Linea ferroviaria Palermo-Catania ancora una volta al centro delle polemiche e del dibattito politico: nello specifico, si discute del “colpo di scena” relativo alla rimodulazione del Pnrr e ai fondi a rischio per la tratta ferroviaria siciliana (e non solo).
La questione si è trasformata nel giro di poche ore in un vero e proprio caso politico, iniziata dalla recente nota del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto sullo stato di attuazione del Pnrr.
Nella nota, il ministro Salvini conferma di voler spendere tutti i 32,3 miliardi previsti dal Pnrr per progetti infrastrutturali. Tuttavia, ci sarebbero circa 7 miliardi da rimodulare (oltre 6 dei quali relativi ai lavori ferroviari). Con la rimodulazione, rimarrebbero al momento “fuori” dal piano due importanti progetti: quello relativo a due lotti della Palermo-Catania-Messina (che slitterebbe al 2026) e il raddoppio della tratta ferroviaria Roma-Pescara (a quanto pare, eliminato). Sarebbero a rischio anche altri due progetti da finanziare con il Pnrr: il corridoio ferroviario Liguria-Alpi e la Napoli-Bari. Resta, almeno per il momento, il progetto per l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, mentre per l’elettrificazione delle linee del Sud Italia si prevede un finanziamento da 713 milioni.
La notizia delle possibilità novità sul progetto della Palermo-Catania arriva proprio a ridosso dell’inizio dell’estate 2023, che si preannuncia piuttosto ricca sul fronte dei cantieri per perfezionare il sistema ferroviario siciliano.
Il fatto che dal Pnrr si rischi di escludere progetti rilevanti per il miglioramento delle infrastrutture meridionali, naturalmente, ha dato inizio a un “infiammato” dibattito politico. Tra i primi a intervenire sul caso c’è stata Teresa Piccione, vicepresidente del Consiglio Comunale di Palermo e componente della Direzione Nazionale del Partito Democratico. Dure le sue parole, rivolte al ministro Salvini ma in generale alle autorità accusate di perdere l’occasione – offerta dal Pnrr – di garantire anche alla Sicilia l’innovazione tecnologica.
“Ancora una volta la Sicilia tagliata fuori dall’innovazione. Il Governo non solo ha rimodulato il PNRR
provocando ritardi nel conseguimento degli obiettivi, ma fa pagare i suoi errori alla Sicilia, eliminando il progetto dell’alta velocità della Palermo-Catania. Ricordiamo a Salvini che non basta fare il Ponte sullo Stretto, se nei fatti dimentica le infrastrutture sul territorio siciliano. Dice che ‘Passeremo alla storia per il ponte’? Forse. Sicuramente ci passeremo per lasciare bloccati allo sbarco i cittadini che lo useranno”, ha dichiarato.
Simile il commento di Giuseppe Lombardo, deputato regionale dei Popolari e Autonomisti, che ha definito le novità sul fronte del progetto della Palermo-Catania come di una “battuta d’arresto” per il progresso, una scelta che “andrebbe a penalizzare il progetto di modernizzazione della Sicilia“.
Sul caso della Palermo-Catania e della rimodulazione dei fondi del Pnrr è intervenuto anche l’ex assessore Ruggero Razza, ma questa volta a difesa della decisione del ministro Salvini e del progetto infrastrutturale portato avanti dal Centrodestra.
“A sinistra preferirebbero perdere i soldi del Pnrr lasciando in lista progetti non realizzabili entro il 2026, piuttosto che spendere bene tutte le risorse per aiutare concretamente la nostra economia. La polemica sui lotti del raddoppio ferroviario Palermo-Catania è assurda. Anche perché non viene de-finanziata l’opera ma sarà sposata sul nuovo Fsc che consente di arrivare con i collaudi al 2028. Quindi si sceglie di realizzare questo intervento, senza il rischio di perdere risorse. Lo ha spiegato il vicepremier Salvini ma loro preferiscono spaventare i cittadini piuttosto che confrontarsi con la verità”, si legge in un suo tweet.