Installato nel 2019, ormai da cinque anni sta registrando l’emissione ultravioletta di origine cosmica, atmosferica e terrestre
ROMA – L’atmosfera terrestre è continuamente bombardata da corpi celesti che, per effetto dell’attrito con l’atmosfera stessa, aumentano la propria temperatura e bruciano, emettendo radiazione. Questi oggetti, detti comunemente “meteore”, sono tipicamente osservati da telescopi terrestri per ricostruirne massa, direzione e flusso attraverso la rivelazione della luce emessa nello spettro visibile. L’opportunità di analizzare questi oggetti celesti dallo spazio presenta notevoli vantaggi, tra cui la possibilità di effettuare una campagna osservativa con ampio campo di vista e di lunga durata, indipendente dalle condizioni atmosferiche a terra.
Il telescopio Mini-Eeuso ha mappato 24.000 meteore
La collaborazione Jem-Euso ha recentemente confermato le potenzialità di questo approccio, con la pubblicazione sulla rivista Astronomy&Astrophysics della mappatura di 24.000 meteore osservate sistematicamente per la prima volta dallo spazio nella banda ultravioletta con il rivelatore Mini-Euso (Multiwavelength Imaging New Instrument for the Extreme Universe Space Observatory). Il telescopio Mini-Eeuso, come spiegato dall’Agenzia spaziale italiana, è stato installato nel 2019 sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) dove, da ormai cinque anni, sta registrando l’emissione ultravioletta di origine cosmica, atmosferica e terrestre da una finestra collocata all’interno del modulo Zvezda, orientata verso la Terra, e che consente di misurare tale radiazione.
Mini-Euso è un telescopio dell’Agenzia spaziale italiana
Mini-Euso è un telescopio dell’Agenzia spaziale italiana, sviluppato grazie a una collaborazione internazionale guidata dall’Infn. L’Asi ha selezionato il telescopio per la missione Beyond di Luca Parmitano. La collaborazione italiana Mini-Euso coinvolge le sezioni Infn di Roma Tor Vergata e Torino, i Laboratori Nazionali Infn di Frascati, Inaf Osservatorio Astrofisico di Torino, il Dip.to di Fisica dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e dell’Università di Torino, Kayser Italia e il contributo attivo di ricercatori e tecnologi dell’Asi.
“La tecnologia innovativa di rivelatori sensibili alla radiazione UV – ha spiegato Dario Barghini (Inaf, Infn e Università di Torino), responsabile dell’analisi – accoppiati a un sistema di acquisizione dati ottimizzato per effettuare osservazioni su diverse scale temporali, ha permesso di catturare la luce prodotta dalle emissioni di questi piccoli oggetti che hanno attraversato l’atmosfera terrestre a grandissima velocità, per ricostruirne le proprietà in termine di direzione, emissioni luminose e massa”.
“Questo ci ha permesso – ha aggiunto Marco Casolino (Infn), principal investigator della missione – non solo di fornire un catalogo sistematico di meteore, ma anche di confermare, con un approccio innovativo e indipendente dalle campagne di osservazione terrestre, i modelli relativi al flusso atteso di questi oggetti cosmici”.
I risultati pubblicati sono basati sull’analisi delle prime quaranta sessioni di presa dati. A oggi Mini-Euso conta più di cento sessioni effettuate. “I dati raccolti – ha commentato Valerio Vagelli, project scientist dell’Agenzia spaziale italiana per Mini-Euso – potrebbero contenere altre informazioni utili per testare ulteriormente questi modelli consolidati e identificarne i più attendibili. A tal fine, i ricercatori stanno continuando l’analisi dei dati non solo per migliorare i risultati già ottenuti, integrando il catalogo con le più recenti osservazioni, ma anche investigando se tra i dati si possa identificare la presenza di eventi atipici, come meteore di origine interstellare, o evidenza di nuovi stati estremamente densi di materia, predetti ma mai osservati finora, e comunemente indicati come nucleariti”.
Grazie all’analisi dei dati raccolti si attendono probabili nuovi risultati a disposizione della comunità scientifica. “I risultati prodotti dall’analisi dei dati raccolti dal telescopio sulla Iss – ha concluso Marino Crisconio, responsabile di programma dell’Agenzia spaziale italiana per Mini-Euso – confermano le competenze nazionali nello sviluppo e operazione di questo tipo di strumentazione per la misura di radiazione ultravioletta dallo spazio. La collocazione dello strumento su un laboratorio orbitante insieme alla fitta e prestigiosa rete di collaborazioni internazionali offrono altresì l’opportunità per investigazioni scientifiche in campi differenti e complementari quali l’osservazione della Terra, lo studio del sistema solare, la fisica fondamentale, fino ad applicazioni di interesse per la sicurezza spaziale come il monitoraggio di detriti spaziali”.