangherate casse dei Comuni.

I circa 300 milioni di euro del Fondo perequativo che la Legge di Stabilità regionale ha accantonato per consentire ai Comuni di compensare le minori entrate determinate dalla riduzione dei tributi locali e dei canoni che gravano sugli operatori economici come ristoranti, bar e attività turistiche sono senz’altro un’importante “pezza” per tappare qualche buco. Ma la domanda che sorge spontanea è: basteranno?

Le risorse di tale Fondo sono suddivise in due riparti. Relativamente al primo, una quota, pari all’80% dell’importo complessivo (vale a dire 210,8 milioni di euro), verrà erogata a tutti i 390 Comuni per consentire loro di definire le esenzioni o le riduzioni dei tributi locali per gli operatori economici presenti nel territorio. E lo sarà sulla base dei tre parametri stabiliti per la spartizione.

A incidere per il 75% sarà il cosiddetto criterio demografico: i tre quarti dei 210,8 milioni di euro sarà infatti erogato in misura proporzionale al numero di abitanti. Sulla base dei dati Istat di dicembre 2019, l’indice per il riparto è uguale a 31,6 euro per abitante.

Il 20% delle risorse (pari a 42,16 milioni di euro), invece, sarà erogato in base al numero di operatori presenti in ogni Ente locale; fonte di riferimento saranno in questo caso i dati di Unioncamere di aprile 2020, che contano quasi 370 mila imprese attive sul territorio regionale. Per ciascuna di esse, l’indice di riparto sarà pari a 114,4 euro. Il restante 5% farà fede alla cosiddetta “assegnazione storica”, vale a dire al riparto delle risorse di parte corrente nell’anno 2019, con un indice per ogni singolo Comune di 0,04 euro.

Il secondo riparto, invece, costituito dal restante 20% del Fondo (pari a 52,7 milioni di euro e dalle risorse non impiegate a seguito del primo riparto) sarà prioritariamente destinato ai Comuni che hanno disposto esenzioni, riduzioni o concessioni in misura superiore all’importo loro attribuito nel riparto relativo all’80% del Fondo.

Nelle tabelle allegate all’intesa raggiunta tra Palazzo dei Normanni e Anci Sicilia sono riportate le assegnazioni massime che potranno essere erogate in relazione al primo riparto: cifre consistenti che, però, da sole potrebbero non bastare a compensare le perdite.

Limitatamente ai nove capoluoghi di provincia e agli Enti con popolazione superiore ai 50 mila abitanti, alle tre città metropolitane – Palermo, Catania e Messina – potrebbe spettare un bottino massimo pari a 26,1 milioni di euro per Palermo, 13,4 per Catania e 9,1 milioni per Messina.

Agrigento potrebbe ricevere fino a 2,4 milioni, Caltanissetta potrebbe superare – seppur di poco – i 2,6 milioni, Ragusa 3,2 milioni, Siracusa 5 e Trapani 2,8. Tra le città capoluogo a Enna, complice il maggiore peso del criterio demografico nella ripartizione delle risorse, toccherebbe la fetta più piccola (1,1 milioni).

Alle otto città siciliane con popolazione superiore alle 50 mila unità andrebbero in totale circa 20 milioni con punte che vanno da Marsala (Tp) che potrebbe ricevere fino a circa 3,6 milioni a Misterbianco (Ct) cui spetterebbero al massimo meno di 2 milioni.

Somme, come si diceva, senz’altro cospicue ma che, purtroppo, potrebbero essere sufficienti a colmare le voragini lasciate dal virus alle casse comunali.

Siracusa, Italia, “Le risorse non saranno sufficienti”

Per alleggerire la pressione tributaria sulle proprie attività commerciali il Comune di Siracusa ha cancellato, fino al 31 ottobre 2020, il Canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (Cosap), dovuto per l’occupazione di strade, aree e relativi spazi soprastanti o sottostanti il suolo che appartengono al patrimonio comunale. E lo ha fatto non solo sull’area autorizzata in precedenza, ma anche sulla nuova porzione di suolo pubblico concessa in conformità alle misure anticontagio. Per agevolare le attività, il suolo pubblico è stato incrementato fino al 50% in più rispetto a quanto già previsto e nel rispetto del Codice della strada. Ed è stata semplificata la procedura per l’ampliamento: è sufficiente una comunicazione via pec con allegati i dati della precedente autorizzazione e la planimetri.

L’ammanco nelle casse comunali che questa operazione inevitabilmente comporta potrà essere recuperato in parte accedendo alle risorse del Fondo perequativo, previsto previsto nella Finanziaria regionale di quest’anno proprio per compensare le minori entrate determinate dalla riduzione dei tributi locali e dei canoni che gravano sugli operatori economici del territorio, fortemente penalizzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 e dalla crisi economica che ne è conseguita.

Sindaco Italia, il riparto effettivo delle risorse del Fondo perequativo avverrà sulla base dei dati forniti dai Comuni relativi alle effettive esenzioni, riduzioni e concessioni previste. Il termine per la trasmissione dei documenti è stato prorogato al 30 ottobre: il Comune di Siracusa ha fatto in tempo a espletare le procedure di richiesta di accesso alle risorse del fondo perequativo? E, soprattutto, le risorse destinate al suo Comune saranno sufficienti a sopperire alle mancate entrate dovute all’emergenza Covid? Nell’allegato al documento di intesa sul riparto del Fondo risulta che potranno essere assegnati al suo comune al massimo 5 milioni di euro…

“I criteri per l’assegnazione del Fondo perequativo non tengono conto degli effetti economici reali dell’emergenza sanitaria e dell’impatto degli stessi sulle entrate dei comuni. Il minor gettito dei Comuni non può essere determinato esclusivamente sulla base delle esenzioni o riduzioni concesse dallo stato o dalla regione ad alcune attività. Quanti cittadini non hanno pagato la Tari o l’Imu a causa delle difficoltà? Quanti effettivi proventi in meno avranno i Comuni dall’imposta di soggiorno, dai parcheggi e dai check point turistici? Anche ammesso che verranno assegnate a ciascun Comune, le risorse previste non saranno probabilmente sufficienti a contenere l’effetto reale sui bilanci degli Enti locali”.

Caltanissetta, Gambino, “Non è una compensazione completa”

Sindaco Gambino, i termini per presentare la richiesta sono scaduti il 30 ottobre. Il Comune di Caltanissetta ha fatto in tempo ad espletare le procedure per accedere alle risorse?
“Sì e abbiamo già approvato anche il Consuntivo e le variazioni di Bilancio. Tra l’altro ho fatto io stesso un intervento sul Mef insieme ad Anci Sicilia per avere la proroga: abbiamo lavorato insieme al presidente Leoluca Orlando sui nostri riferimenti che abbiamo al Mef, in particolare sul vice ministro Laura Castelli, la quale ha capito che la situazione in Sicilia obiettivamente era messa male”.

Stando alle tabelle allegate al documento di intesa sul riparto del Fondo risulta che potranno essere assegnati al comune di Caltanissetta al massimo 2,6 milioni: saranno sufficienti a sopperire alle mancate entrate dovute all’emergenza Covid?
“No. Sulla base delle proiezioni che abbiamo ci risulta un ammanco di 3 milioni di euro quindi mancheranno 400 milioni all’incirca. Stiamo cercando di mantenere in equilibrio i conti facendo dei risparmi quindi bene o male cercheremo di bilanciare ma con 2,6 milioni non ce la facciamo. Quando abbiamo approvato il bilancio preventivo abbiamo spazzolato tutti i fondi. Abbiamo fatto un ‘bilancio di guerra’ ma abbiamo dato da mangiare ai nostri concittadini: durante il lockdown abbiamo assistito circa 4.000 persone che non erano conosciute ai servizi sociali. Per fortuna i fondi nazionali e regionali sono arrivati ma nell’immediatezza abbiamo dovuto anticipare noi. Abbiamo vissuto e continuiamo a vivere una situazione tragica. In qualche maniera, col fondo perequativo, un minimo di compensazione c’è ma non andiamo a compensazione completa”.

Nell’intesa si parla di cifra massima quindi non è detto che siano effettivamente 2,6 milioni euro.
“Esatto. Il problema è che il Fondo perequativo va a compensare in qualche maniera le minori entrate ma vanno considerati anche altri mancati introiti: per esempio le strisce blu, che abbiamo sospeso per l’intero periodo del lockdown perché non aveva senso con la gente chiusa in casa mantenerle, o l’imposta di pubblicità. I Comuni hanno le entrate contingentate: nel momento in cui l’imposta pubblicitaria non entra perché non ci sono affissioni o la Tosap per i locali pubblici non entra perché non la stiamo facendo pagare abbiamo sì agevolato i locali ma resta il fatto che si tratta di somme che a noi non sono entrate quindi è chiaro che l’ammanco ce lo abbiamo. In più abbiamo prorogato altre tasse come la Tari e l’Imu”.

Quindi anche questa grossa fetta di entrate è venuta a mancare?
“Sì, è una scelta che ho fatto personalmente. La prima rata scadeva a marzo. Cosa potevo fare? Costringevo la gente ad andare alla posta a pagare? Non aveva senso”.

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