Pezzi di Pizzo

Palermo, intercettazioni e dintorni, “Ignazio siamo falliti”

“Ignazio siamo falliti”

“Minchia mi viene da piangere, le entrate sono fasulle”. Così si esprime nelle intercettazioni il Ragioniere generale del Comune di Palermo, Bohuslav Basile. Un nome slavo, come la tristezza malinconica di un ragioniere davanti ad un bilancio sbilenco e fasullo. “Mancano un sacco di soldi” dice alle cimici che si erano insinuate nelle sue meste conversazioni contabili.

L’Ignazio a cui si rivolge è il suo collega di sventura contabile, il Ragioniere del comune di Villabate, non è l’Ignazio Florio a cui si rivolgeva forse Vincenzo Florio, per un ammanco di finanza nella Palermo della Belle Epoque.

Qua di Belle non ce ne sono, tranne le toppe false, entrate sovrastimate ed uscite sottoconsiderate, usate per coprire un Re nudo.

Il Re nudo sapeva, capiva, o troverà nei poveri ragionieri, nei Fantozzi palermitani, nei Fracchia o nel ragionier Filini, i capri espiatori di un dissesto annunciato ma sempre “ammucciato”? Pagherà un signor Malaussene che magistralmente Daniel Pennac descriveva come il capro espiatorio dei grandi magazzini generali?

Anche i Florio finirono la loro epopea per un dissesto finanziario. Lo scandalo della Banca Romana che colpì il Banco di Sicilia e il suo direttore, Emanuele Notarbartolo, nel 1893 fu disastroso per il loro commercio.

Ma era appunto “loro” quel commercio, non era un bene della comunità, nonostante il fenomenale apporto dei Florio alla vita palermitana.

Qua si parla di conti pubblici che dovrebbero essere veritieri e trasparenti, una casa di vetro, soprattutto dopo aver dichiarato al mondo intero di aver scacciato il malaffare.

O magari lo stesso si è insinuato travestito da contabili, partite doppie e pallottolieri mafiosi.

La cosca dei ragionieri si è impossessata dei conti, è colpa loro, non degli assessori poi diventati Consiglieri della Corte dei conti, autori delle intercettate “porcherie”, e successivamente controllori delle stesse.

Lui di queste cose tecniche, quisquiglie diceva Totò, non si occupa né si preoccupa.

Peccato che il dissesto, come la cronaca di una morte annunciata, verrà pagato dai palermitani.

Se c’è una certezza non è il pelo, ma più Munnizza per tutti.

Giovanni Pizzo